Tutto è iniziato con la squalifica alla norvegese Ragnhild Mowinckel e ora la Coppa del Mondo di sci deve fare i conti con il “Caso Fluoro”
Coppa del Mondo di sci, “Caso Fluoro”: dalla squalifica di Ragnhild Mowinckel alle reazioni della sciatrici
Sabato scorso – 28 ottobre – dopo quanto visto sulla pista, un nuovo aggiornamento era arrivato dalla Coppa del Mondo di Sci 2023. Prima, avevamo assistito al secondo posto di Federica Brignone (57esimo podio della sua carriera) allo slalom gigante di Soelden, a soli due centesimi dalla vincitrice, la svizzera Lara Gut-Behrami, alla 38esima vittoria nella competizione. Una prova che dal fronte azzurro aveva fatto registrare la buona quinta posizione per Marta Bassino a 1”19, e Asja Zenere – alla sua prima volta a Soelden – piazzarsi con un buon 3”30 con Roberta Melesi poco distante a 3”78: più lontane Elena Curtoni (5”60) ed Elisa Platino (4”48). Dopo questi piazzamenti però, il mondo dello sci ha dovuto fare i conti con una diversa dinamica. La norvegese Ragnhild Mowinckel, arrivata sesta dopo la prima manche nel gigante di Soelden, veniva squalificata dalla giuria. Il motivo? Gli sci che aveva utilizzato erano trattati con una sostanza vietata dalla FIS, ovvero la sciolina al fluoro. Tale sostanza sarebbe stata presente in quantità maggiore rispetto alle attuali norme vigenti. Per chi non lo sapesse la Federazione Internazionale Sci e Snowboard ha infatti vietato dall’inizio dell’attuale stagione 2023/2023 l’utilizzo di tutte le sostanza fluorurati sugli sci, dannose per l’ambiente e l’uomo e considerate doping tecnologico. Una decisione che modificava inoltre i piazzamenti in classifica delle sciatrici italiana nella seconda manche, preclusa alla Mowinckel: Federica Brignone 1/a, Marta Bassino 7/a, Sofia Goggia 19/a e Asja Zenere 27/a. La questione è molto dibattuto tra gli stessi sciatori. Per una delle favorite in questa Coppa del Mondo di Sci 2023, Mikaela Shiffrin (arrivata quinta, a 75/100 dalla Brignone), i test con cui verrebbe rilevato il fluoro sugli sci non sarebbero attendibili al cento per cento. La Shiffrin, stando a quanto ha dichiarato a TV2, ha espresso tali perplessità poichè i testi possono risultare sia positivi che negativi sul medesimo skipper qualora le analisi vengano fatte a distanza di venti minuti di tempo l’una dall’altra. Anche la Brignone ha mostrato delle perplessità sulla questione, facendo presente la possibilità che uno sci “pulito” possa “contagiarsi” con il fluoro sulla neve. Sempre sulla medesima vicenda, anche la campionessa svizzera Lara Gut-Behrami si è mostrata scettica in conferenza stampa sul Caso Fluoro, dichiarando come questo aspetto aggiunge ulteriore pressione agli sciatori.
Coppa del Mondo di Sci 2023: cosa sono le scioline al fluoro e come cambiano gli esiti di una competizione?
Alla luce degli ultimi sviluppo riguardanti il “Caso Fluoro” nella Coppa del Mondi di Sci, è giusto chiedersi cosa sono le scioline al fluoro e come queste alterino gli esiti di una competizione. Trattare uno sci con delle scioline composte da sostanze sosperfluoroalchiliche (dette anche Pfas) vuol dire permettergli di scorrere sulla neve con maggiore velocità. Una delle problematiche riguarda però l’applicazione di questa Pfas: dovendole surriscaldare per applicarle allo sci, tale trattamento risulterebbe nocivo sia per l’ambiante sia per l’uomo, il quale inalerebbe tale sostanza con conseguenza dannose. Chi ha smosso la questione, denunciando l’utilizzo di questo doping tecnologico, fu il giornale francese L’Équipe, il quale per primo aveva scritto riguardo la composizione di queste sostanze (utilizzate per l’impermeabilizzare dei tessuti e per le pentole antiaderenti); di come venissero applicate agli sci – tramite un ferro da stiro – e soprattutto aveva raccolto i dati intenti a mostrare i danni alla salute di chi le aveva assorbite. Adesso, la squalifica di Ragnhild Mowinckel ha portato il “Caso Fluoro” sotto i riflettori: non resta che vedere se l’episodio rimarrà rilegato alla sciatrice norvegese o se siamo solo all’inizio.