EOS si è configurato agli inizi della sua avventura, nel 2018, come una blockchain estremamente efficiente e innovativa. Rispondente dunque alla necessità di avere reti più performanti rispetto a Bitcoin. Con il passare del tempo, però, il suo sviluppo è stato notevolmente rallentato dal venire meno dei fondi necessari allo sviluppo del piano di lavoro preventivato.
Un rallentamento il quale è stato affrontato dai produttori di blocchi con la trasformazione della rete in DAO, ovvero un’organizzazione autonoma decentralizzata. Una decisione che ha permesso a EOS di riprendere il suo cammino, nella direzione già intrapresa, la risoluzione dei problemi di scalabilità che caratterizza le blockchain di prima e seconda generazione.
EOS: cos’è e cosa si propone
EOS è una blockchain Layer 1 ideata nel preciso intento di riuscire a dare una efficace risposta ai problemi di scalabilità delle blockchain di prima e seconda generazione. Inizialmente ha utilizzato il codice open source di B1, per poi passare da EOSIO 2.0 a Leap 3.1, l’implementazione C++ del nuovo protocollo Antelope, nella seconda fase della sua avventura.
Per quanto concerne il meccanismo di consenso, EOS utilizza il Delegated Proof-of-Stake, creato da Daniel Larimer nel 2014 e considerato più in linea con le istanze di democrazia dell’universo crypto. Con questo meccanismo, infatti, non è il numero dei token messi in staking a risultare decisivo nella scelta del validatore, bensì la sua reputazione.
I processi di governo e di altro genere che hanno luogo sulla sua blockchain sono resi possibili dal token nativo EOS. I possessori, in particolare, hanno facoltà di mettere in staking i loro token EOS inattivi al fine di ricevere una percentuale delle commissioni raccolte dagli utenti intenzionati a utilizzare le risorse del sistema attraverso il modello EOS PowerUp.
Le peculiarità di EOS
EOS vanta una serie di peculiarità che ne hanno accresciuto la reputazione nel corso del tempo. La prima di esse è rappresentata dal motore WebAssembly (WASM) ad alte prestazioni cui spetta il compito di eseguire gli smart contract . La sua progettazione risponde alle maggiori esigenze delle applicazioni blockchain rispetto ai normali browser web.
La seconda è collegata proprio alla decisione di adottare il DPoS, che non richiede il completamento di una transazione da parte di tutti i nodi, per convalidarla. Ne deriva che le transazioni all’interno della rete sono non solo più veloci, ma anche caratterizzate da minore latenza, il tempo necessario per la conferma della loro accuratezza dopo l’avvio della conferma.
Non meno importante è poi l’integrazione di una Virtual Machine compatibile con Ethereum, denominata EOS EVM. Grazie ad essa gli sviluppatori Solidity su Ethereum possono giovarsi della scalabilità e dell’affidabilità della blockchain EOS. In tal modo le transazioni hanno un costo irrilevante, permettendo agli utenti anche l’accesso alle librerie di codice open-source e ad altri strumenti.
La decisione di adottare un algoritmo di consenso Delegated Proof-of-Stake si traduce poi in una grande sostenibilità dal punto di vista energetico. In questo caso, infatti, non sono necessari i calcoli complessi che regolano l’aggiunta di blocchi nel Proof-of-Work e i macchinari energivori ad esso collegati.
Le prospettive
Per quanto riguarda le prospettive di EOS, non dipendono soltanto dalle caratteristiche tecnologiche evidenziate. Le sue fortune sono legate a quelle di un settore che ha vissuto un ultimi biennio estremamente problematico, reso tale anche da vicende controverse come quelle di Terra (LUNA) e FTX.
Nel caso in cui la gelata registrata in questo arco temporale lasci il posto alla definitiva schiarita, anche EOS, al pari di altri progetti, avrebbe le carte in regola per affermarsi. A renderlo possibile anche il poter fare perno su grande convenienza in termini di costi e velocità transazionale, caratteristiche molto ricercate in ambito crypto.
Se, attualmente, EOS si trova al 56° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato, proprio il livello tecnologico che lo caratterizza potrebbe agevolarne l’ascesa nell’immediato futuro. Anche perché lo stesso rappresenta un ottimo lasciapassare per il Web3, considerato da molti la miniera d’oro del futuro.