Il Play-to-Earn rappresenta un modo alternativo di trarre profitto dalle criptovalute. Basta infatti giocare per guadagnare token divertendosi ed essere sempre nel pieno controllo della propria esperienza di gioco. Pur non essendo una novità introdotta dalla blockchain e dal Web3, proprio in questo ambito il P-2-E ha trovato la sua migliore realizzazione. A renderlo tale è proprio il fatto di aver consegnato ai giocatori un potere che prima non avevano, sottraendolo alle software house dedite ai videogiochi.

Play-to-Earn: di cosa si tratta

I giochi Play-to-Earn sono quelli che permettono agli utenti di guadagnare dalla semplice partecipazione. Se il meccanismo varia da gioco in gioco, le ricompense ad essi collegate sono solitamente riconducibili ad attività come lo staking, il farming o la creazione di NFT (Non Fungible Token) che possono essere oggetto di compravendita.

Dando vita ad un mix tra gioco e finanza, i Play-to-Earn rientrano a pieno titolo nell’ambito del Game-Fi. Una categoria in cui gli incentivi sono all’ordine del giorno proprio per fidelizzare gli utenti. Ripetendo specifiche azioni, i partecipanti possono ritagliarsi un reddito in due modi:

  • guadagnando criptovalute, come accade ad esempio in Axie Infinity, ove gli utenti devono completare missioni, battersi contro altri utenti o contro i mostri;
  • facendo trading di NFT di vario genere, che possono essere costumi, armi o altri oggetti collegati allo svolgimento del gioco.

Come abbiamo ricordato, anche lo staking è in grado di generare un reddito. In questo caso, però, l’investimento iniziale può essere molto elevato, a differenza delle altre due modalità descritte.

In questo sistema, la blockchain è stata integrata proprio per le sue peculiarità, le quali possono risultare molto preziose per i giochi. A partire dall’immutabilità dei dati inseriti nel suo registro. Ciò si traduce all’interno del gioco nella pratica impossibilità di frodi e raggiri che sono tipici di quelli tradizionali, come la duplicazione degli oggetti. Ne deriva un valore effettivo per gli oggetti collegati al gioco.

Quanto si guadagna con il Play-to-Earn?

Come abbiamo ricordato all’inizio, lo scopo del Play-to-Earn è consentire agli interessati di guadagnare. Naturalmente la domanda che ne consegue è la seguente: quanto si guadagna, giocando?

Se è difficile quantificare con una certa precisione questo aspetto, si sa che alcuni utenti sono in grado di ritagliarsi un vero e proprio stipendio giocando ad esempio a Axie Infinity, tanto da trasformare l’aspetto ludico in un vero e proprio lavoro. Una realtà che riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo.

Più costante è però il reddito che può derivare dal farming, ovvero il blocco dei token all’interno di pool di liquidità dei DEX, ad esempio Uniswap. Tale metodo è popolare soprattutto nelle Filippine, ove molti utenti sono stati in grado di crearsi rendite sino a mille dollari mensili, mettendo in farm i propri Smooth Love Potion (SLP).

Per capire meglio il possibile guadagno, occorre però partire da un dato ineludibile, quello rappresentato dall’investimento iniziale. Giocare per guadagnare non è, naturalmente, gratuito e l’entità della barriera d’ingresso varia da gioco a gioco. Nel caso di Axie Infinity, ad esempio, ogni nuovo giocatore deve provvedere all’acquisto di tre Axies. Il loro valore attuale si attesta intorno ai 600 dollari e per ripagare tale investimento possono occorrere mesi. A questo costo va poi aggiunto quello derivante dall’acquisto di un wallet, ove non se ne abbia uno. Si tratta di un obbligo derivante dalla necessità di collegarsi al gioco e di conservare i token guadagnati durante lo svolgimento.

Per quanto riguarda invece l’incasso dei proventi, sotto forma di token, è possibile utilizzare un exchange, in particolare quello su cui si ha un conto. Naturalmente, in questo caso, occorre verificare che il proprio scambio offra l’opportunità di convertire la crypto utilizzata nel gioco. Nel caso si intenda invece trarre profitto dagli NFT occorre procedere su una piattaforma che consenta la compravendita di token non fungibili.