Martino Benzi aveva appena ricevuto la cartella esattoriale del debito con il fisco quando, lo scorso 27 settembre, uccise il figlio di 17 anni, la moglie e la suocera, togliendosi a sua volta la vita: sarebbe di tipo economico, dunque, il movente della strage di Alessandria. Gli inquirenti lo avevano ipotizzato fin dal primo momento, perché l’ingegnere di 67 anni aveva lasciato un biglietto in cui confessava di non avere altra scelta, di essere “rovinato”.

È di tipo economico il movente della strage di Alessandria

L’uomo, libero professionista, era da tempo affetto da un disturbo depressivo. Secondo gli inquirenti, però, avrebbe sterminato la sua famiglia a causa degli ingenti debiti accumulati nei confronti del fisco, col tempo lievitati a oltre 50mila euro. Se ne era parlato subito: quando gli investigatori avevano scoperto i corpi senza vita del figlio 17enne e della moglie, 55 anni, dopo essere intervenuti nella casa di riposo di cui era ospite la suocera – uccisa a coltellate -, avevano trovato un bigliettino in cui l’uomo aveva scritto di non avere scampo.

E avevano ipotizzato che dietro l’estremo gesto si celassero problemi economici. Lo aveva confermato anche il fratello Luca, l’unico con cui l’uomo si era confidato sulla natura delle sue preoccupazioni.

Mi aveva detto di aver contratto un debito con l’Agenzia delle Entrate di 30mila euro per Iva non versata – aveva raccontato -. Poi aveva aggiunto che l’aveva rateizzato, ne aveva già restituiti 20mila di euro, gli mancavano da pagare gli ultimi 10mila.

Poi gliene sarebbero rimasti ancora 20 Lo testimonierebbe la cartella esattoriale indirizzata all’uomo poco prima della strage. Potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Prima i tre omicidi, poi il suicidio

I fatti risalgono al 27 settembre scorso. Attorno alle 10.30 di mattina Benzi si era presentato in Piazza Divina Provvidenza, dove ha sede la casa di riposo di cui la suocera Carla era ospite e, con la scusa di farle una visita, l’aveva accoltellata alla gola con un rasoio da barbiere, uccidendola. Poi, con un coltello che aveva portato con sé, si era tolto a sua volta la vita, davanti agli occhi inermi degli operatori della struttura, che avevano dato l’allarme.

Una volta arrivati sul posto i soccorritori non avevano potuto far altro che constatare il decesso di entrambi. Frugando nelle tasche dell’uomo per cercare di risalire alla sue generalità i carabinieri avevano trovato un biglietto scritto a mano, con poche, scioccanti, parole:

Andate a casa, troverete i cadaveri di mia moglie e di mio figlio.

Giunti al civico 6 di via Lombroso avevano sfondato il portone di casa e fatto l’amara scoperta: i cadaveri della moglie e del figlio, 55 e 17 anni, erano riversi a terra, nel sangue, uno in salotto, l’altro in camera da letto. Li aveva accoltellati quando erano già svegli: prima il minore, poi la donna, forse intervenuta in difesa del primo. In cucina c’era un secondo biglietto, quello in cui Benzi provava a spiegare il perché del suo delirio.

Si era parlato subito di una strage premeditata. Ci si era chiesti perché il 67enne fosse arrivato a tanto. Alla luce delle nuove scoperte è possibile ipotizzare che si fosse sentito messo alle strette e che non riuscisse a capire come rimediare ai suoi errori. La moglie aveva da poco superato una grave malattia ed era tornata a lavoro con orari e stipendio ridotti. Da solo, forse, pensava di non farcela.

Un caso simile a Roma

La sua storia ricorda molto quella del 59enne di Roma che ha ucciso la madre e ne ha nascosto il cadavere in un armadio per paura di deluderla. Sembra che avesse accumulato dei debiti nei confronti dell’amministrazione condominiale, tenendone all’oscuro l’anziana donna. Dopo settimane dal delitto si era costituito, confessando tutto: l’odore del corpo – aveva detto – si era fatto insostenibile, così come i sensi di colpa per ciò che aveva fatto.

Ne parlavamo in questo articolo: Roma, uccide la madre e la nasconde nell’armadio a Primavalle, poi confessa: “Non so perché l’ho fatto”. L’interrogatorio shock di Massimo Barberio.