L’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% per gli affitti brevi continua a non convincere le associazioni del comparto ricettivo extra alberghiero.

Ma non solo: l’inserimento di questa misura nella Legge di bilancio che il Governo si appresta a varare è oggetto da giorni di scontro anche all’interno della maggioranza. Forza Italia, in particolare, preme perché si faccia un passo indietro su una tassazione ritenuta sbagliata e penalizzante nei confronti di quei proprietari di casa che decidono di entrare a far parte del settore ricettivo.

La partita, comunque, è ancora aperta. Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, la misura potrebbe essere sostituita dall‘istituzione di un codice identificativo nazionale per tracciare gli appartamenti affittati per brevi periodi su piattaforme come Airbnb o Booking.

Cedolare secca affitti brevi, Forza Italia tratta per revocare la misura prevista nella Legge di bilancio

Sull‘aumento della cedolare secca per gli affitti brevi, dunque, non c’è nulla di definitivo. Che il settore vada regolato, tuttavia, è evidente: basti pensare alla stretta già arrivata nel comune di Firenze che ha deciso di dire basta a nuovi Airbnb in città.

Sempre più proprietari di casa, infatti, decidono di mettere in affitto la loro casa ai turisti. Gli affitti brevi sono infatti più remunerativi a livello economico e permettono di evitare quei problemi che possono sorgere tra locatori e conduttori e perdurare per anni.

Se il mercato degli affitti brevi è particolarmente redditizio per alcuni, in molti sottolineano come questo possa essere altrettanto svantaggioso per altri. In moltissime città italiane, infatti, questa tendenza ad affittare i propri immobili per fini turistici ha in parte contribuito a rendere la ricerca di appartamento in affitto sempre più difficile, specialmente per le fasce sociali meno abbienti.

Anche il progressivo svuotamento dei centri storici – dai quali i residenti schiacciati dai flussi determinati dall’overtourism fuggono – è infine ricondotto da alcuni alla diffusione degli affitti brevi.

La redazione di TAG24 ha approfondito queste dinamiche con Claudio Cuomo, presidente di AIGO – Associazione Italiana Gestori Ospitalità Diffusa – di Confesercenti, il quale ha ribadito il forte no dell’associazione a un nuovo aumento di tassazione.

Cuomo (AIGO): “L’aumento della cedolare secca non guarda al futuro del settore. Serve solo alle Istituzioni per lucrare”

Presidente Cuomo, qual è la posizione di AIGO Confesercenti rispetto al possibile aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%?

«Faremo guerra a questa possibilità. Non possiamo accettare che per le nostre Istituzioni, da quelle nazionali a quelle locali, guardino al turismo non come a qualcosa che deve essere gestito ma come a un qualcosa da cui fare solo cassa. Il nostro settore dà opportunità di lavoro al Paese dove lavoro non c’è».

Il compromesso per cui l’aliquota al 26% verrebbe applicata solo sulla seconda casa messa in affitto breve può convincervi?

«È un provvedimento comunque sbagliato che non guarda al futuro del settore ma mira solo a lucrare».

Come AIGO ritenete che ci sia un problema di overtourism nel nostro Paese e, se sì, ritenete sia giusto combatterlo?

«Guardi, mentre noi parliamo di overturism nel resto del mondo cercano in tutti i modi di avere questo problema. L’Italia ha la fortuna – e non certo per le Istituzioni attuali – di ricevere le masse in modo spontaneo. E noi cosa facciamo? Combattiamo per non riceverli, che follia.

Quando poi arrivano i grandi eventi, penso ad esempio alla Ryder Cup a Roma – tutte le istituzioni gioiscono dei numeri in crescita. Peccato che debbano dire grazie anche al settore extra alberghiero – e non a quello alberghiero – che sta consentendo a Comuni e Regioni di prosperare, soprattutto dopo il Covid.

Invece di cogliere le opportunità, tuttavia, si pensa ad aumentare il contributo di soggiorno».

