Ci sono delitti che ai nostri occhi appaiono inspiegabili, come quelli che riguardano madri che uccidono i propri figli. È anche il caso del delitto di Santa Croce Camerina, consumatosi in provincia di Ragusa il 29 novembre del 2014 per mano della 26enne Veronica Panarello, condannata in via definitiva a 30 anni per aver ucciso il figlio Lorys Stival. Perché lo ha fatto? Cosa l’ha mossa? Qual è il movente dell’omicidio? Sono solo alcuni degli interrogativi che ruotano attorno a storie simili.

Perché Veronica Panarello ha ucciso il figlio Lorys Stival? La storia e il movente del delitto di Santa Croce Camerina

Veronica Panarello aveva 26 anni quando, in una fredda mattina di novembre del 2016, uccise il figlio Lorys Stival, di 8 anni, per strangolamento. Gli strinse delle fascette di plastica attorno al collo. Poi, dopo averne caricato il corpo sulla sua auto, lo gettò in un canalone della periferia di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, provando a depistare le indagini.

Poche ore più tardi si presentò presso la caserma dei carabinieri locali e ne denunciò la scomparsa, sostenendo che fosse sparito nel nulla dopo essere andato a scuola. Le maestre negarono la sua presenza in aula. I filmati delle videocamere di sorveglianza – che avevano ripreso l’auto della donna – dimostrarono che era stata l’unica ad uscire e ad entrare dall’abitazione di famiglia, al civico 82 di via Giuseppe Garibaldi.

Si scoprì presto che era stata lei a togliere la vita al figlio. Ma sul movente non si è mai riusciti a fare chiarezza. Panarello, infatti, non ne ha mai parlato. In un primo momento disse di essersi limitata a disfarsi del cadavere, dopo che il bimbo, giocando, si era strozzato; poi puntò il dito contro il nonno, suo suocero, sostenendo che avesse fatto del male al piccolo Lorys per paura che raccontasse al figlio che avevano da poco intrapreso una relazione. Accuse per cui, di recente, è stata condannata a due anni per calunnia.

Quando uscirà di prigione Veronica Panarello? La condanna e la vita in carcere

Gli inquirenti ipotizzarono che fu colta da un raptus dopo che il bambino si era rifiutato di andare a scuola: era probabile che avesse dei piani e che, restando con lei, il piccolo li avesse mandati all’aria, facendola arrabbiare. Per la vicenda, rimasta impressa nell’immaginario collettivo, la donna è stata condannata in via definitiva a 30 anni di reclusione.

Si trova nella struttura penitenziaria di Lorusso e Cotugno di Torino e ha già scontato, inclusa la carcerazione preventiva, 8 anni. Gliene restano 22, ma grazie alla buona condotta potrà uscire anche prima del previsto. In carcere si dedica allo studio: vorebbe diventare un’operatrice sociale. Sogna, una volta uscita, di costruirsi una nuova vita, professionale e non, lasciandosi alle spalle quanto accaduto a Santa Croce Camerina quella mattina di novembre. Da tempo ha perso la potestà genitoriale sul fratellino di Lorys.

Sembra che continui a scrivere all’ex marito, Davide Stival, che insieme a Diego ha lasciato la Sicilia e ha provato ad andare avanti. Di recente aveva detto che non gli importa “nulla di lei” e che, a prescindere da quanto paghi, non potrà mai ridargli indietro ciò che gli ha tolto. Il padre ha sempre avuto fiducia in lei e in carcere continua a farle visita, mostrandole supporto. Più volte ha riferito di non credere al fatto che la donna abbia potuto agire da sola, tirando in ballo il suocero, che dai giudici è stato assolto.

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