A dieci giorni dall’attuazione di ulteriori controlli alle frontiere, è tempo di primi bilanci per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il titolare del Viminale è tornato sull’argomento nel corso di una conferenza stampa indetta al termine del trilaterale con gli omologhi di Croazia e Slovenia.
Il vertice, tenutosi in Prefettura e al quale hanno partecipato lo stesso Piantedosi, Bostjan Poklukar da Lubiana e Davor Bozinovic da Zagabria, era incentrato sul monitoraggio dei confini con sospensione del Trattato di Schengen.
Entrato in vigore lo scorso 21 ottobre, il provvedimento aveva una durata prevista di dieci giorni, ormai scaduti da poche ore. E così, si è deciso di prorogarlo per altri venti.
Piantedosi sui controlli alle frontiere: “Abbiamo fermato circa 19mila persone”
In conferenza stampa, Piantedosi ha snocciolato alcuni dati sull’operato delle forze dell’ordine italiane.
Abbiamo controllato 19mila persone circa, 10mila veicoli, 300 cittadini stranieri e arrestato una decina di persone per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Altre 35 persone sono state denunciate per reati vari.
In merito alle procedure di sicurezza, messe in atto in relazione alla traballante situazione internazionale, i tre ministri hanno deciso di continuare una collaborazione. Non prima di aver stilato, come spiega il ministro dell’Interno del governo Meloni, alcune linee direttrici.
Istituzionalizzare le brigate miste, rendendole strutturali, accompagnare queste pattuglie miste in veri centri cooperativi tra i tre Paesi con modalità che verranno convenute dai nostri capi delle polizie, che si riuniranno a breve, e fare di questo formato trilaterale di amicizia un modulo stabile di condivisione con modalità che vedremo.
“Punto di partenza per un confronto permanente”
Piantedosi ha così auspicato “un confronto permanente” tra tre Paesi “che hanno interessi convergenti”, “da proporre in tutte le sedi”. Quello di oggi è stato “un primo incontro” e “un punto di partenza”.
Nei giorni scorsi, una portavoce della Rappresentanza slovena presso l’Ue aveva sottolineato la necessità del carattere temporaneo e proporzionale delle misure. Queste ultime, a detta della Slovenia, dovrebbero rimanere “amichevoli” nei confronti dei cittadini, “in modo da non rompere i legami culturali, di amicizia e familiari” delle persone che vivono lungo il confine.