Lo scherzo telefonico subito da Palazzo Chigi e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni continua ad alimentare il dibattito. Il tranello messo in atto dai due comici russi Vovan e Lexus ha infatti per molti smascherato la debolezza sistema istituzionale e di intelligence italiano.
Come è stato possibile che, nei vari passaggi previsti dal protocollo per l’attivazione di una linea telefonica con il Presidente del Consiglio dei ministri nessuno si sia accorto della beffa in corso? E come è possibile, soprattutto, che ci sia voluto più di un mese per accorgersi dell’errore?
Le opportune indagini interne contribuiranno certamente a risolvere questi interrogativi.
Nel frattempo, tuttavia, è bene sottolineare che la premier Meloni non è l’unica vittima illustre dei due comici russi. Prima di lei, infatti, già Boris Johnson, Pedro Sanchez, Angela Merkel e Christine Lagarde e Recep Tayyip Erdoğan sono caduti nel tranello teso da questi due personaggi i cui strumenti a disposizione fanno riflettere.
Scherzo telefonico a Palazzo Chigi, è guerra ibrida? I comici russi Vovan e Lexus negano di essere spie
Lo scherzo telefonico fatto a Palazzo Chigi riaccende inevitabilmente i riflettori sugli attacchi di guerra ibrida resi possibili dalle attuali tecnologie.
La comprovata capacità di infiltrazione dei comici russi Vovan e Lexus, riusciti più volte a bucare i protocolli diplomatici e sistemi di intelligence sofisticatissimi – quali quelli dei Paesi che sono stati vittime di questi “scherzi” – pone certamente non poche domande, alimentando il sospetto – negato dai protagonisti – che i due non siano due semplici comici ma che godano di influenti appoggi nella loro madrepatria.
Che quanto accaduto non possa essere derubricato a semplice “scherzo”, comunque, è evidente.
Per farsi un’idea delle implicazioni che questo tipo di azioni possono provocare basta infatti leggere l’intervista esclusiva a Paolo Alli realizzata ieri da TAG24, nella quale l’attuale presidente di Alternativa Popolare ha per la prima volta rivelato pubblicamente di essere stato anche lui vittima di uno scherzo di Vovan e Lexus negli anni in cui era Presidente dell’Assemblea Parlamentare della NATO.
Audio dello scherzo telefonico a Meloni, Bandecchi (AP) : “Non vale la pena commentarlo. Pensiamo alla manovra finanziaria che è disastrosa”
L’invito alla cautela e alla serietà avanzato ieri da Alli è fatto proprio oggi anche dal segretario di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi. Secondo il sindaco di Terni, infatti, lo scherzo fatto ieri a Meloni è «un atto grave e poco divertente» di cui è inopportuno ridere.
Andando controcorrente rispetto alle opposizioni che stanno cavalcando politicamente questa storia, Bandecchi sceglie oggi di difendere la premier Meloni nonostante le forti critiche già avanzate sul suo operato come Primo ministro. Come spiegato dal sindaco di Terni, infatti, «colpevolizzarla personalmente per aver creduto di interloquire telefonicamente con qualcuno» è profondamente sbagliato.
Secondo Bandecchi, quanto accaduto ieri poteva succedere a tutti, come dimostra il racconto fatto dall’amico e presidente di Alternativa Popolare Paolo Alli.
Pur sottolineando la necessità di fare un’indagine approfondita che riveli come lo scherzo sia stato possibile, Bandecchi respinge anche «tutte le critiche che vengono mosse verso i nostri Servizi o allo Staff di Palazzo Chigi».
Per il sindaco di Terni, infatti, è impossibile non constatare come l’azione dei due comici sia stata sorretta da potenti mezzi. Qualsiasi ironia o sentenza preventiva appaiono, dunque, sostanzialmente inutili.
Neanche il contenuto dell’audio della telefonata vale per Bandecchi la pena di essere commentato. Il motivo? «Sarebbe l’ennesima distrazione da quella che è una manovra finanziaria disastrosa».