Attilio Fontana ha pubblicato insieme a Rosita Celentano un nuovo singolo dal titolo “Benedetti & Clandestini” (Senza Dubbi/Believe). Legati da una amicizia fraterna nata durante un fortunat tour teatrale, i due artisti condividono da sempre visioni, scrittura e impegno a sostegno di iniziative che rivolgono uno sguardo attento al cambiamento climatico e ai valori etici.
Il tutto impreziosito da un vero e proprio featuring con le “voci” marine delle balene che si inseriscono nello special del brano, rimarcando quanto il nostro pianeta sia in pericolo e necessiti di attenzione. Cosa c’entrano le balene? Quando si tratta di salvare il pianeta, una balena vale migliaia di alberi in quanto assorbe l’anidride carbonica prodotta dall’uomo. La loro salvaguardia, quindi, è fondamentale anche nella disperata lotta ai cambiamenti climatici.
Attilio Fontana: intervista
Tag24 ha contattato telefonicamente Attilio Fontana per parlare di questo brano, della collaborazione con Rosita Celentano e non solo.
Come nasce Benedetti e Clandestini e la collaborazione con Rosita Celentano?
Nasce da una grande amicizia sfociata durante una tournée delirante fatta con Pino Quartullo per lo spettacolo “Qualche volta scappano” andato in scena in tutta Italia per un paio di anni. Sia sul palco, sia dietro le quinte è nata questa sorta di sorellanza e fratellanza con Rosita, una amicizia profonda. Avevo questa canzone e non riuscivo a capire cosa potesse mancare e le ho chiesto di cantare con me. Lui subito ha detto di no perché in casa sua tutti cantano, ma io gliel’ho mandato lo stesso perché pensavo fosse perfetto per lei. Infatti il brano le è piaciuto un sacco, ma ha messo mano sul testo e ci ha lavorato insieme a me per aggiungere qualche piccola perla.
Questa collaborazione musicale proseguirà in futuro?
Non è detto. Il brano è piaciuto molto e abbiamo dei feedback molto belli. Non c’è qualcosa di definito. Stiamo lavorando ad una serie tv, uno spettacolo. L’idea è quella di dare una continuità a questa amicizia facendo diventare il nostro legame anche qualcosa di artistico.
Tu hai pronti altri brani in uscita?
Sto lavorando al mio live interattivo “Il mio cane legge ancora le poesie” che sto portando in giro da un anno. Si tratta di uno show molto confidenziale, molto interessante. Ogni volta è diverso, infatti il pubblico sceglie tra 14 disegni fatti da me che contiene una storia ed una canzone diversa. Un modo per raccontarmi che mi sta piacendo molto. Sto anche scrivendo anche cose nuovo, non sono troppo innamorato della musica che va di moda. Con questo brano con Rosita invece mi faceva piacere uscire dalla tana in cui mi sono rinchiuso. Ho il desiderio di fare un album nuovo, ma sono combattuto e sto cercando di trovare il momento migliore per dire le cose che ho da dire. C’è tanta scrittura in questo periodo, ma non è il momento di uscire con un album. Sto accumulando storie per capire quando arriverà il momento più adatto.
Quindi non proverai nemmeno il Festival di Sanremo?
Il sogno più grande è proprio quello di partecipare a Sanremo. Ho provato in questi anni con diverse proposte, stimo molto Amadeus, però mi rendo conto che la musica non è più la canzone. Ho dei brani che reputo vincenti, ma non è più soltanto il Festival della Canzone. Devi avere alle spalle gossip, tanti numeri, questioni politico discografiche più evolute. Io essendo un puro vado come Don Chisciotte. Spesso i “ni” che ti dicono per Sanremo, diventano “no” e creano una confusione anche con la traiettoria artistica. Ogni anno ho provato, ma poi quei no si sono trasformati in qualcosa di bello, perché ho sempre avuto tanti impegni lavorativi. Sanremo è un amuleto. Quest’anno non mi dovrei presentare, poi magari da qui a febbraio esce dal cilindro qualcosa. In ogni caso non ho quel dente avvelenato che avevo gli altri anni. Non voglio fare 77 contenuti al giorno, i reel, in pratica ci chiedono di essere dei Giorgio Mastrota per vendere delle views. Non ho intenzione di fare una telepromozione a me stesso a tutti i costi. Questo ritmo non è nel mio DNA.
Non avete pensato di proporre il brano con Rosita a Sanremo?
In realtà l’abbiamo proposto l’anno scorso. Abbiamo avuto degli incontri ravvicinati, ma quando c’è Rosita di mezzo chiedono sempre del papà e questa cosa, giustamente, non le piace. Le scelte di Amadeus io le ho apprezzate molto, lui fa sempre dei Sanremo perfetti che sono lo specchio dell’Italia. Per ogni casella trova sempre degli elementi perfetti. Da questo rifiuto è nato il desiderio di farlo uscire ugualmente.
