Nel 2024, i nati nel 1956 vanno in pensione per primi, con accesso diretto al trattamento ordinario. Tuttavia, l’ottimismo generato da questa affermazione è fuorviante poiché la realtà è ben diversa. La decisione sui tempi e le modalità di pensionamento per i lavoratori è ancora in fase di definizione da parte dell’Esecutivo, e l’uscita anticipata flessibile non sarà attuata né oggi né domani.
Per essere onesti, la strada intrapresa dal premier Meloni sul fronte previdenziale potrebbe sollevare molte perplessità, ma potrebbe essere l’unica opzione praticabile. Anche se alla fine, bisogna farli bene, i conti e i lavorati nati nel 1956 hanno raggiunto 67 anni di età, e quindi hanno maturato il diritto alla pensione previsto dalla legge. Vediamo insieme i requisiti per l’accesso alla pensione per coloro nati nel 1956.
Pensione i nati nel 1956
Certo, le nuove misure previdenziali pensate dal governo italiano non rappresentano il primo passo per allontanarsi dalla riforma Fornero; anzi, è il contrario. L’Italia necessita di una maggiore solidità finanziaria per supportare almeno il pacchetto di riforme sugli ammortizzatori sociali, le pensioni e le famiglie. L’Europa non permette (ancora) una flessibilità nei conti pubblici per finanziarie misure pro crescita, quindi la stretta sul fronte pensionistico è inevitabile.
Prima di esaminare le misure previdenziali disponibili per coloro nati nel 1956, è essenziale fare una breve panoramica dei tagli previsti per il 2024. La platea dei beneficiari dell’Ape sociale viene ridotta, reintroducendo i criteri precedenti ed escludendo alcune categorie di lavoratori usuranti.
Anche Opzione donna subisce tagli; la pensione anticipata rimane vincolata alle categorie meritevoli di tutela ed è soggetta a ulteriori modifiche nei requisiti. Di conseguenza, le donne potranno andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi. Non da meno, la pensione anticipata passa da Quota 104 (64 anni e 41 anni di contributi) a Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), ma con requisiti più stringenti.
È importante sottolineare che con il passare degli anni, i lavoratori sono sempre più vincolati ai requisiti imposti dalla riforma Fornero, con poche possibilità di accesso all’uscita anticipata prima dei 67 anni di età. Ora esaminiamo nel dettaglio i requisiti per la pensione ordinaria.
La pensione di vecchiaia ordinaria
I nati nel 1956 hanno accesso diretto alla pensione di vecchiaia, a condizione di aver maturato almeno 20 anni di contributi.
Per perfezionare il cumulo contributivo, è possibile ricorrere alla totalizzazione, al cumulo o ai versamenti volontari. In alternativa, occorre verificare se si soddisfano i requisiti previsti dalle deroghe Amato o raggiungere 71 anni di età con almeno 5 anni di versamenti contributivi.
In pratica, anche se la normativa previdenziale subisce delle modifiche, rispetto alle disposizioni generali restano le regole contenute nel decreto Amato (D.lgs. n. 503/1992). Pertanto, è possibile conseguire la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 15 anni di contributi, a condizione che si soddisfino le condizioni normative.
La prima deroga Amato prevede la possibilità di pensionarsi con 15 anni di contributi, a condizione che siano stati maturati 780 settimane (corrispondenti a 15 anni di versamenti) prima del 31 dicembre 1992. Pertanto, sono utili ai fini del perfezionamento dell’importo contributivo i contributi volontari, obbligatori, figurativi, da riscatto e di ricongiunzione. Se il lavoratore ha lavorato all’estero, in Paesi europei o in Paesi convenzionati con l’Italia, può farli valere ai fini previdenziali.
La seconda deroga Amato è rivolta a coloro che hanno presentato una richiesta di contribuzione volontaria. Tuttavia, è possibile andare in pensione con 15 anni di contributi a condizione che l’autorizzazione alla contribuzione volontaria sia stata ottenuta in un periodo precedente al 24 dicembre 1992. Per perfezionare l’importo contributivo di 15 anni, è possibile utilizzare la contribuzione volontaria, obbligatoria, figurativa, da riscatto, di ricongiunzione e contributi esteri.
La terza deroga Amato si rivolge alla categoria di lavoratori discontinui che possono pensionarsi con 15 anni di contributi, a patto che siano soddisfatte diverse condizioni, tra cui:
- 25 anni di anzianità assicurativa. In questo caso, è importante che il primo contributo risulti versato almeno 25 anni prima del soddisfacimento dei requisiti per l’accesso al trattamento ordinario;
- 15 anni di contribuzione se maturati da lavoro dipendente accreditati all’AGO o a un fondo sostitutivo o esonerativo;
- almeno 10 anni lavorati in modo discontinuo.
A quanto ammonta la pensione per i nati nel 1956?
La differenza nel valore liquidato dall’INPS è determinata dalla presenza di diverse variabili legate al sistema contributivo, misto e retributivo. È importante sottolineare che sul montante contributivo viene applicato il coefficiente di trasformazione. Un altro aspetto da considerare riguarda il periodo di inizio del lavoro, che può essere antecedente o successivo al 1995.
La pensione di vecchiaia viene concessa con 20 anni di contributi, a condizione che la rendita sia almeno 1,5 volte il trattamento minimo. Tuttavia, il vantaggio della rivalutazione delle prestazioni consente di ottenere assegni più elevati rispetto al valore ordinario.
In conclusione, i nati nel 1956 avranno accesso alla pensione prima degli altri nel 2024. Tuttavia, i dettagli operativi sono condizionati dalla presenza di diversi requisiti, inclusi contributi, tipo di lavoro e leggi specifiche.