Cosa ha fatto Benno Neumair e perché si è tornati a parlarne? All’inizio del 2021 il 33enne uccise i genitori Peter e Laura all’interno dell’abitazione in cui vivevano, al civico 22 di via Castel Roncolo, a Bolzano, gettandone i corpi nel fiume Adige. Tra oggi e domani, 30 e 31 ottobre, la Corte d’Appello dovrà decidere se accogliere la richiesta dell’accusa, condannandolo nuovamente all’ergastolo.

Cosa ha fatto Benno Neumair: il duplice delitto, il movente, i depistaggi

È il 5 gennaio del 2021. Benno Neumair esce dalla sua casa di via Castel Roncolo e si reca presso la caserma dei carabinieri per denunciare la scomparsa dei genitori Peter e Laura Perselli, di 63 e 68 anni. Racconta di non avere loro notizie già da un po’ di ore. Dice che il giorno precedente i due coniugi, appassionati di sport, erano usciti per una passeggiata in montagna, facendo perdere le loro tracce.

Il timore degli investigatori è che siano rimasti vittime di qualche incidente: forse della frana verificatasi proprio in quelle ore nei pressi della città. Le indagini si concentrano su questo. Benno offre il suo aiuto, mostrandosi collaborativo: insieme a coloro che lavorano al caso si reca sui luoghi frequentati dai genitori, acconsentendo addirittura all’uso dei “cani molecolari“.

Ben presto ci si accorge che mente. I telefoni cellulari di Peter e Laura risultano spenti dalla sera precedente. Una circostanza che, insieme alla scoperta del recente ricovero coatto del 33enne in Germania, porta gli inquirenti a sospettare di lui. 24 giorni dopo il delitto Neumair confessa di sua spontanea volontà il duplice omicidio. Dichiara di aver strangolato i genitori al culmine di una lite – scoppiata perché entrambi erano scontenti di lui e della sua vita – e di averne gettato i corpi nel fiume Adige. A quel punto contro di lui, nonostante i tentativi di depistaggio, c’erano già diversi indizi di colpevolezza.

Pochi giorni prima era stato fermato nei pressi di un autolavaggio e nel suo portabagagli i carabinieri avevano trovato una tanica di acqua ossigenata (la stessa usata per ripulire la scena del crimine). L’analisi del suo smartphone aveva permesso di dimostrare che la sera della scomparsa dei genitori si trovava a pochi passi dal ponte di Ischia Frizzi, dove erano state rinvenute tracce di sangue. Si scoprirà che da lì era passato per disfarsi dei cadaveri, che sarebbero riemersi dall’acqua solo mesi dopo.

L’arresto, la malattia e la condanna dell’omicida di Bolzano

Dopo l’arresto il 33enne viene sottoposto ad una perizia psichiatrica. L’obiettivo è capire se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere. Gli esperti nominati dal giudice per le indagini preliminari stabiliscono che era seminfermo di mente durante l’uccisione del padre (avvenuta, secondo la sua testimonianza, dopo che lui l’aveva svegliato) e capace di intendere durante quella della madre, consumatasi in un secondo momento e quindi premeditata.

Ma stabiliscono anche che il giovane è affetto da un grave disturbo della personalità. Sulla base di questi risultati, gli avvocati della difesa, Angelo Polo e Flavio Moccia, provano a dimostrare che il giovane fosse incapace di controllarsi. I giudici della Corte d’Assise, dopo diciotto udienze, lo condannano all’ergastolo, accettando la richiesta dell’accusa.

Impugnando la sentenza di primo grado i suoi difensori hanno ora tentato di ribaltare il giudizio sulla sua imputabilità, chiedendo l’assoluzione per il primo delitto e il riconoscimento dell’attenuante della seminfermità per il secondo.

Che Benno sia malato è un dato pacifico. Sul fatto che poi questo possa aver influenzato o meno la capacità di intendere e di volere c’è un dibattito. Se dovesse essere assolto in ordine a entrambi i reati, per l’omicidio del padre e della madre, e contestualmente ritenuto socialmente pericoloso, verrebbe applicata la misura di sicurezza del ricovero in Rems per una durata minima di 10 anni. Lo scenario in cui diano l’infermità e 30 anni per omicidio è fantascientifico,

ha dichiarato a Trento Today l’avvocato Polo. Sarà la Corte d’Appello di Bolzano a deciderlo, nelle prossime ore. Il pm ha chiesto la conferma del massimo della pena. Di recente a Benno è stata negata la possibilità di accedere a un programma di giustizia riparativa.