Durante il periodo compreso tra mezzogiorno del 1° novembre e la fine del 2 novembre, è possibile ottenere l’indulgenza plenaria in favore delle anime del Purgatorio visitando una chiesa, che non necessariamente deve essere una parrocchia, e recitando il Credo e il Padre Nostro.

Indulgenza plenaria 1 novembre 2023, come ottenerla?

Per ottenere questa indulgenza, è necessario soddisfare tre condizioni fondamentali, che sono richieste per qualsiasi indulgenza plenaria:

  1. Effettuare una confessione sacramentale. Questa condizione può essere adempiuta anche alcuni giorni prima o dopo il periodo indicato. È possibile ottenere più indulgenze plenarie con una sola confessione, a condizione che si mantenga un cuore libero da qualsiasi attaccamento al peccato, anche veniale.
  2. Ricevere la Comunione Eucaristica.
  3. Pregare secondo le intenzioni del Papa, recitando il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre.

È fondamentale anche mantenersi distanti da qualsiasi attaccamento al peccato, anche veniale.

La stessa opportunità è concessa dal 1° all’8 novembre a coloro che visitano con devozione un cimitero e pregano mentalmente per le anime dei defunti, purché soddisfino le stesse condizioni generali (confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa e distacco dal peccato).

Cos’è l’indulgenza?

Secondo il catechismo,

un’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati che sono già stati perdonati quanto alla loro colpa, ottenuta da un fedele debitamente disposto e a determinate condizioni, grazie all’intervento della Chiesa. La Chiesa, come dispensatrice dell’opera redentrice di Cristo e dei Santi, concede e applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni accumulate da Cristo e dai Santi.

La teologia cattolica ci insegna che ogni peccato che commettiamo ha due conseguenze principali: esso genera una colpa e comporta una pena temporale. Mentre la colpa può essere cancellata attraverso l’assoluzione sacramentale ottenuta nella confessione, la pena temporale persiste anche dopo l’assoluzione. È importante sottolineare che questa pena temporale non è una punizione inflitta da Dio, analogamente a come avviene nei codici penali umani per i reati commessi contro le leggi degli uomini.

La pena temporale è piuttosto una conseguenza naturale del peccato stesso, che va oltre l’offesa a Dio ed è una sorta di contaminazione e corruzione dell’anima umana. I nostri peccati rendono più difficile la ricostruzione dell’amicizia con Dio e aumentano la nostra inclinazione al male, anche dopo la remissione sacramentale. In altre parole, il peccato lascia una ferita nell’anima che può continuare a causare dolore e debolezza, proprio come una ferita fisica che, anche dopo che il sanguinamento è cessato, può rimanere un punto debole e vulnerabile. Le indulgenze, che possono essere acquisite anche per noi stessi (come ad esempio il Perdono d’Assisi o le indulgenze dell’Anno Santo), agiscono come un medicamento che aiuta a guarire questa ferita spirituale e a rafforzare il nostro impegno a respingere il peccato, confermando la nostra volontà di aderire pienamente al piano di Dio.

Possiamo fare un confronto con la rottura di un’amicizia tra due persone. Anche dopo aver perdonato l’offesa, possono rimanere difficoltà nei rapporti e tensioni finché non vengono completamente risolti i motivi del conflitto.

Sebbene sia certo che Dio desideri riammetterci alla piena comunione con Lui, dobbiamo essere consapevoli delle nostre limitazioni nell’allontanarci completamente dal peccato e da qualsiasi attaccamento malsano. Il percorso di conversione e purificazione richiede tempo, e la pena temporale non è una vendetta divina ma un processo attraverso il quale rigeneriamo la nostra capacità di amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale può essere scontata in questa vita come riparazione o nel Purgatorio come purificazione. Nel corso della nostra vita, il cristiano deve considerare le diverse prove, le sofferenze, l’impegno nelle opere di carità, la preghiera, le pratiche di penitenza e l’acquisto delle indulgenze come mezzi di purificazione che agevolano il cammino verso la santità.

Poiché è improbabile che raggiungeremo la perfezione in questa vita, la Giustizia Divina prevede un periodo di purificazione anche dopo la morte, in uno stato particolare chiamato Purgatorio, dove le anime sono purificate e preparate per la piena comunione con Dio. Come afferma il Catechismo, “Coloro che muoiono nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, vengono sottoposti, dopo la morte, a una purificazione al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio.