È in corso l’udienza a Reggio Emilia nell’ambito del processo per l’omicidio di Saman Abbas, la giovane residente a Novellara e scomparsa nel 2021, poco dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. Le ricerche sono durate tutta l’estate e si sono poi concluse nell’inverno dello stesso anno, quando sono stati ritrovati i suoi resti. A finire sul banco degli imputati è il padre, che però professa la sua innocenza:

“Non ho ucciso mia figlia, non ho mai voluto ucciderla. Ma di una cosa sono sicuro, l’omicidio è avvenuto in ambito familiare.”

Omicidio di Saman: le parole dell’avvocato difensore del padre

Enrico Della Capanna è l’avvocato difensore del padre e questi ribadisce l’estraneità dell’uomo alla vicenda, puntando sul fatto che la morte della giovane sia stato un incidente.

“Sono convinto, ma certo non sono detentore della verità assoluta, che la morte di Saman sia stata un incidente. Le indagini, portate avanti in maniera pessima, hanno sempre insistito su una e una sola ipotesi, affievolendo le altre. Eppure sono diverse le alternative possibili nella dinamica dei fatti. Sappiamo che Saman quella sera uscì di casa vestita con jeans e scarpe ben allacciate per andare via, chissà dove.

È probabile che si sia riparata in casa di qualcuno, un parente certo, che si sia messa comoda e lì, magari al culmine di una lite, sia stata uccisa. Vero è che, nella fossa nella quale è stata trovata, non aveva né le scarpe né i calzini che calzava la sera in cui è fuggita. Oppure, altra ipotesi, è che un parente l’abbia afferrata di forza per bloccarla, per non farla andar via, e nel farlo le abbia spezzato l’osso del collo.”

Omicidio di Saman, parla l’avvocato del padre: “Voleva bene a Saman”

Della Capanna ha ribadito come l’uomo, inoltre, non voglia coinvolgere nel processo il figlio.

“Ha paura per il ragazzo. Da subito non ha voluto coinvolgere il figlio. Nelle intercettazioni, quando diceva che avrebbe messo in mezzo lo zio, il cugino, lui gli diceva di non dire nulla, di restarne fuori. Quando poi è stato incalzato oltremodo, gli ha detto di dare la colpa a lui.

Voleva bene a Saman. Al di là di quanto si è detto, c’è una foto che più di tutto lo racconta. Shabbar e sua figlia abbracciati sul letto, è stata scattata il 20 aprile, dopo la comunità. Ma soprattutto 10 giorni prima che di lei si perdessero le tracce.”

Ad effettuare alcune dichiarazioni importanti però, all’interno del processo, è proprio il fratello di Saman. Il giovane ha dichiarato di essere intenzionato a dire tutta la verità, unico modo per far sì che sia fatta giustizia verso la sorella. Il fratello di Saman dichiara ora di sentirsi italiano: prima, cresciuto all’interno della comunità famigliare, “ragionava in un altro modo”.

Il ragazzo di recente è stato oggetto di messaggi minatori da parte di alcuni parenti in Pakistan, intimandolo al silenzio nei confronti dell’intera vicenda. La stessa madre avrebbe scritto al giovane chiedendogli di lasciare l’Italia e non dire “falsità sulla famiglia”.