Un’indagine interna per chiarire come sia stato possibile per il duo comico Vovan e Lexus ‘bucare’ la sicurezza di Palazzo Chigi e parlare con la premier Giorgia Meloni fingendosi il presidente della Commissione dell’Unione africana. Il giorno dopo la pubblicazione della registrazione dello scherzo telefonico, realizzato lo scorso 18 settembre, è questa la linea che emerge dalla Presidenza del Consiglio. Dopo la nota di ieri, in cui l’Ufficio del Consigliere diplomatico esprimeva il “rammarico” per “essere stato tratto in inganno da un impostore”, adesso si lavora per capire chi ha sbagliato, e prendere eventuali provvedimenti, e se siano stati rispettati i protocolli previsti. Protocolli, spiegano fonti a conoscenza della vicenda, che potrebbero essere aggiornati e migliorati, per evitare che simili “incidenti” si ripetano in futuro. Comunque sia – si sottolinea – anche se tratta in inganno la premier, nella sostanza, non ha detto niente di diverso da quanto affermato più volte pubblicamente. Meloni, oggi a Bletchley Park (Londra) per partecipare al Summit sulla sicurezza nell’Intelligenza artificiale promosso da Rishi Sunak, non ha avuto contatti con i giornalisti. Da Roma ha parlato Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza e autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, secondo cui “il presidente del Consiglio ha capito subito” che la telefonata era un falso.
Parte l’indagine per capire come sia potuto accadere
Non minimizza il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani, che parla di “superficialità da parte di chi ha organizzato la telefonata e questo non deve più accadere”. Però, ribadisce, “le parole del presidente Meloni sono un chiaro segnale di conferma di quella che è la linea politica del nostro Paese: noi siamo dalla parte dell’Ucraina. A tutte le provocazioni il presidente del Consiglio ha risposto in maniera ferma. Certo che vogliamo la pace ma deve essere una pace giusta”.