Un’efficace collaborazione tra le persone favorisce il successo di un’azienda, di una squadra e per comprenderne appieno il valore possiamo esaminarla attraverso il prisma dei cinque assiomi della comunicazione di Watzlawick, Beavin, e Jackson. Il primo assioma ci ricorda che è impossibile non comunicare.

Ogni azione o inazione in un gruppo comunica qualcosa. La collaborazione, quindi, inizia con la consapevolezza che ogni comportamento influisce sul clima e sulla cultura del gruppo. Il secondo assioma afferma che ogni comunicazione ha una dimensione contenutistica e relazionale. In un contesto di collaborazione, il contenuto delle informazioni condivise è importante, ma altrettanto cruciale è il modo in cui vengono condivise. Una comunicazione efficace non riguarda solo cosa diciamo, ma anche come lo diciamo.

Collaborazione, consapevolezza, empatia per far vincere il gruppo

Il terzo assioma ci spiega che la comunicazione umana è di natura analogica e digitale. Mentre i dati e le informazioni del gruppo sono spesso trasmessi in modo digitale, la dimensione analogica, come il linguaggio del corpo e le espressioni facciali, svolge un ruolo significativo nella collaborazione.

Il quarto assioma ci ricorda che la comunicazione ha due livelli: il livello di contenuto e il livello di relazione. Nel contesto di un gruppo è essenziale prestare attenzione non solo alle informazioni e alle attività stesse, ma anche al contesto relazionale in cui si verificano. Infine, il quinto assioma suggerisce che le comunicazioni umane sono guidate da regole implicite e da strutture gerarchiche.

In un gruppo queste regole possono essere i protocolli di comunicazione, i ruoli gerarchici e le norme interne. Una comprensione chiara di queste regole aiuta a evitare conflitti e a promuovere una collaborazione efficace. In sintesi, la collaborazione efficace in un gruppo richiede consapevolezza, comunicazione aperta, empatia, comprensione delle dinamiche relazionali e rispetto delle regole. Se così verrà fatto il successo è assicurato. O quasi.

Stefano Bisi