Il Tribunale di Verona ha imposto all’ospedale dell’omonima città il risarcimento per uno sbaglio durante l’operazione a cui si era sottoposta Sabrina Di Girolamo, costretta alla sedia a rotelle da quel giorno. A causa di un errore commesso da uno specializzando, infatti, la donna dal 2017 è rimasta tetraplegica, perdendo l’uso di gambe e braccia. Il tribunale ha solo ora disposto il risarcimento per la giovane, all’epoca 36enne: la somma complessiva è di 1 milione e 636.910 euro.

Verona: disposto il risarcimento per la paziente rimasta tetraplegica dopo un caso di malasanità

L’errore fatale è stato commesso da uno specializzando membro del team chirurgico. L’intervento sarebbe dovuto essere di routine: la giovane si era recata a Verona per la rimozione di un tumore benigno. Nel corso dell’operazione, lo specializzando (probabilmente lasciato senza supporto dal neurochirurgo) avrebbe sbagliato il posizionamento della paziente, fatto che le ha causato danni irreparabili dal punto di vista neurologico.

Di Girolamo ha espresso il suo pensiero in un lungo post Facebook, sottolineando come la sua vita sia irrimediabilmente cambiata da quel giorno.

“Maledetto il giorno in cui mi hanno ridotta così. Avevo solo 36 anni, due figlie da crescere e tanti sogni, in quel maledetto giorno mi hanno tolto tutto, la mia vita è diventata un inferno. Nessuno potrà mai restituirmi ciò che mi hanno tolto per sempre, nessuna cifra mi risarcirà di tutto il dolore e l’immane sofferenza, nessuna cifra potrà ridarmi la vita di prima.

Tuttavia, i soldi mi servono per curarmi, viste le tante e costose terapie a cui sono costretta costantemente a sottopormi. Mai e poi mai riuscirò a elaborare questa nuova realtà nonostante siano passati già sei anni. Il mio sorriso è per le persone che mi vogliono bene, le lacrime le ho nel cuore ogni momento della vita.”

Malasanità, un tema non solo italiano

Il risarcimento disposto dal Tribunale di Verona supera il milione di euro, cifra che non sarà versata interamente dall’ospedale dove è stata operata la giovane. Resta grave, oltretutto, il ritardo della sentenza: in precedenza, infatti, pur avendo già accertato la malasanità, la donna aveva percepito solo una cifra vicina ai 50mila euro. Ora è stato raggiunto un accordo per il corrispettivo dell’intera cifra giudicata idonea dal tribunale:

“Un accordo transattivo che ha previsto la ripartizione tra le parti (Azienda, medici, compagnie assicurative) della somma indicata in sentenza. Il nosocomio veronese ha corrisposto alle controparti, lo scorso 10 ottobre, la somma di 769900 euro quale risarcimento del danno, mentre la restante quota è rimasta a carico delle assicurazioni degli altri convenuti.”

Parlando in generale, la malasanità è un tema che colpisce senza distinzione tutti i servizi sanitari nel mondo, a prescindere che siano pubblici o privati. Secondo studi condotti dalle associazioni di settore, si stima in circa 1 milione le morti in Europa che potrebbero essere evitate.

Solo facendo riferimento al caso italiano, la spesa annuale per i risarcimenti prescritti per gli errori medici è pari a circa 22 miliardi. In alcuni casi, come in quello di Verona, appare evidente come l’errore sia umano mentre in altri contesti può essere dovuto a carenze nelle strutture ospedaliere. È il caso, ad esempio, avvenuto in Salento dove una paziente, portata in ospedale per un colpo di calore, è morta: i medici non sono stati in grado di abbassare la temperature corporea perché il ghiaccio era assente.