Cos’è l’idrogeno bianco? Si tratta di una fonte dalle molteplici potenzialità anche detto idrogeno “naturale” o “geologico”.

Questo materiale, dato proprio il suo potenziale e la sua possibilità di estrazione, potrebbe diventare molto importante per aumentare il contributo dell’idrogeno verde nella decarbonizzazione di vari settori.

Il direttore dell’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti ha fornito una stima secondo cui, a livello potenziale ci sarebbero 150 mila miliardi di tonnellate di idrogeno bianco. Ha aggiunto poi che già solo un miliardo di tonnellate potrebbe alimentare gli Stati Uniti per un anno intero.

Al momento sono in corso molte attività di ricerca scientifica e industriale avviate per comprendere al meglio caratteristiche, ubicazione e modalità di generazione oltre che i costi per l’estrazione di questo particolare tipo di idrogeno.

Nel frattempo diversi siti sono stati monitorati e altri ancora sono oggetto di studio, anche in Europa.

Cos’è l’idrogeno bianco: dove si trova

L’idrogeno bianco è presente in natura, in particolare si trova nelle profondità del sottosuolo e rappresenta, per il nostro pianeta, una fonte rinnovabile.

Questo tipo di idrogeno infatti viene continuamente prodotto. Ciò avviene però in determinate condizioni, ad esempio quando l’acqua sotterranea entra in contatto con i minerali del ferro a temperature e pressioni molto alte.

Alcuni giacimenti di idrogeno naturale sono reperibili in Mali. La ricerca si è però avviata anche in Europa, specialmente ai piedi dei Pirenei spagnoli dove, nella provincia d’Aragona procede da più di un anno l’attività esplorativa.

Per la ricerca sono stati investiti in totale 900 milioni di euro. La società ha infine previsto che l’estrazione del gas inizierà nel 2028. Grazie a questo si creeranno circa 400 posti di lavoro altamente qualificati e altri 1.500 posti di lavoro indiretti.

Attualmente poi le ricerche hanno portato alla luce anche un giacimento importante nel sottosuolo di un bacino minerario abbandonato della Lorena dalla cittadina francese di Folschviller, a poche decine di chilometri dal confine con la Germania.

La scoperta del giacimento in Francia

Gli scienziati Pironon e De Donato hanno spiegato come è avvenuta l’importante scoperta. L’importante scoperta è frutto di una valutazione del livello del gas metano presente nel sottosuolo della Lorena. Questa operazione sarebbe servita per fare una stima della quantità totale presente e per verificare se una produzione locale fosse di fatto redditizia. Per fare ciò è stato inoltre necessario sviluppare una nuova tecnologia in grado di sondare, in loco e in modo continuo le formazioni rocciose presenti nel giacimento.

Per questo è nata una collaborazione con la società Solexperts, che ha dato origine ad una speciale sonda, chiamata SysMoG. Questo strumento ha permesso di analizzare il gas disciolto nell’acqua in formazioni rocciose fino a 1.200 metri di profondità.

Secondo le prime stime, il giacimento potrebbe contenere circa 46 milioni di tonnellate di idrogeno bianco. Addirittura più del doppio rispetto all’attuale produzione mondiale di idrogeno grigio. Questi dati sarebbero sufficienti a contribuire in modo significativo agli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea.

Si stima poi, che altre risorse siano presenti in Europa ad esempio in Germania, Islanda, Finlandia, Svezia, Norvegia, Polonia, Serbia, Kosovo, Ucraina, Russia e Kazakistan.

Gli obiettivi per il futuro

I geologi francesi ora dovranno dimostrare che le loro ipotesi sul giacimento della Lorena sono esatte.

Starà a loro dimostrare che la concentrazione di idrogeno continua a crescere in base alla profondità e che questo gas è uniformemente distribuito. Per riuscire a farlo si dovranno realizzare molti pozzi che arrivano anche ai 3000 metri di profondità, in cui calare le sonde.

Questi giacimenti di idrogeno sono stati trascurati fino a qualche anno fa, proprio perché si pensava che questo gas naturale in realtà si trovasse nella crosta in quantità anche ridotta e a profondità troppo elevate da raggiungere.

In realtà, però, in base alle scoperte più recenti e alle nuove tecnologie potremmo avere accesso a una quantità di idrogeno sufficiente a soddisfare la richiesta globale.