La dipendenza dal gioco d’azzardo è una dei temi più dibattuti nelle ultime ore. La ludopatia affligge milioni di persone, mettendo in ginocchio intere famiglie e spezzando ogni tipo di legame sociale. Alessandra Mureddu ha raccontato questo mondo all’interno del suo primo libro “Azzardo”, pubblicato con Einaudi Editore. Nella sua storia l’autrice si mette a nudo, svelando come è caduta vittima della ludopatia e come la sua vita ne ha inevitabilmente risentito. Mureddu è entrata nelle sale gioco per salvare il padre e, da quel momento in poi, ha vissuto anni da incubo risucchiata all’interno di questo vortice infernale.

Ludopatia, Alessandra Mureddu (ex giocatrice): “Colpisce anche chi non ha bisogno di soldi”

Alessandra Mureddu, intervistata in esclusiva da TAG24, ha parlato della sua esperienza e di come è riuscita a emergerne. L’autrice di “Azzardo” ha sottolineato come la ludopatia colpisca ogni tipo di persona, indipendentemente dalla sua condizione sociale. “Negli otto anni in cui ho giocato – ha spiegato – nelle sale ho visto donne e uomini di ogni estrazione. Era un vero e proprio mondo nel mondo, con tutte le categorie sociali rappresentate. Ricordo avvocati come mio padre, ma anche imprenditori. La realtà è che gioca anche chi non ha bisogno di denaro”.

La prima esperienza in una sala gioco

L’autrice di “Azzardo” è poi tornata indietro nel tempo, ricordando le sensazioni provate la prima volta che ha messo piede in una sala gioco. “Prima andavo al casinò solamente durante l’estate – ha raccontato – e nel momento in cui tornavo a Roma non ci pensavo più. Quando mio padre mi fece vedere una sala gioco per la prima volta ero del tutto sperduta, perché non comprendevo il meccanismo delle slot. Poi, però, ho cominciato a giocare da sola e non ho capito che stavo entrando in una spirale letale. Le macchinette promettevano grandi vincite e mi sembrava tutto facile. Il mio approccio fu una vincita di 900 euro, mio padre si complimentò con me e io credetti che fosse un mondo straordinario. Non sapevo che da lì a poco mi avrebbe tolto soldi, tempo e dignità. Io ho perso tutto: le amicizie, un compagno e la normalità di vivere”.

L’illusione del mondo del gioco d’azzardo

Dal 2006 al 2014 Mureddu ha giocato cifre considerevoli, attratta da una realtà quanto mai lontana da quella reale: “Quando uscivo dalle sale gioco avevo pensieri tremendi che mi causavano frequenti attacchi di panico. In quei momenti si spegneva il mondo del gioco, fatto di luci e suoni, e si rientrava nella vita reale. Nel mondo reale io non avevo i soldi per fare nulla e il primo pensiero della giornata successiva era quello di recuperare il denaro perso. Così il mio stipendio finiva nel giro di due giorni”.

Quanto ha inciso la ludopatia nelle tue relazioni estere?

“Davvero molto. Sono stata otto anni senza un contatto con un altro essere umano. Per una donna giovane come me era una cosa molto strana. I miei amici mi proponevano di uscire, di fare un aperitivo, ma io continuavo a rifiutare perché volevo soltanto andare a giocare. In questo modo si è interrotta ogni tipo di relazione”.

Cosa fa lo Stato per cercare di limitare questo fenomeno?

“Non mi sembra che lo Stato stia facendo qualcosa, servirebbe un intervento molto più duro. Quando non ne potevo più della mia vita e volevo uscire da questo mondo ho avuto molte difficoltà a trovare un aiuto. Non vedevo nessun cartello, nessun messaggio né all’interno delle sale gioco né fuori. Ho faticato molto, fino a che una persona della sala mi ha dato il numero di un’associazione. Anche in televisione non c’è nessun tipo di aiuto, lo Stato ti dice solo di giocare responsabilmente ma questa frase è un controsenso per il vero ludopatico”.   

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