Nato e cresciuto con la passione per il calcio, dopo una rapida esperienza da calciatore, Massimiliano Mirabelli si è immediatamente reso conto che la sua posizione prediletta era dietro le quinte. Sin da giovanissimo ha intrapreso la carriera da dirigente sportivo, togliendosi anche grandi soddisfazioni. Osservatore prima, direttore sportivo poi. Il momento più alto nella stagione 2017/18, quando dopo l’ufficializzazione del passaggio di proprietà del Milan da Fininvest all’imprenditore cinese Li Yonghong, diventa ufficialmente Ds e responsabile dell’area tecnica dei rossoneri. Esperto di mercato, per commentare il nuovo assalto nel calcio europeo, dell’Arabia Saudita, Mirabelli è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Il mercato dell’Arabia Saudita, Mirabelli a Tag24
Ci sono alcuni fenomeni difficili da arginare. Quello del mercato in Arabia Saudita, pronto a dare l’assalto anche nel corso della sessione invernale al calcio europeo e più nel dettaglio alla nostra Serie A, è uno di questi. Le società, spesso, si trovano spalle al muro e difficilmente riescono a rispedire al mittente offerte a dir poco fuori mercato. Allenatori e calciatori allettati da questa possibilità non mancano di certo e il più delle volte non devono far altro che aspettare, perché tanto l’occasione prima o poi arriverà. Per commentare il fenomeno e le prossime offerte di mercato che arriveranno dall’Arabia Saudita, Mirabelli, direttore sportivo ed ex dirigente del Milan, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Dall’Arabia Saudita a gennaio sono pronti a tornare con offerte mostruose, come hanno fatto in estate. Cosa pensa di questo fenomeno?
“Penso che purtroppo ci dovremmo abituare a queste cose perché loro hanno appena iniziato. Dobbiamo attuare delle strategie differenti, perché altrimenti questo rischia di diventare un problema serio. Non solo in Italia ma in generale per il calcio europeo. Qui si fa fatica a stare al passo di questo tipo di mercato, e non possiamo diventare un serbatoio per loro. Generiamo grandi talenti che poi vanno a giocare lì, non è possibile”.
Per arginare questo fenomeno quali strategie si possono attuare?
“Un fenomeno difficile da fermare, anche perché noi ci troviamo dentro una morsa. Sembra paradossale ma in questo momento c’è l’Arabia Saudita che prova a prenderti i migliori talenti e dall’altra parte c’è il problema del famoso vincolo, di cui si è parlato sui media ma in modo assolutamente marginale. L’unico modo, l’unica strategia, è progettare e farsi i campioni in casa, farli crescere e trattenerli finché è possibile e poi magari realizzare somme importanti perché è scontato che arriveranno”.
Da parte della Federazione e dello Stato si aspetta qualche mossa?
“Per tanto tempo abbiamo sentito esperti e addetti ai lavori che ci dicevano che il problema era la mancanza di talenti per la Nazionale italiana. E ora subiamo una norma dello Stato che fa perdere il vincolo. Chi deve fare il settore giovanile si domanda cosa lo fa a fare. È un problema serio. Se nel calcio italiano non ci mettono le mani davvero rischiamo di fare dei danni incredibili su questo aspetto. Mi auguro che si possano trovare a breve delle soluzioni, altrimenti diventa difficile”.
In Arabia Saudita però non hanno tutti i vincoli a cui deve sottostare il calcio europeo. Mi viene in mente ad esempio il Fair play finanziario. Inserirli all’interno della Uefa è una possibilità per arginarli?
“Questo è un tema che dovrà essere trattato e che farà sicuramente discutere. Qualcuno ha l’interesse di far parlare di questa ipotesi. In Arabia Saudita hanno possibilità importantissime e qui con il Fair Play finanziario siamo spacciati. Di sicuro c’è il fatto che quella è una strada che i club europei non possono seguire, per regole e disponibilità. Per essere competitivi bisogna attuare delle strategie diverse e magari puntare di più sui progetti”.
Per gennaio si stanno facendo nomi importanti, sia di calciatori che di allenatori. Si parla di Rabiot, Leao, Felipe Anderson, solo per citarne alcuni. Pensa che possano fare già nel mercato invernale una scelta simile?
“Quando iniziano a circolare quel tipo di somme nulla è escluso. C’è da aspettarsi che in ogni finestra di mercato qualche società, anche le più importanti come Milan, Juventus o Inter, possa perdere qualche pezzo. Il problema è che non può farne a meno. Davanti a offerte così importanti, sia per i club che per i calciatori, faccio fatica a trovare qualcuno che possa decidere di rinunciare. Non esistono più giocatori attaccati alla maglia, non succederà mai più che qualcuno rinuncia ai soldi per il cuore. Dobbiamo dimenticarcelo completamente e fare i conti con il calcio moderno”.