Giuseppe detto Pino Pelosi, ad oggi, è l’unico uomo condannato per l’omicidio di Pasolini, avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 sulle spiagge di Ostia. Soprannominato “La Rana” dalla stampa durante i processi a suo carico per gli occhi gonfi, era noto come un classico “ragazzo di vita” che viveva di espedienti. All’epoca dei fatti aveva 17 anni. Pino è scomparso poi per un cancro ai polmoni nel 2017. Nella tromba si è portato il mistero di quella notte.
Pino Pelosi e l’omicidio di Pasolini
Pino Pelosi e Pasolini la notte del delitto si trovavano insieme. Secondo le ricostruzioni, i due si erano incontrati alla Stazione Termini di Roma, avevano cenato insieme e poi si erano diretti, a bordo dell’auto dell’intellettuale, ad Ostia, località marittima alle porte della Capitale.
Nel 1975 Pelosi aveva 17 anni, era minorenne. Pier Paolo Pasolini invece, nato a Bologna nel 1922, ne aveva 53. Pare che i due si siano recati, di comune accordo, sulle spiagge di Ostia per consumare un rapporto sessuale, quella notte tra l’1 e il 2 novembre.
Il cadavere dello scrittore fu ritrovato prima dell’alba. Pasolini aveva il cranio completamente fracassato e numerosissime lesioni su tutto il corpo. Era abbandonato, non lontano dal mare. Pino, classe 1958, fu poi riconosciuto come l’unico colpevole dell‘uccisione di Pasolini.
Pino Pelosi quella notte venne fermato mentre guidava in contromano a bordo dell’auto dell’intellettuale, ad altissima velocità. Venne messo in un carcere minorile e qui confessò, per la prima volta, di essere lui il responsabile dell’omicidio del famoso scrittore italiano.
Iniziò subito un processo a suo carico che si concluse con una condanna a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni per omicidio volontario in concorso con ignoti. Il 26 aprile 1979 la sentenza nei suoi confronti divenne definitiva in Cassazione.
“La Rana” fu imprigionato in un carcere a Civitavecchia. Ottenne la semilibertà nel novembre del 1982 e la libertà condizionata nell’estate del 1983, a luglio.
Chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini?
Ancora oggi attorno all’omicidio di Pier Paolo Pasolini sono moltissimi dubbi e punti di domanda. Negli anni successivi, Pelosi negò il suo coinvolgimento e attribuì la responsabilità a tre uomini con accento siciliano, che avrebbero pestato l’intellettuale fino a farlo morire.
Pelosi raccontò anche di aver subito delle minacce di morte dalla famiglia di uno di questi tre presunti aggressori. Le persone indicate però negarono ogni accusa e smentirono tutto. Furono diverse le ipotesi avanzate nel corso del tempo sui reali esecutori e mandanti di questo omicidio.
Qualcuno sostiene che dietro la morte dello scrittore ci siano i neofascisti. Secondo altri ci sono i criminali della banda della Magliana oppure i membri della Loggia P2. C’è chi ha valutato anche la “pista Enrico Mattei”. Pare infatti che, poco prima di morire, l’intellettuale stesse indagando sulla morte misteriosa del fondatore di Eni.
Pino Pelosi libro
Nel 2011, dopo 35 lunghi anni dalla misteriosa uccisione dello scrittore, l’unico condannato scrisse un’autobiografia, in accordo con i suoi avvocati e con il Regista Federico Bruno. “Io so… come hanno ucciso Pasolini. Storia di un’amicizia e di un omicidio” il titolo. In questo testo egli raccontò molti particolari di una delle storie più buie e controverse.
Rivelò di aver conosciuto l’artista qualche mesi prima che venisse ucciso. Raccontò tutta la verità sull’omicidio, senza reticenze, omissioni o paure. Svelò verità mai raccontate, liberandosi così di un fardello molto pesante che aveva portato con sé per anni.
Partecipò inoltre alla trasmissione “Ombre sul giallo” dove parlò di quei famosi tre uomini con l’accento siciliano che avrebbero picchiato Pier Paolo Pasolini fino a farlo morire. Avrebbe deciso di parlare solamente dopo tanto tempo, a seguito della morte di alcuni uomini forse riconducibili al delitto.
La morte nel 2017
Pino Pelosi è morto il 20 luglio del 2017 per un cancro esteso fino ai polmoni. Aveva 59 anni. Egli è deceduto presso l’ospedale Policlinico Gemelli di Roma. Nel 2016 era stato operato chirurgicamente per un tumore alla vescica.
Nella tomba il giovane che all’epoca fu soprannominato dalla stampa italiana “La Rana” si è portato con sé nella tomba uno dei più grandi segreti della storia del nostro Paese. Oggi tutti (o quasi) i soggetti che potrebbero essere stati coinvolti in questo delitto sembrano essere deceduti.
Recentemente si è parlato anche della possibilità di riapre il caso sul delitto Pasolini.