Chi è Nasrin Sotoudeh? È una giurista iraniana e attivista per i diritti umani, nata a Teheran il 29 Maggio del 1963.
Nasrin, sta dedicando la sua intera vita allo Stato di diritto, ai diritti dei prigionieri politici, alla difesa degli attivisti dell’opposizione, delle donne e dei bambini di fronte al regime iraniano.
Lo scorso Martedì ha ricevuto il premio “Civil Courage Prize” che si tiene a New York. Dato che però, in questo momento l’attivista non può lasciare l’Iran, a ritirarlo a suo nome è stata la studiosa del Wilson Center, Haleh Esfandiari, anche lei in passato bloccata nel Paese.
La vincitrice è comunque riuscita ad inviare un video, nel quale dedicava il premio al movimento “Donna, vita e libertà” nato dopo l’uccisione di Mahsa Amini avvenuta il 16 Settembre del 2022.
Per il Civil Courage Award, la giurista e attivista è infatti una leader del movimento delle donne in Iran. Proprio come lo è Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la pace di quest’anno.
Chi è Nasrin Sotoudeh: la sua battaglia per i diritti
Laureata in diritto internazionale, nel 1995 supera l’esame di abilitazione alla professione di avvocato. Per 8 anni però non può esercitare a causa della revoca della sua licenza da parte del Ministero delle informazioni e della sicurezza nazionale iraniano.
Durante quel periodo, fino al 2003, lavora come giornalista presso alcuni giornali riformisti in Iran. In seguito comincia ad esercitare la professione di avvocato. Il suo lavoro, insieme a quello di altri colleghi, si concentra principalmente sulla battaglia per i diritti negati dall’oppressivo regime islamico.
L’obiettivo della lotta portata avanti da Nasrin e da altri suoi colleghi è quello di garantire, da parte dello Stato, procedure legali e adeguate a tutti i cittadini, compresi i prigionieri di coscienza. In particolare pone spesso l’attenzione anche sulla condizione femminile ancora molto limitata all’interno del Paese.
In Iran, il semplice atto di solidarietà con coloro che si oppongono alle regole del regime può portare a ritorsioni pericolose. Tutto ciò rende ancora più coraggioso il lavoro di Nasrin che lotta costantemente per difendere attivisti politici e dissidenti.
Sotoudeh difende inoltre molti minori condannati a morte per presunto omicidio, organizza attività extragiudiziali per riuscire a salvare gli adolescenti dal braccio della morte ottenendo anche molto successo.
Nel corso degli anni ha difeso anche molte attiviste per i diritti delle donne. Tra i nomi da lei difesi ci sono Mansoureh Shojaee, Parvin Ardalan e Mahboubeh Abbasgholizadeh e giornalisti come, Morteza Kazemian, Issa Saharkhiz e Omid Memarian.
Nasrin è stata arrestata dopo aver partecipato al funerale di Armita, la ragazza misteriosamente finita in coma e poi morta mentre non indossava il velo nella metropolitana di Teheran.
Il marito Reza Khandan aveva infatti dichiarato che Nasrin era stata arrestata e apparentemente picchiata durante il funerale. Oltre a lei anche altre persone si trovano in prigione.
Perseguitata da anni
A causa del suo impegno per la giustizia, in qualità di difensore dei diritti umani e delle libertà, Sotoudeh è continuamente presa di mira e perseguitata dalle autorità.
Viene arrestata per la prima volta nel Settembre 2010 con l’accusa di “diffusione di propaganda contro lo Stato”. Nel 2011 viene poi condannata dalla magistratura iraniana ad 11 anni di reclusione. La sentenza viene però commutata in appello in 6 anni di reclusione oltre al divieto di esercitare la sua professione.
Durante la prigionia, Sotoudeh è tenuta per lunghi periodi in isolamento negandole anche il diritto di vedere il marito e i propri figli. La protesta nazionale e internazionale nata in suo favore porta alla sua liberazione.
Nell’’Ottobre del 2014, Sotoudeh inizia una lunga protesta davanti all’Ordine degli avvocati di Teheran, contro la decisione della sospensione della sua licenza di avvocato. Riuscendo a ridurla a 9 mesi e poi a farla revocare.
Il 13 Giugno 2018 viene nuovamente arrestata e condannata a 33 anni di carcere e a 148 frustate per aver assunto la difesa di Shaparak Shajarizadeh e di altre donne che protestavano contro l’obbligo d’indossare lo hijab.
Nel 2020, il suo nome sale alla ribalta mediatica quando inizia in carcere uno sciopero della fame che dura sei settimane. In questo modo vuole protestare contro le condizioni di vita dei prigionieri politici in Iran, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19. A causa del suo sciopero viene ricoverata in ospedale e poi dimessa dopo pochi giorni ma senza aver ricevuto le cure adeguate.
Amnesty International nel corso degli anni ha avviato una lunga campagna per la liberazione definitiva di Nasrin Sotoudeh. L’insistenza di Sotoudeh sullo Stato di diritto e la sua instancabile lotta contro l’oppressione l’hanno resa un vero e proprio simbolo della lotta per la giustizia in Iran.