Debutta in Serie A giovanissimo, con la maglia del Bologna, club con cui apre e chiude la sua carriera. Ma l’esperienza più importante, per Eraldo Pecci, è quella con il Torino. Centrocampista estroso, spavaldo e maturo anche in giovane età, con i granata vince uno storico scudetto nella stagione 1975/76. Un artista del pallone, tecnica sopraffina e superiore alla media, di quel tricolore è protagonista indiscusso. Colleziona 203 presenze in sei stagioni, 153 in campionato, 33 in Coppa Italia, e 16 nelle Coppe europee e segna 16 gol. Per commentare il momento della squadra di Juric e il prossimo impegno di Coppa Italia, Torino-Frosinone, Pecci è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Torino-Frosinone, Pecci a Tag24

Il Torino torna a vincere con il Lecce dopo oltre un mese. La squadra di Juric ha dovuto far fronte a tante difficoltà e ha affrontato un calendario complicato con assenze importanti. 12 punti in classifica in 10 giornate, pochi per una formazione ambiziosa come quella granata. Per pensare alla Serie A però adesso c’è tempo, prima c’è l’impegno in Coppa Italia. Per commentare il momento della squadra di Juric e la partita di domani con fischio di inizio alle ore 21.00, Torino-Frosinone, Pecci, che ha rappresentato un pezzo di storia del club, vestendo la maglia del Toro dal 1975 al 1981, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

La vittoria contro il Lecce arriva dopo qualche settimana complicata in casa Torino. Da questo momento in poi si aspetta un campionato diverso?

“Vincere fa sempre bene, specialmente in un momento in cui le cose non andavano benissimo. Ora il Torino ha raggiunto il Frosinone in classifica ed è a un punto dal Lecce, è una soddisfazione anche se questa squadra deve ambire a qualcosa di più”.

Domani proprio contro il Frosinone il Toro scenderà in campo per la Coppa Italia. La squadra di Juric è favorita?

“Direi di sì, se non ce la giochiamo e non ci sentiamo favoriti almeno contro il Frosinone direi che abbiamo poche speranze di fare un buon campionato. La Coppa Italia dovrebbe essere un obiettivo delle squadre come il Torino. È una competizione che le grandi snobbano un po’ e diventa importante solo nel momento in cui si arriva nelle fasi finali. Adesso la squadra di Juric se la può giocare al massimo, è una vetrina importante. Per ora però, per quello che ho visto fino a questo momento, mi sembra che quando il Toro incontra le squadre più blasonate ha davvero poche speranze di vincere”.

Se deve essere una competizione su cui puntare, si aspetta un turnover massiccio da parte del tecnico oppure no?

“Sinceramente non lo so e non mi interessa neanche. Juric è lì apposta e sa bene come deve gestire gli impegni e la squadra. Si occupa lui della gestione interna e a mio avviso è un aspetto che non riguarda i tifosi e gli addetti ai lavori. Vorrei soltanto poter vedere una squadra che gioca bene, calciatori che fanno divertire la gente e invece spesso questo non avviene. Purtroppo mi sembra che i giocatori che hanno più garra, che fanno della lotta e della competizione agonistica il loro punto di forza, spesso vengono messi in panchina. Il Toro in questo momento non è né carne né pesce; non è una squadra tecnica né tanto meno una squadra gagliarda. I granata dovranno trovare la loro identità prima o poi”.

Si aspettava di più da parte di Zapata?

“Lo scorso anno Zapata ha chiuso la stagione con 2 gol all’attivo. Chi si aspetta molto di più da questo calciatore si sbaglia. Penso che la forza del Torino sia invece nei fantasisti, eppure spesso e volentieri Juric li fa accomodare in panchina. Evidentemente ci sono idee diverse dalle mie in società, un progetto che non ho ancora compreso o qualcosa sotto che non ci hanno raccontato. Non si possono comprare giocatori per poi tenerli in panchina. Radonjić è uno che ha talento, è capace di saltare l’avversario e fare gol pesanti, ma poi caratterialmente non è un soldatino che sta in riga e allora si pensa bene di non farlo giocare. Capite perché non nascono più fantasisti come Baggio o Del Piero? Di soldatini ne abbiamo anche troppi, serve gente con più estro che vada compresa e tutelata. In altri posti vedo che giocano, ma al Toro no”.

Eppure di Juric si parla un gran bene. Cosa manca allora a questa squadra per fare il definitivo salto di qualità e per poter ambire anche a traguardi più importanti?

“Mancano i giocatori buoni. Non si può pensare di vendere ogni anno senza comprare calciatori di talento. Siamo sempre lì, non ho mai visto un allenatore fare gol. Guardiola diceva che il suo centravanti era lo spazio, poi però gli hanno comprato Haaland e lo ha schiera sempre. Come mai? Per fare il salto di qualità servono calciatori di qualità, il mister da solo non può bastare”.