Cos’è la Vespa Samurai? Si tratta di un imenottero orientale considerato l’unico vero antagonista della cimice asiatica, il parassita che proviene da Cina e Giappone.

Ultimamente queste cimici stanno mettendo in ginocchio le aziende agricole del centro e del Nord Italia e la Vespa Samurai rappresenta l’unica occasione per contrastare la devastazione dei noccioleti causata da questi insetti.

Cos’è la Vespa Samurai: come è fatta e da dove proviene

La Vespa Samurai, il cui nome scientifico è Trissolcus japonicus è un insetto di piccole dimensioni, lungo circa 1 o 2 millimetri. La femmina della specie risulta però leggermente più grande rispetto al maschio con una differenza di appena 0,1/0,2 mm.

La testa è larga e più ampia del torace, che a sua volta è più corto dell’addome che presenta una forma ovale.

L’insetto è di colore prevalentemente nero, con le estremità, zampe, antenne e mandibole di colore giallo, rossiccio o marroncino e infine presenta delle piccole ali trasparenti.

Questa particolare specie di insetto ha origine in Giappone, Cina e Corea. Si trova poi da anni anche negli Stati Uniti dove però è stata introdotta.

Nell’estate del 2020 è stata avviata una prima sperimentazione anche in Italia. L’insetto infatti è stato introdotto in alcune aree del Trentino-Alto Adige e poi in Valtellina, per valutare la loro capacità di contrasto della cimice asiatica.

Anche altre regioni italiane risultano coinvolte dai lanci di Vespe Samurai, come ad esempio, l’Emilia-Romagna, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto.

Sempre nel 2020 la sperimentazione ha coinvolto anche la Svizzera, colpita anch’essa dalle cimici.

L’introduzione della Vespa Samurai nel nostro habitat non ha come scopo quello di eliminare la cimice asiatica ma bensì di ricreare un nuovo equilibrio. In questo modo si vuole limitare la crescita di queste popolazioni parassita e diminuire così i relativi danni all’agricoltura italiana.

Questa specie di insetto è specializzata nell’individuare le uova della cimice asiatica e deporvi all’interno le proprie marchiandole chimicamente.

In questo modo l’uovo dell’imenottero si sviluppa e cresce all’interno di quello della cimice. Un uovo individuato da una Vespa Samurai è ben riconoscibile proprio perché tende a passare dal colore bianco che ha in origine ad uno nero. Solitamente viene “contaminata” un’intera deposizione di uova di cimici asiatiche che può arrivare fino a 42.

Importante salvare i noccioleti

Fino ad ora sono stati molti i tentativi messi in atto per cercare di fermare le cimici, compresa una trappola che, attraverso un’app, consente di vedere l’esatta quantità di insetti presenti in un’azienda. Tutto però è risultato vano.

Così come risposta al problema delle cimici asiatiche ecco nel nostro Paese le Vespe Samurai, che in realtà non risolverebbe del tutto il problema ma ne rallenterebbe soltanto la propagazione.

Il servizio fitosanitario del Lazio ha specificato che l’utilizzo di questa specie di Vespa prevede una richiesta di autorizzazione da parte del Ministero dell’ambiente, che si può ottenere soltanto al termine di uno studio condotto ad hoc e fondi per tentare la sperimentazione almeno per tre anni.

Le aree di rilascio devono inoltre rispettare dei parametri particolari. Ad esempio la zona deve essere completamente esente da trattamenti insetticidi, che andrebbero a danneggiare l’insetto antagonista provocando così ulteriori danni all’ambiente.

Nonostante le difficoltà, salvare i noccioleti, che rappresentano un settore importante nel nostro Paese è importantissimo.

L’espansione della cimice asiatica

La cimice asiatica, negli ultimi anni è diventata una vera e propria piaga dell’agricoltura e sta cambiando completamente lo scenario facendo disperare centinaia di coltivatori.

La siccità dello scorso anno ha causato la perdita di circa il 70% della produzione e la scorsa estate la situazione non è purtroppo cambiata.

Questo cambiamento climatico così netto ha di fatto favorito il proliferare delle cimici asiatiche, che mentre l’anno scorso facevano perdere a ogni noccioleto circa il 6% delle nocciole, ora stanno rendendo non commercializzabile il 30 se non addirittura il 40% del prodotto.