Recentemente, è cresciuto l’interesse attorno al pignoramento telematico, spesso descritto anche come il pignoramento sprint dei conti correnti in relazione a debiti con il Fisco. Tale crescente interesse è stato alimentato da una proposta del Governo nella bozza della Legge di Bilancio 2024. Sebbene l’idea fosse stata successivamente ritirata, ha ovviamente sollevato diversi dubbi sulla rapidità delle procedure di pignoramento dei conti correnti.
Alcuni conti correnti non sono pignorabili, ma cosa significa pignorare un conto?
Il pignoramento di un conto corrente rappresenta una delle azioni esecutive previste dalla legge per il recupero dei crediti. È un meccanismo con cui, attraverso determinate procedure, una parte o l’intera somma di un conto corrente può essere congelata per soddisfare un debito. Gli enti che possono richiederlo includono, tra gli altri, le banche, gli istituti finanziari e l’Agenzia delle Entrate.
Se un contribuente non riesce a pagare una tassa entro un certo periodo, l’agente della riscossione inizia il processo di pignoramento. Questo inizia con l’invio di una cartella esattoriale e, se il debito rimane impagato, continua con ulteriori passaggi, tra cui l’invio di un’intimazione.
Il processo di pignoramento segue quindi determinate fasi legali. Prima di tutto, c’è l’atto di precetto, che avvisa il debitore della necessità di saldare il debito. Solo dopo questo, in presenza di un titolo esecutivo valido (ad esempio, una sentenza o un assegno), può iniziare l’esecuzione forzata.
L’idea dietro le proposte recenti, ovvero il pignoramento sprint, è quella di velocizzare questo processo. Con la nuova proposta, l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto accedere direttamente alle informazioni del conto del contribuente e iniziare immediatamente le procedure di pignoramento, saltando alcune fasi.
Pignoramento conto corrente: quando può avvenire
Non tutti i conti correnti sono vulnerabili al pignoramento. Ci sono regole precise che determinano quali conti possono essere “aggrediti” e in quale misura.
- Residenza del debitore: anche se un debitore risiede in un Paese dell’Unione Europea, il suo conto può essere soggetto a pignoramento, come previsto dal regolamento UE 655/2014.
- Quantità di fondi nel conto: se il saldo del conto è inferiore a tre volte l’assegno sociale, il conto non può essere pignorato.
- Tipi di fondi nel conto: alcuni fondi, come i sussidi di disoccupazione o le pensioni di invalidità, sono esenti dal pignoramento.
Quali conti correnti non sono pignorabili?
È fondamentale notare che esistono diversi intoccabili quando si parla di pignoramento di conti correnti. Tra questi:
- Conti correnti con fondi destinati a rimborsi di prestiti o mutui: questi conti sono protetti dal pignoramento, assicurando che i fondi necessari per il rimborso dei debiti siano disponibili.
- Conti in rosso: se un conto ha un saldo negativo, non può essere pignorato.
- Conti condivisi: nei conti cointestati, solo la parte del conto appartenente al debitore può essere pignorata. Ad esempio, se quattro persone condividono un conto, solo il 25% di quel conto (la parte del debitore) potrebbe essere pignorato.
Quali conti correnti non sono pignorabili: lo stipendio
Le regole stabiliscono che una parte dello stipendio o della pensione sia protetta da qualsiasi tentativo di pignoramento. Questa quota intoccabile è calcolata come il doppio dell’assegno sociale, come stabilito dalla legge n. 142/2022 e dalla circolare Inps 38 del 2023.
Nel caso in cui il creditore sia l’Agenzia delle Entrate Riscossione, le percentuali di pignoramento dello stipendio netto variano in base all’importo totale:
- Fino a 2.500 €: il pignoramento è limitato al 10%.
- Tra 2.500 € e 5.000 €: la quota pignorabile è del 14,3%.
- Oltre 5.000 €: si può pignorare fino al 20%.
Calcolo e protezione del minimo vitale
Lo Stato intende garantire il minimo vitale, ovvero un importo essenziale affinché il cittadino possa condurre una vita dignitosa. Per l’anno 2023, questo minimo vitale è pari a 1.006,54 €.
Nel caso di debiti legati a lavoro o tributi locali, il pignoramento non può superare un quinto del netto; per debiti alimentari, il limite sale a un terzo. Tali calcoli vengono effettuati sempre sull’importo netto.
Quali conti correnti non sono pignorabili: la pensione
Anche i pensionati godono di una protezione speciale. Come spiegato in precedenza, la parte pignorabile della pensione non può mai superare il 20% dell’importo che eccede il minimo vitale (1.006,54 €). In pratica, se la pensione non supera 1.000 €, non può essere soggetta a pignoramento.
Conti cointestati e protezioni aggiuntive
Nel contesto dei conti cointestati, solo la metà del saldo può essere soggetta a pignoramento. Esistono, inoltre, alcune fonti di reddito completamente protette dal pignoramento:
- Assegni per disabili;
- Rendite assicurative sulla vita;
- Pensioni di invalidità.
Cosa succede in caso di conto in rosso
Se un creditore si trova di fronte a un conto corrente in rosso, ha la possibilità di interrompere la procedura di pignoramento o di attendere che vi siano nuovi accrediti, mantenendo attiva la procedura stessa.