Cuomo: “I problemi del turismo non nascono dai gestori dell’ospitalità, ma dalla cattiva gestione delle amministrazioni”

C’è un problema di concorrenza con il settore alberghiero?

«Certo che c’è, ma è sana. Il punto è che lo Stato deve fare delle leggi adeguate a garantire le opportunità che derivano dal turismo.

Una persona che arriva in Italia deve poter scegliere se andare a dormire in una casa vacanze o in un hotel. Invece cosa fanno le Istituzioni? Creano disparità di trattamento all’interno dello stesso settore, creando una marea di categorie che creano confusione anche agli stessi gestori.

Basterebbe portare i segmenti a tre: appartamenti in locazione, piccoli bed & breakfast e alberghi. Non è così complicato. Invece le amministrazioni comunali creano a fini di lucro categorie su categorie mettendo gli attori del settore gli uni contro gli altri. È questa cattiva gestione che fa perdere le opportunità».

Il tema dell’inaccessibilità degli affitti, specialmente nelle città metropolitane, è secondo lei legato alla diffusione degli affitti brevi?

«Il fatto che nelle città non si trovino le case non è certo un fenomeno attuale. Da più di un ventennio i nostri centri storici hanno iniziato a svuotarsi. Il punto è che ci sono dei problemi che affrontano i proprietari di immobili che possono non ricevere l’affitto per mesi o trovarsi in contenziosi che durano anni e anni.

C’è poi il tema del carovita nei centri storici che fa allontanare le persone. Anche qui però la responsabilità è sempre di quelle amministrazioni comunali che mal gestiscono il fenomeno turistico pensando di risolverlo a colpi di tasse».

Cuomo: “La ministra del Turismo Santanché sta facendo bene. Invece di parlare di tassa parla di regolamentazione”

AIGO Confesercenti come giudica il lavoro portato avanti dalla ministra Santanché sul tema, anche se oggi parzialmente sconfessato dall’aumento della cedolare secca in manovra?

«La ministra Santanchè stava andando nella giusta direzione, lavorando per identificare su tutto il territorio nazionale il numero degli appartamenti in locazione breve. Il suo lavoro si stava svolgendo in modo ottimo anche grazie allintroduzione del codice identificativo nazionale per individuare i gestori autorizzati e quelli no.

Invece di parlare di aumenti e di tasse, si stava parlando di regolamentazione. La direzione era dunque corretta a nostro avviso, anche se ad ora non sembra andata in porta».

L’introduzione del codice identificativo nazionale è tornata oggi nel dibattito. È dunque una buona notizia?

«Noi non vediamo l’ora che entri in vigore: se ne parla da troppo tempo ormai».

I maxi lucchetti dei B&B per l’accoglienza invadono le città. Cuomo: “Pratica che va regolata, non ci sono leggi che lo vietino”

Nelle città sono sempre più frequenti questi maxi lucchetti che i B&b lasciano per strada per consentire agli utenti il check-in in autonomia. Non crede che andrebbe regolata questa pratica?

«Sì, si tratta di un fenomeno osceno che in altri posti, come New York hanno bandito. Ma torno a dirle che il problema è sempre lo stesso: se le nostre amministrazioni comunali fossero capaci di governare gestirebbero la cosa anziché lasciarla andare. Servono regole chiare e non, come ho già detto, interventi per rendere la vita del settore impossibile».

La colpa non è anche dei gestori che utilizzano questo metodo per risparmiare e compromettono la sicurezza dei residenti?

«Qua entriamo nel tema della sicurezza, ma ribadisco: se ci fossero regole chiare questo non accadrebbe. Leggi che vietino i lucchetti non ci sono.

Allo stesso tempo nessuno si è preoccupato di capire come utilizzare la domotica per l’accoglienza, facendoci rimanere come al solito indietro rispetto al resto del mondo. Il problema non è il gestore che coglie le opportunità ma l’amministrazione che invece di migliorare le cose interviene per lucrare sull’unico settore che dà lavoro in Italia».