Almeno 21 persone sono morte in un incendio scoppiato in una miniera in Kazakistan appartenente al colosso lussemburghese dell’acciaio ArcelorMittal. I funzionari locali hanno riferito le prime informazioni sulla tragedia, fornendo anche il numero di morti e feriti. Delle 252 persone presenti nella miniera di Kostenko al momento dell’incendio, 208 sono state evacuate, di cui 18 ferite e per le quali è stata richiesta l’assistenza medica. Circa 23 persone risultano disperse.

Kazakistan, incendio in una miniera di ArcelorMittal: almeno 21 morti e 18 feriti

L’incendio è scoppiato vicino alla città di Karaganda, regione industriale nel Kazakistan centrale. La miniera di Kostenko è una delle più grandi gestite da ArcelorMittal in Kazakistan e nel 2020 è arrivata a estrarre un milione di tonnellate di carbone. Nel Paese, notevolmente ricco di risorse naturali, ArcelorMittal Temirtau possiede 15 miniere di carbone e minerali. Nel 2022, l’azienda lussemburghese ha acquistato anche l’azienda di riciclaggio dei metalli di Aberdeen John Lawrie Metals.

Si tratta del secondo incidente mortale in tre mesi in un sito ArcelorMittal. Ad agosto, infatti, cinque minatori sono rimasti uccisi in un incendio divampato in un’altra miniera kazaka del gruppo, a Karaganda. Un anno fa, nel novembre 2022, una fuga di gas metano in una miniera nella stessa zona ha portato alla morte di cinque persone e al ricovero di altre quattro.

Il presidente Tokayev pone fine alla cooperazione sugli investimenti con ArcelorMittal

Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, dopo aver espresso le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime, ha reso nota la volontà di porre fine alla “cooperazione sugli investimenti con ArcelorMittal Temirtaou”, al fine di avviare la nazionalizzazione della società che gestisce la più grande acciaieria del Paese.

Il mese scorso, il vice primoministro Roman Sklyar ha comunicato ai giornalisti che il Paese dell’Asia centrale era in trattativa con potenziali investitori che avrebbero potuto rilevare lo stabilimento. La decisione è giunta come conseguenza del mancato soddisfacimento da parte di ArcelorMittal di una serie di impegni e obiettivi, come rispettare gli obblighi di investimento, aggiornare le attrezzature e garantire la sicurezza dei lavoratori dopo una serie di incidenti mortali.