Tu però sei già stato a Sanremo…
Sono stato con i Ragazzi Italiani nel 1997, poi come autore e produttore di In equilibro di Ilaria Porceddu nel 2013. Non c’è due senza tre. Vorrei andarci con una canzone mia. Nicola Arigliano sicuramente insegna tanto. Questo è un mondo folle, pazzo e a volte ricolloca il talento dove magari si merita di più. Io sono un po’ sognatore. Lo stesso Amadeus quando ha fatto Tale e Quale Show con me (nel 2013, ndr) conduceva Mezzogiorno in famiglia e sembrava che nessuno gli avrebbe dato più fiducia.
A tal proposito, stai guardando Tale e Quale Show?
Devo essere sincero, ho visto una sola puntata. Anche lì il programma è molto cambiato rispetto agli anni in cui l’abbiamo fatto noi. Prima c’era un occhio di riguardo ai talenti piuttosto che alla parte trash, parruccosa. Adesso è diventato meno varietà e più intrattenimento. Fa più da padrone la polemica di Cristiano Malgioglio che critica i personaggi più trash che ormai prendono. Prima evitavano quelli del Grande Fratello, per esempio. Ha perso la allure artistica, anche se ci sono dei ragazzi bravissimi. Gaudiano mi è piaciuto molto a Sanremo, fa musical da anni, è il favorito e spero che vinca. Anche Lorenzo Licitra è bravo. Diciamo che seguo Tale e Quale Show con meno passione di prima perché ha preso una strada dell’audience, di fare ascolti. Anche Carlo Conti ha dovuto scendere a patti con le cose che creano morbosità. Più morbosità e meno qualità, anche perché poi i personaggi alla fine sono sempre gli stessi quelli da imitare. Non è che ti puoi inventare molto. In ogni caso è sempre un grande programma e porta a casa grandi ascolti.
In una intervista hai dichiarato che Virna Lisi non viene ricordata molto perché non è mai stata protagonista di polemiche o gossip. Quale altro artista scomparso, secondo te, non viene ricordato come meriterebbe?
Mango, anche se non è mai stato tra i miei artisti preferiti, mentre Clizia (Fornasier, sua compagna, ndr) è super fan. La figlia Angelina ora l’ha riportato in luce. Oppure Alex Baroni. Ci sono stati artisti molto maltrattati dai discografici perché non facevano i numeri che secondo loro avrebbero dovuto fare. Facevano la loro arte, ma visto che non andavano troppo di moda sono stati maltrattati dai discografici. Gli stessi che sono corsi in ospedale per corrompere i parenti per uscire con il cd post mortem. Un po’ come la storia di Mia Martini. Ora hanno fatto la fiction e ci sono festival ovunque, però al tempo di Papaveri e Papere, quando arrivava lei molti autori e presentatori facevano scongiuri, si toccavano. C’è questa tendenza a ricordarsi dopo e non godersi l’arte quando c’è. Il pubblico è diventato più morboso, sta più dietro al gossip, ossia “mi compro il disco di Emma se c’è la storia di lei che parla del padre scomparso” oppure “i Maneskin è meglio se lui si lascia la fidanzata”.
Su Instagram hai pubblicato una foto su un set con Blu. Ma se i tuoi figli volessero fare lo stesso lavoro di mamma e papà?
Non sono né pro né contro. Mi fa piacere perché il nostro lavoro è bello. Un mio regista amico mi ha chiamato e mi ha detto che Blu sarebbe stato perfetto per un ruolo e che gli sarebbe piaciuto averci insieme. Ho chiesto a Blu se era interessato ed era felice di fare questa esperienza. Per me è stata una giornata molto emozionante e lui ha capito il lavoro che facciamo. Per me è stato un dono grande. Vorrei che loro capissero se sono interessati o meno a questo mondo prima di quando l’ho capito io. Se lo scopri tardi devi rincorrere il decennio che hai perso a non dedicartici a pieno.
Ma ti inviano ancora messaggi perché pensano tu sia il presidente della Regione Lombardia?
Un po’ meno, anche lui si sta rendendo meno visibile, quindi la situazione si è assestata e c’è una tregua in corso. In realtà ho questo gruppo Facebook che si chiama “Attilio Fontana Fanclub” e lì hanno iniziato a scrivere sia quelli pro e sia quelli contro la Lega. In realtà è un gruppo per le mie comunicazioni artistiche e si è trasformato in una sorta di arena. L’ho vissuto come uno stupro alla mia privacy e alla mia identità. L’ho visto come una violenza perché vomitavano rabbia ed ignoranza da entrambe le fazioni. Ormai la gente non legge più. Si ferma ai titoli, alla seconda riga. Questo però è lo specchio della politica, infatti non sono personaggi che catalizzano la stima, ma solo la rabbia di ognuno di noi.