E’ il 31 ottobre del 1917 e a Roma il gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia è nel suo ufficio a Palazzo Giustiniani, oggi sede degli uffici del Senato e scippato ai massoni dal regime fascista e mai riconsegnato dalla Repubblica.
Si presenta all’ingresso Lorenzo D’Ambrosio, che chiede di parlare con Achille Ballori. Appena lo incontra gli spara con una pistola e lo uccide. Dopo la sua cattura dichiara agli inquirenti di non avere “ragione alcuna di speciale antipatia per il Ballori, persona di ottimo cuore e di grande onestà” e che la sua “intenzione era di colpire la massoneria nelle sue personalità più rappresentative” come Ettore Ferrari, che aveva realizzato la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori e quella di Giuseppe Mazzini all’Aventino.
L’assassino voleva uccidere l’ex sindaco di Roma Ernesto Nathan
Nel mirino dell’assassino era anche Ernesto Nathan, che era stato sindaco di Roma e si apprestava a cedere l’incarico di gran maestro proprio a Ballori. ll folle era spinto a colpire i massoni dal clima fortemente antimassonico che cominciava a soffiare sull’ Italia, alla vigilia della marcia su Roma e dell’ascesa del fascismo, che perseguiterà i liberi muratori, mettendo a ferro e a fuoco le logge fino a impossessarsi della sede di Palazzo Giustiniani, per la riconquista della quale è in corso un procedimento giudiziario che vedrà un passaggio il prossimo 21 novembre in Cassazione.
La Suprema Corte stabilirà se la competenza della decisione spetta al tribunale amministrativo o al giudice civile. Di sicuro esiste un accordo firmato dall’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini e dal Grande Oriente d’Italia che consegna alla più antica istituzione massonica 140 metri quadrati di Palazzo Giustiniani per allestirvi un museo.
Stefano Bisi