Nel giorno dei morti, Papa Francesco torna ad auspicare un mondo di pace. La guerra è stata argomento cardine dell’omelia pronunciata a braccio durante la messa per commemorare tutti i fedeli defunti, tenutasi non per caso al Rome War Cemetery di Testaccio.

Il Pontefice ha posto l’accento sui “tanti innocenti morti“, ma anche sui “tanti soldati che lasciano la vita e questo perché sempre le guerre sono una sconfitta, sempre”. In conclusione dell’omelia, un appello.

Non c’è vittoria totale, no. Uno vince l’altro, ma là dietro c’è la sconfitta del prezzo pagato. Oggi pensando ai morti, alla memoria dei morti e avendo la speranza, chiediamo al Signore la pace, perché la gente non si uccida più nelle guerre.

Papa Francesco al al Rome War Cemetery per la messa del giorno dei morti: “Tante lacrime in queste vite stroncate”

All’entrata del cimitero militare della Capitale, ad attirare l’attenzione di Francesco è stata l’età dei caduti che riposano nel luogo. La maggior parte di loro aveva “dai 20 ai 30” anni: “vite stroncate, vite senza futuro”. E così, il pensiero del Santo Padre va “ai genitori, alle mamme“.

Ricevevano quella lettera: ‘Signora, ho l’onore di dirle che lei ha un figlio eroe’. ‘Sì, eroe, ma me l’hanno tolto’. Tante lacrime in queste vite stroncate.

Inevitabile il parallelismo con le guerre di oggi, nelle quali “succede lo stesso”. Tante persone, “giovani e non giovani”, sono strappate alla vita prima del tempo. Ciò accade “nelle guerre del mondo, anche quelle più vicine a noi in Europa”. Un concetto ribadito durante l’intervista esclusiva concessa al direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci.

Quanti morti… si distrugge la vita senza coscienza di questo. Preghiamo il Signore per i nostri defunti, per tutti. Il Signore li riceva tutti, abbia pietà di noi e ci dia la speranza di andare avanti, di poterli trovare tutti insieme con lui, quando lui ci chiamerà.

“Memoria di coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno fatto del bene”

Durante la celebrazione eucaristica in suffragio dei fedeli defunti al cimitero testaccino, Bergoglio ha sottolineato l’importanza della “memoria di coloro che ci hanno preceduto, che hanno fatto la loro vita” e “finito la vita”.

Memoria di tanta gente che ci ha fatto del bene: della famiglia e degli amici, anche di coloro che non sono riusciti a fare tanto bene ma nella misericordia di Dio sono stati ricevuti. C’è il mistero di questa grande misericordia del Signore. Questa è una memoria per guardare avanti, per guardare il nostro cammino, la nostra strada. Noi camminiamo verso un incontro con tutti, col Signore e dobbiamo chiedere al Signore questa grazia della speranza, la speranza che non delude mai.

Proprio il concetto di “speranza” viene particolarmente enfatizzato da Francesco: si tratta di “quella virtù di tutti i giorni che ci porta avanti, ci aiuta a risolvere i problemi e a cercare le vie d’uscita a tanti problemi”.

Ma sempre avanti! Quella speranza feconda, quella virtù teologale di tutti i giorni, di tutti i momenti: io direi la virtù teologale della cucina, che è alla mano, ci aiuta sempre. La speranza che non delude.