La Legge di Bilancio del 2024 ha introdotto una serie di misure a sostegno dei lavoratori come, la più importante e costosa, il taglio del cuneo fiscale, poi il rinnovo dei contratti pubblici e anche il riscatto dei vuoti contributivi: come si fa?
Innanzitutto, spieghiamo che si tratta della possibilità di riscattare i periodi non coperti da retribuzione. Nel testo andremo a vedere chi può farlo in vista del pensionamento nel 2024, come si fa e quanto costa.
Come si fa il riscatto dei vuoti contributivi
Nella bozza della Legge di Bilancio del 2024 sono state introdotte diverse misure in favore dei lavoratori. In particolar modo, all’articolo 27 è stato introdotto il riscatto dei vuoti contributivi: “Misure in materia di riscatto dei periodi non coperti da retribuzione e di adempimenti relativi a obblighi contributivi”.
Cosa introduce la norma? In via sperimentale, per gli anni 2024 e 2025, alcune categorie di lavoratori possono parificare, a livello contributivo, i periodi non coperti da retribuzione con quelli in cui è stata prestata attività lavorativa. I vuoti contributivi sono, quindi, tutti quei periodi non coperti da retribuzione.
Come si fa il riscatto dei vuoti contributivi? Naturalmente, la possibilità di riscattarli è a discrezione dell’interessato o da parte dei superstiti dell’assicurato o parenti o affini entro il secondo grado. Per riscattare i vuoti contributivi, quindi, si deve presentare apposita domanda.
Chi può farlo e come funziona
Il riscatto dei vuoti contributivi in vista del pensionamento spetta in favore dei lavoratori iscritti:
- All’assicurazione generale obbligatoria (AGO) per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti;
- Alle forme sostitutive ed esclusive dell’AGO;
- Alla gestione separata;
- Alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi.
I suddetti devono risultare privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non devono essere già titolari di pensione. Quali sono i periodi di vuoto contributivo che possono essere riscattati? I soggetti interessati possono richiedere il riscatto di tutto o parte dei periodi antecedenti la data di entrata in vigore della Legge di Bilancio del 2024. I periodi devono essere compresi tra l’anno del primo e quello dell’ultimo contributo accreditato nelle forme assicurative.
I periodi di vuoto contributivo possono essere riscattati nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi.
Quanto costa e come pagare l’onere di riscatto
Solitamente, quello che più spaventa è il costo del riscatto dei contributi. Infatti, l’onere a carico del lavoratore viene determinato in base ai criteri stabiliti dal Decreto legislativo n. 18471997.
Il calcolo dell’onere viene valutato in base al sistema contributivo. Si applicano le aliquote contributive di finanziamento vigenti nel regime, dove il riscatto opera alla data di presentazione della domanda.
In relazione alla retribuzione, si considerano i compensi soggetti a contribuzione nei dodici mesi meno lontani alla data di presentazione della domanda.
Come si paga il riscatto?
- In un’unica soluzione;
- In massimo 120 rate mensili, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro, senza l’applicazione di interessi.
Alla data del saldo, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale provvede all’accredito della contribuzione e ai relativi effetti. Ci sono alcuni casi in cui non spetta la dilazione. Ecco quando:
- I contributi devono essere usati per l’immediata liquidazione della pensione;
- I contributi vengono determinati per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari.
Infine, dobbiamo ricordare anche i casi in cui i contributi vengono riscattati dal datore di lavoro. Ciò può avvenire in favore dei lavoratori del settore privato, in cui l’onere del riscatto può essere sostenuto dal datore di lavoro.
Gli importi che vengono versati dal datore di lavoro sono deducibili dal reddito d’impresa e dal lavoro autonomo.
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