Quanti modi ci sono per andare in pensione? Come fare per avere una pensione più alta? Nelle ultime settimane, sono molte le domande ricevute che sollevano il problema dei modi, termini e importo della rendita per il 2024. Se il fine del governo è quello di mantenere la stabilità dei conti pubblici, mantenendo i posti di lavoro e il benessere pensionistico, allora (forse) le cose non si stanno mettendo bene.

Il testo della Manovra finanziaria, nel quale sono contenuti gli interventi previdenziali per il 2024, non prevede particolari novità. La pazienza, per il momento, l’hanno persa i lavoratori per il timore di dover fare ulteriori sacrifici posticipando l’uscita dal lavoro.

Il nuovo ennesimo tentativo di riformulare la previdenza allontanandosi dalle regole imposte dalla Fornero viene schiacciato dalla riammissione delle norme che riducono lo scalone con la riforma del 2012. Vediamo insieme quali sono i 5 modi per andare in pensione nel 2024 e le tre misure che permettono di aumentarne la rendita.

5 modi per andare in pensione e 3 per aumentarla

Non si può certo dire che bastava rinnovare le misure Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 per riformulare la previdenza per il 2024. Il governo italiano ha affrontato con disinvoltura la questione previdenziale italiana, rinnovando le misure già esistenti, ma con delle modifiche.

Forse è presto per dirlo, ma la Manovra 2024 riserva nuovi paletti, penali e restrizioni, mentre resiste a bordo campo la legge Fornero. Della serie, massima attenzione che si avvicina la pensione a 67 anni di età e ancora oltre.

Di certo, almeno per il momento, si parla ancora di una bozza del disegno di legge di Bilancio 2024. Ci si auspica che vengano rimodulate le misure sulla base delle esigenze dei lavoratori.

Alla luce delle ultime novità, analizziamo insieme come si andrà in pensione nel 2024 e quali sono le misure che permettono di aumentarne l’importo.

Quanti modi ci sono per andare in pensione?

 In Italia, è possibile accedere alla pensione in diversi modi, di cui due sono misure ordinarie: la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. La pensione di vecchiaia si consegue perfezionando il requisito anagrafico, contributivo e alcune condizioni.

In linea generale, la pensione di vecchiaia si ottiene a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi.

È importante notare che se la normativa previdenziale viene modificata, rispetto ai criteri generali non subiscono variazioni le norme previste nel decreto Amato (D.lgs. n. 503/1992).

Pertanto, i lavoratori che non maturano 20 anni di contributi possono conseguire la pensione di vecchiaia a 67 anni con un ammontare contributivo ridotto di almeno 15 anni di contributi, a condizione che si soddisfino le condizioni normative.

Per coloro che non rientrano nelle condizioni sopra descritte, possono richiedere la pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni di età con almeno 5 anni di versamenti contributivi.

Pensione cambiano le regole per i contributivi puri: 64 anni di età e 20 anni di contributi

 A cambiare sono le regole per i contributivi puri, ovvero coloro che sono privi di anzianità al 31 dicembre 1995. È stato cancellato il limite dell’assegno, pari a 1,5 volte il trattamento minimo, mentre sale a 3 volte l’assegno sociale. Per le lavoratrici con figli, il limite resta a 2,8 volte con un figlio e 2,6 volte con due o più figli.

In sintesi, le nuove disposizioni per la pensione a 64 anni di età e 20 anni di contributi:

  • nel 2024, la rendita mensile non potrà superare 5 volte il trattamento minimo, ossia 2.840 euro lordi al mese fino al raggiungimento dei requisiti ordinari della pensione di vecchiaia;
  • nel 2023, non esiste una soglia;
  • nel 2024, è prevista una finestra mobile di tre mesi;
  • nel 2023, non esiste una finestra d’uscita; Infine, il requisito contributivo è stato legato all’aspettativa di vita; pertanto, sia il requisito anagrafico che contributivo saranno soggetti a variazioni in base alla speranza di vita ISTAT.

Pensione anticipata ordinaria

 Le regole per la pensione anticipata ordinaria restano inalterate; pertanto è possibile andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, se accumulati 41 o 42 anni e 10 mesi di contributi (donne e uomini).

Non sono state apportate modifiche neanche alla Quota 41 precoci; pertanto i lavoratori che vantano 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età e rientrano in una delle categorie meritevoli di tutela (disoccupati, invalidi, gravosi e usuranti), possono conseguire la pensione con un accumulo contributivo di 41 anni di versamenti, di cui almeno 35 effettivi.

Ape Sociale: le novità per il 2024

 L’anticipo pensionistico Ape sociale viene rinnovato per il 2024, ma con delle modifiche e paletti. L’indennità si consegue a 63 anni e 7 mesi, restano le condizioni per le categorie meritevoli di tutela, ma non sono presenti i vantaggi di alcune categorie gravose.

In particolare, nel ddl non è stata rinnovato l’ampliamento della categoria “gravose” aggiunte dal 1° gennaio 2022. Pertanto, risultano fuori dall’Ape sociale 23 professioni indicate nell’Allegato n. 3 di cui alla legge n. 234/2021, con un supplemento delle 15 già comprese nell’Allegato C alla legge n. 232/2016, come modificato dalla legge n. 205/2017.

Ciò significa che dal 1° gennaio 2024, i lavoratori edili non potranno più accedere all’anticipo pensionistico con 32 anni di contributi.

Quota 103: rinnovo e penali per il 2024

 Per il 2024, è previsto il rinnovamento della misura Quota 103 con 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi.

Tuttavia, la rendita sarà calcolata integralmente con il sistema contributivo; pertanto viene annullato il beneficio retributivo. Sono state aggiunte delle penali, si presume una decurtazione dell’assegno dal 15 al 30%.

Opzione Donna: slitta l’età anagrafica

 A partire dal 1° gennaio 2024, potranno accedere alla pensione anticipata donne coloro che raggiungono 61 anni di età e 35 anni di contributi entro dicembre 2023, a patto che rientrino nelle categorie di tutela (invalide, caregiver e dipendenti o licenziate da aziende in crisi).

Il requisito anagrafico passa a 59 o 60 anni per ogni figlio fino a un massimo di due.

Le tre misure più usate per andare in pensione e aumentarne la rendita

 La prima misura porta alla ricongiunzione dei contributi; pertanto coloro che possiedono più posizioni contributive in diverse gestioni possono riunirli in un’unica gestione. In questo modo, l’importo della pensione dovrebbe risultare più alto.

Cumulo dei contributi, è possibile riunire gratuitamente in un’unica gestione previdenziale l’accumulo contributivo versato in più casse, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti normativi. Il vantaggio è dato dal fatto che potrebbero essere ripresi contributi persi ai fini previdenziali, ovvero insufficienti per la valorizzazione senza il cumulo, consentendo un assegno pensionistico più alto.

Riscatto dei contributi, è possibile richiedere il riscatto dei periodi privi di contribuzione, come ad esempio il riscatto della laurea. In questo modo, è possibile anticipare l’uscita dal lavoro perfezionando il requisito contributivo o aumentare l’importo dell’assegno pensionistico.