Nella mattina dell’11 settembre 1973, le strade di Santiago del Cile erano percorsi quotidiani di cittadini ignari che quel giorno si sarebbe trasformato in un crocevia storico. Il risveglio di un paese stava per essere scosso da eventi che ne avrebbero alterato il destino. Tre anni prima, precisamente il 3 novembre del 1970, Salvador Allende era salito al suo potere, portando la sua visione allo scopo di rivoluzionare la politica e la società del Cile. Ma in cosa consisteva esattamente la visione del Cile di Salvador Allende?

La visione per il Cile di Salvador Allende, eletto nel 1970

Salvador Allende, figura centrale nella politica cilena con ideali socialisti, aveva iniziato il suo mandato presidenziale nel 1970 con un obiettivo chiaro: trasformare la società cilena in chiave socialista, mettendo al centro il benessere delle classi più disagiate. La sua ascesa al potere rappresentava non solo un cambiamento politico ma un vero cambiamento di paradigma per il Cile e per il continente americano.

Allende rappresentò una svolta storica nel panorama politico globale, promuovendo un socialismo democratico e non violento, riconosciuto come “la via cilena al socialismo“. Il suo governo, appoggiato dalla coalizione dell’Unità Popolare, si dedicò alla realizzazione di una democrazia socialista pacifica, rispettando pienamente legalità e libertà.

Il cambiamento promesso da Allende iniziò con passi decisi. Con un programma ambizioso che prevedeva la nazionalizzazione delle risorse chiave del paese, si mirava a ristrutturare la società con misure che avrebbero avuto un impatto diretto sulla vita dei cittadini più vulnerabili. Il suo progetto di governo si concretizzava in azioni di vasta portata: riforme agrarie, nazionalizzazione delle banche e delle industrie chiave, e una serie di politiche sociali progressive. Questi cambiamenti radicali miravano a ridistribuire la ricchezza e a creare una società più equa e giusta.

La reazione degli Stati Uniti all’ascesa di Salvador Allende

Le politiche di Allende non rimasero senza ostacoli, in particolare dalla potenza nordamericana. Gli Stati Uniti, sorpresi dalla vittoria socialista alle elezioni cilene del 1970, adottarono misure radicali per impedire la consolidazione del suo governo.

Sotto Allende, infatti, la politica estera cilena subì una significativa trasformazione, allontanandosi dagli Stati Uniti e avvicinandosi al Movimento dei Non Allineati, oltre a rafforzare i legami con altre nazioni del Terzo Mondo. Gli USA, sotto la direzione di Nixon e Kissinger, organizzarono azioni mirate per destabilizzare il governo di Allende, confermate da documenti successivamente declassificati.

Nonostante i tentativi di destabilizzazione, il presidente cileno mantenne un rigoroso rispetto per la costituzione e le libertà civili, dimostrando che era possibile perseguire un cammino socialista rispettando i principi democratici.

Il Cile di Salvador Allende, tra nazionalizzazione e riforme sociali

Il governo di Allende intraprese una serie di riforme audaci che miravano a redistribuire la ricchezza e a democratizzare l’economia. Da una nazionalizzazione senza precedenti delle risorse naturali e delle industrie a riforme agrarie, il governo cercò di mettere l’economia al servizio dei bisogni della popolazione piuttosto che dell’accumulazione di profitto. Tali politiche comprendevano l’introduzione di un salario minimo universale, la fissazione dei prezzi per beni di base come il pane e una maggiore protezione sociale per tutti i lavoratori.

L’impegno per l’istruzione e la cultura fu un altro aspetto rivoluzionario del governo di Allende. La nazionalizzazione di editori e l’introduzione di misure come libri e materiale educativo a prezzi accessibili, insieme a sussidi per le famiglie indigenti, hanno contribuito a un sensibile abbattimento dell’analfabetismo e all’aumento del tasso di istruzione. Inoltre, furono introdotte riforme progressiste quali l’estensione delle coperture sociali e la legalizzazione del divorzio.

Ci fu complessivamente un forte impegno verso la riduzione delle disuguaglianze e il rafforzamento dei cittadini più poveri. Il governo Allende, infatti, fece della giustizia sociale una priorità, con risultati tangibili come la crescita del PIL e la riduzione della disoccupazione.

La fine di un sogno: il Golpe del 1973

L’11 settembre 1973, un colpo di stato militare, guidato dal generale Augusto Pinochet, pose fine alla presidenza di Allende e alla sua visione di un Cile più giusto ed equo. Questo evento non solo chiuse brutalmente un capitolo della storia cilena, ma segnò l’inizio di una delle dittature più dure del Sud America. Il presidente Allende, in quel giorno fatidico, rimase nel palazzo presidenziale, La Moneda, promettendo di difendere la sua posizione e la volontà del popolo fino all’ultimo respiro.

Le violenze, gli assassinii politici e la soppressione della dissidenza diventarono tristemente comuni. I tentativi di Allende di creare un nuovo ordine sociale ed economico furono quindi brutalmente interrotti, e il Cile entrò in un lungo periodo di oscurità politica.

L’eredità di Salvador Allende

Fino all’ultimo istante, di fronte all’inevitabile successo del colpo di stato, Allende non cessò di guidare e incoraggiare la nazione, seminando i semi di una resistenza che avrebbe preso vita anche dopo la sua scomparsa. Il suo operato non si limitò a essere un mero atto di governatorato, ma divenne una dichiarazione di principi inalienabili e di profonda lealtà verso la terra che aveva giurato di servire.

La figura di Salvador Allende rimane impressa nella memoria collettiva come un simbolo di integrità e dedizione ai principi democratici e sociali. Il suo governo fu il primo tentativo di instaurare un sistema socialista attraverso mezzi democratici in un paese latinoamericano.