Alle ore 14 (ore italiane) ha preso la parola il leader di Hezbollah, parlando di fronte ad una grande folla radunata nella piazza centrale di Beirut, in Libano. Le sue dichiarazioni erano molto attese in tutto il Medio Oriente, le prime dall’attacco del 7 ottobre scorso.

L’equilibrio nella regione è estremamente precario e un posizionamento netto nei confronti di una o l’altra parte, dunque Israele o Gaza, potrebbe avere un impatto non trascurabile in tutta la regione. Nasrallah non ha usato giri di parole dichiarando tutto il suo fermo sostegno alla causa di Gaza e di Hamas.

“Tutte le vittime di Gaza sono martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti. Siamo pronti al sacrificio, siamo pronti a dare il nostro tutto.”

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah: “Eran diverse le questioni urgenti sul fronte palestinese”

Lo scoppio del conflitto non deve far dimenticare, secondo Nasrallah, come ben prima dell’attacco del 7 ottobre ci fossero almeno quattro questioni urgenti che interessavano i territori palestinesi, passati in rassegna nel suo discorso:

“Le migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; la questione della moschea di al Aqsa a Gerusalemme; l’assedio di Gaza per quasi vent’anni; i pericoli che incombono sulla Cisgiordania, compresi gli insediamenti israeliani, le uccisioni e gli arresti quotidiani.”

Il ministro italiano Tajani sperava in un appello alla pace

Poco prima dell’annunciato discorso di Nasrallah, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a far uscire i civili italiani dal doppio passaporto da Gaza, aveva ribadito la necessità di parole di pace e non di ulteriore benzina sul fuoco.

“Un appello alle massime autorità Hezbollah affinché diano messaggi di pace a favore di una de-escalation. Le autorità non gettino benzina sul fuoco. Si impedisca un allargamento del conflitto ai Paesi confinanti, a partire dal Libano. Ci auguriamo che arrivino parole di pace e non di guerra.”

Un appello caduto nel vuoto: non si è trattato di una dichiarazione di guerra ad Israele, ma il leader di Hezbollah ha ribadito tutta la bontà della battaglia di Hamas, di fatto giustificando quanto commesso fino ad ora.