Anche se gli occhi di tutto il mondo sono ad oggi fissi sul conflitto fra Palestina ed Israele, non bisogna dimenticare le violenze che i coloni israeliani compiono in Cisgiordania contro gli abitanti del luogo. E’ questo il monito dell’Onu, il cui Alto Commissario per i diritti umani e la sua Portavoce temono che la situazione possa diventare ancora più “grave e preoccupante” di quello che già è. Molte comunità della Cisgiordania sono state costrette ad un trasferimento coatto a causa degli attacchi dei coloni israeliani.

Qual è l’attuale situazione in Cisgiordania e le violenze dei coloni israeliani

L’attacco del 7 ottobre che Hamas ha sferrato ad Israele ha destabilizzato non solo la sicurezza e la diplomazia di tutti gli stati confinanti dell’area, ma anche gli stessi arabi che vivevano (o vivano ancora) in Israele. I lavoratori palestinesi, gazawi, non ricevono più da inizio ottobre lo stipendio ed il governo israeliano sta cercando di trasferirli nuovamente nella Striscia di Gaza o nei territori palestinesi; gli arabi israeliani, minoranza numerosa, non si fida più di uno stato, cioè Israele, che con la legge fondamentale del 2018 sancì l’essenza ebraica dello stato, a livello di etnia della popolazione.

Un altro motivo di grave attrito, e che potrebbe giocare un ruolo importante nel prossimo futuro, sono gli attacchi che i coloni israeliani stanno portando a chi vive in Cisgiordania. Gli arabi che vivono in Israele hanno visto dal 7 ottobre altri e continui tentativi di sottrarre terra agli abitanti della Cisgiordania, nonostante una guerra in corso a Gaza City e dintorni.

Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, e la sua Portavoce, Elizabeth Throssell, hanno cercato di portare l’attenzione della comunità internazionale su questa vicenda. Come ha affermato Throssell:

La violenza dei coloni, che stava già raggiungendo livelli record, è aumentata drammaticamente, con una media di sette attacchi al giorno, più di un terzo dei quali ha visto l’uso di armi da fuoco. Durante ripetuti incidenti, i coloni hanno lanciato ultimatum alle comunità palestinesi affinché lasciassero le loro case o avrebbero rischiato di essere uccisi. Le forze israeliane hanno arrestato solo due coloni per aver attaccato palestinesi e ucciso un palestinese.

Secondo Throssell 132 palestinesi, tra cui 41 bambini, sono stati uccisi nell’enclave, 124 dei quali dalle forze israeliane e 8 dai coloni. Per le forze di ultradestra e confessionali che hanno aiutato la formazione del governo di Bibi Netanyahu non permettono di fermarsi da quello che loro ritengono un loro diritto, cioè allontanare dalle terre ritenute ebraiche da tempi ancestrali la popolazione araba (i cui tassi di fertilità generano timori nella popolazione ebraica).

Le reazioni della comunità internazionale, gli Stati Uniti: “Sostegno ad Israele, ma gli attacchi dei coloni sono destabilizzanti”

Già quest’estate il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aveva affermato che gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania erano un “ostacolo alla pace“. I tentativi di Israele di continuare in un qualcosa che già il diritto internazionale aveva indicato come illegale avrebbe potuto essere, secondo Guterres, un fattore scatenante di tensioni e violenze.

Tornando all’attualità, il ​​portavoce del Dipartimento della Difesa Matthew Miller ha dichiarato questo mercoledì il sostegno statunitense ad Israele (cosa che sta facendo storcere più di un naso negli Stati Uniti), ma ha aggiunto:

Gli attacchi dei coloni israeliani sono incredibilmente destabilizzanti e controproducenti per la sicurezza a lungo termine di Israele, oltre a essere, ovviamente, estremamente dannosi per i palestinesi che vivono in Cisgiordania. Abbiamo inviato loro un messaggio molto chiaro: tutto ciò è inaccettabile, deve finire e i responsabili devono essere chiamati a rendere conto.

Purtroppo questo è un auspicio più che un’affermazione di un dato di fatto: ad oggi sono pochi i procedimenti giudiziari aperti e portati a termine contro quei coloni che si sono macchiati di violenze contro i palestinesi o gli abitanti della Cisgiordania.