Un panel di tre giudici della Corte d’Appello federale di Washington ha preso una decisione importante, temporaneamente sospendendo l’ordine di silenzio imposto all’ex presidente Donald J. Trump nel contesto del processo riguardante caso elettorale del 2020. Questo sviluppo giuridico ha aperto le porte per il controverso ex presidente per esprimere liberamente le sue opinioni sugli accusatori e i testimoni coinvolti nella procedura legale in corso: tuttavia, il giudice Arthur Engoron, a sua volta coinvolto nel processo a Trump, ne ha imposto un nuovo, esteso anche ai membri dello staff legale del tycoon.
Continua la confusione sugli ordini del silenzio a Trump: tolti e rimessi più volte nel processo
In un’ulteriore svolta nel caso giudiziario contro l’ex presidente Donald J. Trump, una Corte d’Appello federale di Washington ha temporaneamente sospeso l’ordine di silenzio che gli era stato imposto in relazione alle accuse di aver cercato di rovesciare le elezioni del 2020. La decisione è giunta da un panel di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia.
L’ordine di silenzio era stato inizialmente imposto dalla giudice Tanya S. Chutkan nel Tribunale Federale del Distretto di Washington il mese scorso. Questo ordine aveva vietato a Trump di prendere di mira i membri del suo staff, il consulente speciale Jack Smith e i membri del suo staff, nonché eventuali testimoni che potessero essere chiamati a comparire al processo. La mossa era stata concepita per prevenire ulteriori pubblicazioni minacciose sui social media da parte dell’ex presidente, che, secondo i procuratori, avevano avuto effetti pericolosi nel mondo reale.
Il bavaglio era stato tolto e riattuato più volte.
Il “nuovo” ordine di silenzio: “Trump minaccia il mio staff, bavaglio anche ai suoi legali”
Tuttavia, un’altra svolta significativa nel processo è giunta con l’ampiamento dell’ordine di silenzio da parte del giudice Arthur Engoron, il quale sta supervisionando il processo per frode riguardante la Trump Organization. Si tratta dunque di un processo differente rispetto a quello riguardante le elezioni. Il giudice Engoron ha deciso di estendere il divieto di parlare delle “comunicazioni riservate” tra Trump e il suo staff anche agli avvocati di Donald Trump.
Il giudice Arthur Engoron aveva già multato Trump per 15.000 dollari a causa di attacchi rivolti al suo collaboratore giudiziario tramite i social media. Inoltre, aveva minacciato l’ex presidente di incarcerazione se gli attacchi avessero avuto continuità.
Il giudice ha dichiarato che i suoi uffici erano stati oggetto di “centinaia di telefonate, messaggi vocali, email, lettere e pacchetti minacciosi e molesti” dall’inizio del processo. Per proteggere il suo staff da minacce e danni fisici, il giudice ha deciso di estendere l’ordine di silenzio a Trump e ai suoi avvocati, vietando loro di discutere ulteriormente delle comunicazioni riservate tra il giudice e il suo staff, sia all’interno che all’esterno dell’aula del tribunale.
Il giudice ha avvertito che qualsiasi violazione dell’ordine comporterà “gravi sanzioni”. Engoron aveva già multato Trump due volte per aver infranto il divieto precedente. La prima multa era stata di 5.000 dollari, poiché Trump non aveva rimosso un post dai suoi siti web, e la seconda multa di 10.000 dollari era arrivata quando l’ex presidente sembrava fare riferimento al collaboratore del giudice mentre parlava con i reporter fuori dall’aula del tribunale.
Il team legale di Trump ha spesso avuto conflitti con il giudice Engoron in merito al suo collaboratore durante il processo, accusandola di influenzare ingiustamente il giudice e definendo la situazione come “co-giudizio.” Il giudice ha sostenuto che le comunicazioni con il suo staff sono confidenziali e che il team legale di Trump non ha il diritto di conoscerle.