Se per l’Unione Europea la Tampon tax è anche una questione, tra le tante, di disparità di genere, il Governo lega il tema dell’inflazione e fa lunghi passi indietro, con il risultato che nel 2024 l’Iva su alcuni prodotti sarà più alta.

Le buone intenzioni sono naufragate, con l’addio all’azzeramento dell’Iva sui prodotti di prima necessità e sui beni essenziali.

Cosa cambia l’anno prossimo?

Tampon tax: Iva più alta nel 2024 su questi prodotti

Brutte notizie sulla tampon tax: a partire dal 2024, l’Iva sugli assorbenti raddoppia, passando dal 5% al 10%. Un enorme passo indietro, rispetto ai piccoli passi in avanti che erano stati compiuti l’anno scorso.

A detta del Governo, l’inflazione ha neutralizzato i benefici della riduzione che è stata introdotta lo scorso anno. Oltre all’Iva raddoppiata c’è anche il rischio di ulteriori aumenti.

Secondo il Parlamento dell’Unione Europea, la tampon tax non è solo un’imposizione economica, ma è prima e soprattutto una questione di parità di genere. Già dal 2021, aveva invitato i Paesi membri ad azzerarla. E in Italia, non solo non è stata azzerata, ma è destinata anche ad aumentare!

Infatti, le novità contenute nella Legge di bilancio 2024 e annunciata vanno in direzione contraria rispetto non solo all’invito fatto dall’UE, ma anche dalle promesse e intenzioni iniziali del Governo.

Quindi, dal 2024 niente più Iva al 5% per i prodotti per l’infanzia e per la tampon tax. Nella bozza della Manovra 2024 è previsto un aumento dell’Iva al 10% sui seguenti prodotti:

  • Latte in polvere;
  • Preparazione per l’alimentazione dei bambini;
  • Assorbenti;
  • Tamponi;
  • Coppette mestruali.

Ricordiamo che era stato l’allora Governo Draghi ad intervenire sulla tampon tax. Gli assorbenti femminili, considerati beni ordinari, erano soggetti all’Iva al 22% e, nel nostro Paese, erano tra i più costosi in Europa. Si tratta, ovviamente, di una forma di discriminazione verso le donne che si trovano ad affrontare, a differenza degli uomini, spese alte per un bene il cui acquisto è essenziale e necessario.

Perché l’Iva sui prodotti essenziali non scende?

Si tratta, ormai, di un tema frequente che ritorna ogni anno. Il tema della tampon tax, ovvero il nome dato all’Iva che grava sugli assorbenti, fa sempre discutere. Si tratta di una spesa che tutte le donne sono obbligate a sostenere mensilmente; ragion per cui, essendo prodotti essenziali, dovrebbero avere l’Iva azzerata.

Se facciamo due calcoli, in media, un pacco di assorbenti ne contiene 10, per un prezzo di circa 3,50 euro. Ogni mese, tutte le donne, ne devono acquistare almeno due. Per una spesa annuale che oscilla intorno ai 120 euro.

Attenzione, si tratta di una stima del costo in base ai parametri attuali. Dal 2024, a questi costi, si deve anche applicare l’aliquota del 10% (se definitivamente confermata).

Nel 2021, i deputai del Parlamento UE hanno chiesto ai Paesi membri di eliminare la tassa sui prodotti per l’igiene femminile, applicando esenzioni o aliquote Iva allo 0% su questi che sono beni essenziali.

Più volte si è tornati sul tema, considerato che il costo sui prodotti per l’igiene femminile è molto alto, senza considerare l’imposta sul valore aggiunto che non è stata azzerata, ma piuttosto ridotta. Nel 2022, infatti, il Parlamento europeo ha fatto presente che una ragazza su 10 non più permettersi prodotti igienici.

Però, a quanto pare, in Italia si torna a fare un nuovo passo indietro.

Aumento dell’Iva sugli assorbenti nel 2024: com’è cambiata nel tempo?

Fino a pochissimi anni fa, nel 2019, sugli assorbenti veniva applicata l’Iva del 22%, ovvero alla strega dei prodotti ordinari. Negli ultimi quattro anni, sul fronte della tampon tax sono stati fatti piccoli ma importanti passi in avanti.

Nello stesso 2019, ha prevalso la scelta di portare, a partire dal 2020, l’Iva al 5%, ma solo su assorbenti compostabili o lavabili e sulle coppette mestruali.

Più tardi, a partire dal 2023, è stata prevista una riduzione della tampon tax su assorbenti e tamponi al 10% e lasciando l’aliquota al 5% sui prodotti compostabili.

L’ultima Legge di bilancio ha eliminato questa distinzione portando al 5% l’aliquota applicata su tutti i prodotti per la protezione dell’igiene femminile. Inoltre, la stessa riduzione è stata prevista per i prodotti per l’infanzia.

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