Più di tre secoli fa, l’Abruzzo fu testimone di un evento che ha segnato profondamente la sua storia: il terremoto della Majella del 3 novembre 1706, un sisma devastante che scosse le fondamenta delle sue comunità. Il fenomeno naturale non solo provocò ingenti danni, ma rafforzò anche il legame tra i cittadini e le comunità, testimoniando la resilienza reiterata di un popolo di fronte alle avversità, visto che 3 anni prima c’era stato un altro grande terremoto a L’Aquila.

Il terremoto della Majella che sconvolse l’Abruzzo il 3 novembre 1706

Una scossa di magnitudo considerevole del 6.8 della scala Richter, secondo il catalogo dei terremoti storici dell’INGV, ebbe luogo in quella fatidica giornata di inizio novembre.

La Majella, massiccio montuoso noto per la sua maestosa bellezza, divenne l’epicentro di un disastro che si estese ben oltre i suoi pendii. Il terremoto non fu un evento isolato ma uno dei tanti forti movimenti tellurici che caratterizzarono quel periodo, sebbene neppure oggi si sa con certezza da quale faglia ebbe origine questo terremoto.

Le comunità abruzzesi pagarono un tributo gravissimo. Centri abitati come Lama dei Peligni, Palena e Sulmona vissero momenti di indicibile sofferenza, con centinaia di vite perdute sotto le macerie. La notte successiva al terremoto principale non offrì tregua, portando ulteriore distruzione e amplificando il bilancio di una tragedia già inimmaginabile.

Tre anni prima, il Grande Terremoto a L’Aquila

Il terremoto ripercosse ferite ancora fresche in città come L’Aquila, già duramente colpita da un sisma devastante soltanto tre anni prima, del grado 6.7 della scala Richter. Si trattò di due faglie diverse, ma entrambi i terremoti furono avvertiti in molte Regioni italiane, anche più lontane, come la Sicilia. Basti considerare che il terremoto che colpì Norcia nell’ottobre del 2016, dopo quello di Amatrice del 24 agosto del grado 6 della Scala Richter, fu di magnitudo 6.5 e anch’esso è stato avvertito in quasi tutto il Paese.

Cosa successe dopo il disastroso terremoto della Majella: il bilancio

Ogni comune toccato dal sisma fronteggiò sfide enormi nella ricostruzione. Città come Sulmona, un tempo fiorente di storia e cultura, dovettero raccogliere i pezzi di un patrimonio fortemente compromesso. Non meno grave fu la situazione nei piccoli borghi, dove la perdita di vite umane lasciò segni indelebili nella memoria collettiva.

L’impatto del terremoto sulle regioni vicine

Il terremoto della Majella del 1706 ebbe epicentro in Abruzzo, con conseguenze devastanti in particolare nella Valle Peligna, ma ha influenzato significativamente anche altre regioni come il Lazio, il Molise e parti della Puglia settentrionale. Il sisma fu avvertito anche nelle altre regioni italiane, da nord a sud.

La presenza di faglie come quella del Monte Morrone, ancora oggi, solleva interrogativi e preoccupazioni, imponendo un dialogo aperto sulla sicurezza e sulla prevenzione in aree ad alto rischio sismico.

Il terremoto della Majella del 1706: la conta dei danni

Sulmona, spesso paragonata alla rinomata Siena per il suo fervore culturale, fu la città più colpita. Questa località ha visto più dei tre quarti dei suoi edifici ridotti in macerie. Monumenti storici, edifici religiosi e abitazioni civili sono crollati sotto la forza del sisma, lasciando solo pochi edifici miracolosamente in piedi, sebbene danneggiati. La perdita di un patrimonio tanto ricco ha segnato profondamente la storia e l’identità di Sulmona.

Il disastro, come detto, non si è limitato sllo a Sulmona. Numerose altre città hanno subito danni gravissimi. Campo di Giove ha visto quasi l’intero villaggio ridotto in rovina. Cansano è stata quasi completamente spazzata via, con poche strutture superstiti che hanno resistito al sisma. Pratola Peligna ha registrato danni significativi a diversi edifici storici e abitazioni. A Prezza, gran parte dell’abitato è collassato, tranne poche strutture resistenti. Raiano ha vissuto la quasi totale distruzione del paese, comprese le chiese. Vittorito ha affrontato l’inagibilità quasi totale del borgo.

Altre città come Castelvecchio Subequo, Corfinio, Roccacasale, Salle, Pacentro, Pettorano sul Gizio, Scanno, Tocco da Casauria, Popoli, Cocullo, Villalago, Anversa degli Abruzzi, Castiglione a Casauria, Rivisondoli, Roccaraso, Pescocostanzo, Bugnara, Fara San Martino, Palena, Lettopalena, Taranta Peligna, Lama dei Peligni, Guardiagrele e Chieti hanno tutte risentito dell’evento in misure variabili, con danni a edifici civili e religiosi, e numerose vittime da piangere.