In Italia, la durata della settimana lavorativa è di 40 ore, in base a quanto stabilito da una legge del 1997. Secondo Eurostat, nel 2022, la media delle ore lavorate settimanalmente dagli italiani si è attestata a 37,4 ore, in linea con la media europea di 37,5 ore di lavoro settimanali. Attualmente, la questione della riduzione dell’orario di lavoro è al centro del dibattito politico, soprattutto in Spagna. L’accordo di governo tra il Partito Socialista, guidato dal presidente uscente Pedro Sánchez, e la lista di sinistra Sumar ha posto tra le sue priorità la riduzione della settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore. Vale la pena notare che in altri paesi europei come Francia e Belgio, l’orario di lavoro settimanale è inferiore alle 40 ore ed è stabilito rispettivamente in 35 e 38 ore.
Settimana lavorativa corta, tutte le proposte in Parlamento
Sebbene alcuni partiti di centrosinistra concordino sulla necessità di ridurre l’orario di lavoro settimanale, esistono notevoli divergenze riguardo al modo di raggiungere questo obiettivo.
La proposta del PD
Il deputato del Partito Democratico, Arturo Scotto, ha presentato una proposta di legge che incentiva la stipulazione di contratti collettivi sperimentali che includano una riduzione dell’orario di lavoro, anche sotto forma di turni di quattro giorni lavorativi a settimana. La proposta non fissa un’ora specifica di lavoro, ma lascia che le imprese e i sindacati definiscano l’orario di lavoro ridotto.
Come incentivo, le aziende coinvolte in questa sperimentazione potrebbero beneficiare di un esonero dal pagamento dei contributi previdenziali fino al 30% del totale dovuto, o fino al 40% se le prestazioni lavorative sono considerate gravose o usuranti. Questi incentivi verrebbero finanziati tramite un “Fondo nuove competenze”, il quale riceverebbe un incremento di 100 milioni di euro nel 2024 e di 200 milioni di euro sia nel 2025 che nel 2026. Questo fondo, originariamente destinato a supportare la formazione dei dipendenti, sarebbe ristrutturato per includere la riduzione dell’orario di lavoro e nuove forme di prestazione lavorativa.
La proposta del M5S
Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha presentato una proposta per una settimana lavorativa di 32 ore con pari retribuzione, basandosi sulla contrattazione collettiva. In questo contesto, le aziende che riducono l’orario di lavoro dei dipendenti, sia tramite la trasformazione dei contratti esistenti sia attraverso nuove assunzioni, potrebbero beneficiare di un esonero contributivo fino a 8.000 euro all’anno. L’esonero contributivo consente ai datori di lavoro di ridurre o addirittura eliminare i contributi previdenziali a loro carico.
La proposta di Sinistra Italiana
La proposta presentata dal segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, rappresenta uno dei primi tentativi in questa legislatura di ridurre l’orario di lavoro. La proposta, depositata il 13 ottobre 2022 e visionata da Pagella Politica, stabilisce una settimana lavorativa di 34 ore, mantenendo invariata la retribuzione.
Per promuovere questa riduzione, la proposta suggerisce l’istituzione di un “Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro” destinato ai datori di lavoro che si impegnano a ridurre almeno del 10% l’orario di lavoro settimanale dei loro dipendenti o ad assumere nuovo personale. Questo fondo sarebbe finanziato in parte attraverso un’imposta sugli straordinari e in parte attraverso un’imposta patrimoniale applicata ai contribuenti con patrimoni superiori a 3 milioni di euro.
Gli altri partiti
Mentre alcuni partiti di opposizione concordano sulla necessità di ridurre l’orario di lavoro settimanale, non tutti sono favorevoli a questa idea. Il 23 settembre, il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha criticato duramente la posizione del Partito Democratico (PD) sull’adozione di una settimana lavorativa di quattro giorni, definendola “un grave errore”. Ha sottolineato la necessità di collegare la riduzione dell’orario di lavoro alla produttività, al decentramento della contrattazione e all’istituzione di un salario minimo. Per Calenda, l’indurimento dei contratti e la diminuzione dei giorni lavorativi vanno nella direzione opposta a quella auspicata.
Anche Italia Viva, che non ha aderito alla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo, ha manifestato dubbi riguardo alla riduzione dell’orario di lavoro. Il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, ha commentato sarcasticamente che dopo iniziative come “ti pago per non lavorare” e “ti faccio rifare la casa gratuitamente,” era solo questione di tempo prima che si arrivasse all’idea di “se proprio devi lavorare, ti farò lavorare di meno.”
Per quanto riguarda il centrodestra, il governo attuale non ha espresso una posizione ufficiale sulla riduzione dell’orario di lavoro settimanale. Tuttavia, alcuni membri della maggioranza hanno aperto a una riflessione sulla possibilità di adottare una settimana lavorativa di quattro giorni. Ad esempio, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia), ha indicato, in una proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato di Energia e Clima inviata alla Commissione europea, la “riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate” come una possibilità per accelerare la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti. È importante notare che la precisazione “a parità di ore lavorate” sembra escludere una riduzione dell’orario di lavoro settimanale.
Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), ha dichiarato in un’intervista a La Stampa a febbraio che è “disposto a riflettere” sulla settimana lavorativa di quattro giorni, a condizione che questa misura non diventi un incentivo all’emigrazione interna verso le grandi fabbriche del Nord che potrebbero fare di più su questo fronte.