Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato di aver “eliminato” il premier israeliano Benjamin Netanyahu tra i suoi interlocutori. La decisione è stata presa alla luce della guerra in corso contro Hamas nella Striscia di Gaza, che avrebbe provocato, fino a questo momento, oltre 9.400 morti tra i palestinesi.
Dopo le dichiarazioni di Erdogan, la Turchia ha fatto sapere di aver richiamato in patria per consultazioni il proprio ambasciatore in Israele, Sakir Ozkan Torunlar.
Erdogan su Israele: “Cancellato Netanyahu, ma non rompiamo i rapporti con il Paese”
Il presidente turco Erdogan ha ribadito la condanna del suo governo nei confronti di quello israeliano per quanto sta avvenendo a Gaza.
Netanyahu lo abbiamo cancellato, ma non abbiamo intenzione di rompere i rapporti con Israele
ha dichiarato.
Netanyahu non è più da considerare in alcun modo un interlocutore. Lo abbiamo cancellato e dimenticato. Le prossime mosse le spiegherò al vertice per la cooperazione dei Paesi Islamici (OIC). Tuttavia non abbiamo alcuna intenzione di rompere i rapporti in maniera definitiva con Israele, non si addice alle regole della diplomazia internazionale
ha poi aggiunto il leader turco.
La “frecciatina” di Erdogan all’Europa
Erdogan ha poi spiegato ai giornalisti che la presidenza turca non sta mantenendo rapporti ufficiali con Israele. Il ministro degli Esteri Hakan Fidan e il capo dei servizi segreti di Ankara, Ibrahim Kalin, stanno invece continuando a dialogare sia con lo stato ebraico che con i rappresentanti di Hamas.
Fidan e Kalin, due “fedelissimi” di Erdogan, stanno vagliando ogni possibilità per un “cessate il fuoco”, in modo da poter giungere a un processo di pace. Erdogan, nei giorni scorsi, aveva anche chiamato Papa Francesco per chiedere a lui di intervenire.
Il presidente turco ha fatto poi riferimento all’Unione Europea, e in particolare alla Germania, affermando che il loro appoggio allo stato di Israele sia dovuto a quanto accaduto in passato con l’Olocausto.
La loro posizione è il risultato dell’Olocausto, hanno accumulato un debito e ora lo stanno ripagando. Me lo ha detto anche un politico tedesco che la loro posizione a favore di Israele è dovuta a quanto avvenuto in passato.
Aumenta il numero delle vittime a Gaza, bombardata anche una scuola
Mentre continuano le polemiche per l’attacco alle ambulanze, che ha provocato 15 morti secondo fonti di Hamas, cresce il numero delle vittime del conflitto. Il ministero della salute a Gaza ha reso noto che il bilancio è arrivato a quota 9.488.
I bombardamenti di Israele hanno colpito anche una scuola cattolica. A denunciarlo Suor Nabila Saleh, preside della scuola delle Suore del Rosario di Gerusalemme nella zona di Tel al-Hawa. E’ il più grande di Gaza, con i suoi 1250 alunni, la maggior parte dei quali musulmani.
Le religiosa è al momento sfollata nella parrocchia della Sacra Famiglia.
Poco fa i tre giovani che erano nella scuola a guardia per evitare saccheggi mi hanno avvisata del bombardamento. Purtroppo le comunicazioni sono interrotte in quella zona perché sono ancora in corso i bombardamenti ed è impossibile andare a vedere i danni subiti
ha spiegato.
Suor Nabila ha descritto la scuola come la più “bella e attrezzata della Striscia“, con pannelli solari, donati dalla Cei con i fondi dell’8×1000.
Colpire le scuole significa colpire anche il futuro dei giovani di Gaza. Mi chiedo perché distruggere le scuole, cosa vogliono ottenere? A Gaza non è rimasto nulla, la maggioranza della popolazione ha perso l’abitazione, non ci sono più scuole, gli ospedali sono al collasso e non riescono a curare malati e feriti, le strade non esistono più, non c’è più niente. Nel compound parrocchiale cerchiamo di andare avanti. Questa notte è trascorsa interamente sotto le bombe, i bambini sono terrorizzati, gridano e piangono. Abbiamo paura noi che siamo adulti, pensate a cosa stanno vivendo i bambini. Imploriamo le parti in lotta di fermare questo massacro prima che Gaza muoia del tutto
sono le sue parole cariche di sofferenza.
Intanto le Nazioni Unite hanno fatto sapere che è aumentato l’odio a livello globale da quando è iniziata la guerra, lo scorso 7 ottobre. Con una “disumanizzazione” sia degli ebrei che dei palestinesi.