Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi rivoluzionerà presto il mercato vietando moltissimi prodotti specialmente quelli in plastica e monouso. Un provvedimento voluto per promuovere il riutilizzo e il riciclo, ma che non tutti i paesi membri hanno intenzione di appoggiare pienamente. Perchè potrebbe penalizzare alcuni settori dell’economia. Pertanto la discussione è ancora aperta e in caso di voto successivo in plenaria favorevole da parte della maggioranza molte cose potrebbero cambiare. Ecco cosa prevede e quando potrebbe essere approvato in via definitiva.

Imballaggi, nuovo regolamento Ue: cosa prevede?

IL 24 ottobre, la commissione ambiente dell’Unione europea ha preparato la bozza del provvedimento per favorire il riutilizzo degli imballaggi e limitare il riciclo. Questo significa che presto, in caso di approvazione della misura così com’è verrà posto uno stop definitivo alla produzione e all’utilizzo nell’industria e in agricoltura, di moltissime tipologie di confezionamento dei prodotti. Il divieto infatti riguarda soprattutto le confezioni monodose usate nel settore alberghiero, ristorazione e catering.

Ma anche le bottiglie in plastica che entro il 2030 dovranno per almento il 30% essere vendute in involucri riutilizzabili, oltre che l’eliminazione dell’imballaggio in plastica di frutta e verdura. Potrebbero quindi presto scomparire molte categorie di prodotti per fare spazio a nuovi sistemi di riuso. Ad esempio entro due anni dall’entrata in vigore sarà prevista la possibilità per legge di utilizzare bicchieri e borracce personali per la somministrazione di bibite nei locali pubblici e bar.

Stop a confezioni monodose e bustine di zucchero

Le confezioni che potrebbero presto scomparire a causa del nuovo regolamento Ue per il riutilizzo degli imballaggi sono moltissime. Dalle stovoglie in plastica monouso, ai prodotti per hotel contenenti liquidi, saponi e cosmetici ad uso dei clienti, fino ad arrivare alle bustine di zucchero presenti in tutti i bar e ristoranti. Inoltre saranno vietate le confezioni in plastica dei prodotti alimentari e ortofrutta. Come ad esempio le reti o le buste per l’insalata già lavata e tagliata, e per tutti gli ortaggi che pesano meno di 1,5 kg.

Gli imballaggi di prodotti alimentari freschi vari e in grandi quantità come ad esempio le classiche “confezioni famiglia” saranno banditi perchè inducono i consumatori ad acquistare di più del necessario. C’è stata quindi una polemica perchè se il testo dovesse passare così come è nella attuale bozza, le nuove regole potrebbero penalizzare interi settori economici ed industriali, colpendo indirettamente anche i lavoratori.

Quando sarà approvato il decreto imballaggi Ue

Il provvedimento proposto per ridurre gli imballaggi in plastica in Europa è stato presentato il 24 ottobre. Nella stessa data, la misura ha già ricevuto una maggioranza di consensi. Sebbene infatti molte nazioni si sono mostrate contrarie a queste regole così come sono state presentate nella prima versione del testo, la seduta si è conclusa con 56 voti a favore, 23 contrari e 5 astenuti.

ll che rappresenta un via libera alla prossima plenaria che si terrà a novembre dal 20 al 23, e successivamente iniziare il negoziato per l’approvazione definitiva de testo. Nel frattempo però le rischieste di apportare modifiche sono state molte. Secialmente dai parlamentari italiani, e in particolar modo in ambito di riciclo plastica.

Regolamento imballaggi Ue, perchè l’Italia è contraria

L’Italia ha da sempre espresso parere contrario al nuovo regolamento sugli imballaggi in plastica e monouso che l’Unione Europea vorrebbe approvare. Uno tra i motivi principali è che il nostro paese è particolarmente virtuoso per quanto riguarda il riciclo. E una limitazione a tale pratica, promuovendo solo il riuso potrebbe penalizzare molti settori industriali, costretti a rivedere tutti i processi produttivi.

Inoltre il sistema che caratterizza l’Italia nel campo del riciclo di rifiuti in plastica, coinvolge attualmente moltissime aziende, enti, consorzi e garantisce il mantenimento di migliaia di posti di lavoro nei vari territori regionali. Tra le criticità possibili individuate poi, c’è anche un aumento della spesa pubblica e privata, perchè secondo i parlamentari italiani, il riuso non solo comporta un prezzo notevolmente alto per i produttori, ma non garantirebbe nemmeno gli stessi risultati di qualità dei materiali riciclati.