Si torna sempre dove si è stati bene. È il caso di Holger Rune, che dopo la vittoria nel Masters di Parigi 2022 si appresta a fare il suo esordio a Bercy contro Dominic Thiem. Il giovane di Gentofte avrà il compito di difendere i 1000 punti per la prima volta in carriera, in un momento non brillantissimo per il suo tennis. Rune, infatti, viene da una serie di sconfitte che ne hanno condizionato pesantemente il percorso, complice un infortunio alla schiena con cui ha combattuto per diversi mesi. Basta pensare che dopo la finale di Wimbledon disputata contro Carlos Alcaraz, il talento classe 2003 ha vinto solo un match dei successivi dieci (a Pechino contro Auger-Aliassime). Ora torna dove ha conquistato il titolo, ma sotto la guida di un ex campionissimo: Boris Becker. L’ex coach di Novak Djokovic ha deciso di guidarlo nel percorso che porterà alle ATP Finals di Torino.
Holger è un diamante grezzo che va lucidato. Amo il tennis e quando un ragazzo di 20 anni tra i più promettenti del circuito ti chiede di allenarlo, come fai a dire di no?
Segnali di ripresa sotto la guida tecnica di Becker
Il rapporto di collaborazione tra Becker e Rune è iniziato in occasione del torneo ATP500 di Basilea, in cui il danese ha dato buoni segnali. Anche se la forma fisica non è ancora sembrata essere delle migliori, Rune è riuscito dopo tempo a inanellare una buona serie di successi. Ai sedicesimi ha battuto Kecmanovic – con cui aveva perso una settimana prima a Stoccolma – in rimonta, dopo aver subito un pesante 6-1 nel primo set. Poi altre due vittorie con Baez ed Etcheverry, fino alla sconfitta in semifinale contro Auger-Aliassime. Un torneo comunque incoraggiante se si pensa al periodo nero vissuto dal campione in carica di Parigi Bercy. E una semifinale che dal punto di vista psicologico può essere un punto di svolta, in attesa del suo esordio contro Thiem.
Tornare qui è una bella sensazione. Appena ho messo i piedi in campo ho avvertito subito delle emozioni positive. A Basilea ho ritrovato il mio gioco, mi sento meglio. Sento che pian piano sto ritrovando il mio livello. Aspettavo da tempo questo torneo, specialmente perché ne conservo tanti bei ricordi avendolo vinto al termine di un match folle come quello dello scorso anno contro Nole.
Match che Rune ha ripercorso così:
“Volevo lottare, ma non mi aspettavo nulla. Mi ero detto: dai tutto e se hai delle occasioni provaci. Mantenni un buon atteggiamento in campo fino all’ultimo punto. Quel titolo mi ha dato più fiducia nella mia forza e nel mio tennis, mi ha fatto capire che potevo battere i top player, ma Novak è ancora il leader e il lavoro da fare è ancora tanto. Sarebbe bello affrontarlo ancora. Sarei motivatissimo perché sono quelle sfide per cui un tennista lavora tanto tutti i giorni”.
Ma Parigi Bercy, oltre a evocare bei ricordi nella mente del ragazzo, sarà fondamentale anche in ottica qualificazioni alle Finals. Il danese occupa attualmente l’ultimo posto utile per andare a Torino e dovrà fare necessariamente meglio di chi lo insidia in classifica. In particolare: Hurkacz, Ruud e Fritz.
Non solo Becker: da Agassi a Todd Martin, i top e i flop tra i coach
Quello tra Becker è Rune è solo l’ultimo di una serie di rapporti tecnici tra ex tennisti – che sono stati grandi campioni in passato – e giocatori ora attivi nel ranking. Non tutti, però, hanno avuto un lieto fine. Un esempio può essere quello tra Agassi e Djokovic, che ha avuto inizio nel 2016 ed è poi terminato a marzo 2018. L’ex campione aveva poi dichiarato:
Perché è finita con Djokovic? Non lo stavo aiutando davvero e per questo ho deciso di fermarmi. Mi sarebbe piaciuto aiutarlo ma ho avuto la sensazione che stessi fermando la sua crescita o che stessi interferendo. Quindi ho preso la decisione di allontanarmi. Troppe volte la pensavamo diversamente e non avrei potuto dargli ragione se non mi fossi trovato d’accordo con lui. Tutto questo non faceva bene al rapporto tra coach e giocatore.
Al contrario, un grande successo è stato quello che Coco Gauff ha ottenuto sotto la guida tecnica di Todd Martin. La giovanissima tennista statunitense si è infatti laureata per la prima volta campionessa degli US Open, sconfiggendo in finale Aryna Sabalenka. Tutto questo a soli 19 anni.