Ha tormentato la vita di una donna per un intero anno, tra il 2013 e il 2014: per questo un uomo di 60 anni è a processo a Roma per stalking. Credeva di perseguitare la sua ex, ma ha sbagliato numero di telefono e ha finito per prendersela con un’omonima.

Ha dell’incredibile il caso denunciato dalla stessa vittima oggi, mercoledì 1 novembre, ai microfoni de Il Messaggero. In aula per il processo, la malcapitata ha raccontato la sua testimonianza: tutto era iniziato “un giorno qualunque” e “senza un’apparente motivazione“.

Dopo le prime chiamate da un numero sconosciuto, la vittima ha risposto per cercare di spiegare di essere estranea ai fatti e che probabilmente lo stalker aveva sbagliato persona, “ma non è servito a nulla“. L’uomo ha continuato e, anzi, ha peggiorato la situazione.

Erano tutti messaggi a sfondo sessuale, schifosi. Ricevevo video erotici in cui lui mostrava parti intime. Dapprima gli ho anche parlato per chiedergli di smettere. Ho cercato di spiegargli che stava sbagliando persona.

Processo per stalking a Roma, la vittima: “Ho avuto paura che si potesse presentare al lavoro”

Ma lo stalker non ha voluto sentire ragioni. Credendo di parlare alla sua ex, ha continuato imperterrito nella sua condotta illecita. Fino a provocare il panico nella sconosciuta, che non c’entrava nulla.

La ex, nel frattempo, aveva cambiato recapito e per questo è rimasta completamente estranea ai fatti. La prima svolta è arrivata dopo che l’omonima ha bloccato il suo tormentatore, impedendogli di continuare con telefonate e messaggi. Ma è durata poco.

Per qualche settimana c’è stata una pausa, poi sono arrivati i contatti da numeri anonimi. Dato che non sapevo che faccia avesse ho avuto paura che si potesse presentare al lavoro.

E così, dopo l’esasperazione per una vicenda a dir poco assurda, la donna ha deciso di sporgere una denuncia per stalking.

Le scuse dello stalker: “Ero incosciente, soffrivo di depressione e non mi rendevo conto di quello che facevo”

L’imputato, comparso davanti alla giudice Ilaria Armarù, ha tentato di spiegare le sue ragioni, puntando su una sua presunta incoscienza. Ha raccontato di aver sofferto di depressione e di essere stato “in cura da uno psicologo per anni“.

Poi ha deciso di interrompere la terapia, “perché non potevo permettermela”. Quando mandava quei messaggi era “sotto benzodiazepine, che mischiavo con una bottiglia di Jack Daniels“.

Non mi rendevo conto di quello che facevo.

Il 60enne si è anche scusato pubblicamente con la vittima, ribadendo di non aver voluto “recare danno a nessuno”.