L’Arabia del calcio è come un mostro mitologico con tante teste, o meglio ancora tanti tentacoli, quelli che stanno circondando la Serie A. I soldi e l’avidità sono i segni che contraddistinguono un Medio Oriente capace di annullare la passione e i sogni con uno schiocco di dita, in questo caso con il fruscio del denaro.

Quello vile e disinteressato, speso solamente per una volontà monopolistica e per brama di attenzione, che supera la linea del narcisismo senza provare alcuna vergogna. Perchè il calcio arabo è tutto questo, la nemesi di uno sport che ha vita ogni volta che un pallone rotola, a prescindere da dove. In questo caso il rischio è quello di vederlo rotolare dalle parti della Saudi Pro League, all’interno di strutture all’avanguardia dove ben presto la Serie A potrebbe trasferirsi lì in massa.

L’Arabia infatti non si ferma, vuole continuare a convincere i grandi nomi del campionato italiano a raggiungere le loro terre a suon di milioni. Non a giugno, direttamente a gennaio, vogliono dare una sferzata importante già in inverno, anticipare i tempi per avere già tutto. Da giocatori ad allenatori, fino anche ai dirigenti. Non un vento di ponente, ma un tifone che rischia di scombussolare veramente tutto.

L’Arabia punta la Serie A, assalto a gennaio

Prima era Cristiano Ronaldo, poi Karim Benzema, fino ad arrivare a Milinkovic Savic. La forbice del calcio arabo si è allargata in un battito di ciglia, e adesso ha messo gli occhi sull’Italia. E non la vuole mollare, vuole portare via tutto dal Bel Paese, vuole arricchirsi nell’immediato. Ecco perchè dalle parti della Saudi Pro League non si vuole aspettare. Il futuro è adesso da quelle parti, dunque all in direttamente a gennaio.

Che vuol dire solo una cosa, ovvero che il rischio di vedere un addio di massa dei grandi nomi in Italia è un dato di fatto. Bisognerà resistere, da capire quanto, anche perchè i petrodollari fanno gola, e anche la volontà dei giocatori conta. E di big ce ne sono eccome, la lista è lunga: Leao, Rabiot, Pulsic, Osimhen, Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson, Dybala e Lukaku, tutti nomi che possono fare le valige già a gennaio.

Per quanto riguarda Rafael, l’esterno rossonero è quello che ad oggi attira di più, si vocifera anche di un offerta di ben 50 milioni a stagione, cifre fuori dal mondo. Non se la passano di certo male anche altri, come ad esempio Rabiot, a cui potrebbero far gola 25 milioni all’anno, oppure Immobile che adesso quell’Arabia la vede in maniera diversa dopo le recenti critiche che lo hanno travolto.

Non solo loro, anche gli allenatori posso finire sull’ottovolante arabo. Mourinho ad esempio c’è gia finito. Fu proprio lo Special One a parlare di “offerta irrinunciabile“, tanti soldi che però non lo convinsero. Almeno per il momento, visto che comunque le porte le ha lasciate aperte al grido di “un giorno allenerò da quelle parti“. Tocca solo capire quando.

In mezzo al valzer anche Sarri. L’uomo del bel calcio, l’Arabia vuole vederlo dal vivo ed è pronto ad investire pure su di lui, anche se per quanto riguarda il tecnico della Lazio il discorso è più complicato visto che il mister toscano non ha mai dato segni di apprezzamento verso questo movimento. Ma nel calcio vigono sempre tre parole: mai dire mai.

Il Mondiale in Arabia Saudita

L’Arabia vuole la Serie A, ormai non ci sono dubbi. Ma la verità è che il Medio Oriente vuole il calcio. In ogni sua forma, in ogni sua competizione. L’ultimo esempio quello relativo ai Mondiali nel 2034, che con ogni probabilità si giocheranno in Medio Oriente dopo la rinuncia da parte dell’Australia. Investimenti fatti che hanno superato il miliardo, tutto per avere un ritorno immediato dal punto di vista della visibilità.

L’ufficialità ancora non c’è, ma ci ha pensato bene il presidente della Fifa Gianni Infantino a togliere ogni dubbio per mezzo social: “ll più grande spettacolo sulla terra sarà organizzato dal Canada, Messico e dagli Stati Uniti nel 2026 (in Nord America). Le prossime due edizioni della Coppa del Mondo FIFA saranno ospitate in Africa (Marocco) e in Europa (Portogallo e Spagna), con tre partite celebrative disputate in Sud America (Argentina, Paraguay e Uruguay) nel 2030 e in Asia (Arabia Saudita) nel 2034. Tre edizioni, cinque continenti e dieci paesi coinvolti nelle partite del torneo, questo sta rendendo il calcio davvero globale”.