Vecchie regole e nuovi requisiti in arrivo con la legge di Bilancio 2024, definiranno l’uscita prima per le pensioni (a 64 anni di età) di chi abbia iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e rientri, pertanto, nel sistema contributivo puro. Tra le novità, vi è la modifica della pensione anticipata di tre anni rispetto a quella di vecchiaia. Dovrebbe salire l’indice da moltiplicare, attualmente fissato a 2,8, per l’assegno sociale – al 2023 di circa 503 euro – per ottenere il minimo di pensione futura quale requisito per il prepensionamento dell’Inps.

Non è l’unica novità attesa sulle pensioni di chi è giovane o abbia già alcuni decenni di contributi versati, ma non sia prossimo alla pensione. La pensione di vecchiaia rimarrà invariata (quale requisito anagrafico) ancora per tre anni. Inoltre, dovrebbe fare il debutto nel 2024 e fino al 31 dicembre 2025, il nuovo riscatto della laurea fino a cinque anni. Il costo, tuttavia, sarebbe determinato mediante il metodo classico.

Pensioni, uscita nel 2024: la vecchiaia e l’anticipata a 64 anni

In arrivo nuove regole sulle pensioni di chi rientri nel sistema contributivo puro, ovvero abbia iniziato a lavorare in data successiva al 1° gennaio 1996. Le novità andranno ad affiancarsi alle vecchie regole determinando un quadro che si sta schiarendo, in attesa delle conferme della legge di Bilancio 2024. Innanzitutto la pensione di vecchiaia che continuerà ad ottenersi sempre a 67 anni di età unitamente a 20 anni di contributi versati.

L’età rimarrà costante fino al 31 dicembre 2026, dopo la conferma arrivata nelle scorse settimane da parte del ministero del Lavoro, di Marina Elvira Calderone, della riduzione della speranza di vita (di un mese) calcolata dall’Istat.

Pensione di vecchiaia, si ferma l’età dei 67 anni fino al 2026

Pertanto, ancora per un biennio (dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026), i requisiti di pensionamento rimarranno invariati. Ad oggi, i lavoratori del contributivo puro possono andare in pensione di vecchiaia se l’assegno è di almeno 1,5 volte l’importo della pensione sociale (poco più di 503 euro). Tale tetto, pari a un lordo di circa 755 euro, potrebbe essere eliminato dalla legge di Bilancio 2024.

Per i lavoratori che non riuscissero ad accumulare 20 anni di contributi entro i 67 anni, l’alternativa è la pensione a 71 anni di età con almeno cinque anni di contributi (esclusi i versamenti volontari o i riscatti). La pensione è assicurata a prescindere dall’importo raggiunto.

Pensioni a 64 anni, ecco i requisiti per uscire in anticipo nel 2024

Il nodo delle pensioni anticipate per i lavoratori del sistema previdenziale contributivo puro riguarda essenzialmente l’età di uscita dei 64 anni. Diversamente dai sistemi previdenziali precedenti, per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 c’è la possibilità di andare in pensione anticipata a 64 anni con 20 anni di contributi.

Si tratta, quindi, di un anticipo di tre anni rispetto alla vecchiaia. Anche se il requisito di dover raggiungere una pensione di 2,8 volte il trattamento sociale (di 503 euro), ne restringe la platea in maniera abbastanza evidente.

Scontri contributi per la pensione delle donne lavoratrici e mamme

Questo ulteriore requisito – che nei mesi scorsi si ipotizzava di depotenziare – nell’ultima bozza della legge di Bilancio 2024 del governo guidato da Giorgia Meloni risulta, al contrario, in aumento, con una maggiore difficoltà di arrivare alla pensione per chi è nel contributivo puro.

Infatti, si ipotizza una soglia di 3,3 volte la pensione sociale, ovvero occorre maturare un assegno di 1.660 euro ai valori dell’anno in corso, che potrebbe scendere a 2,8 volte (come la soglia attuale) per le donne con un figlio (1.408 euro), o a 2,6 volte per le donne con almeno due figli (1.308 euro).