Che cos’è esattamente l’affidamento terapeutico e come funziona? Regolato dall’art. 94 D.P.R. 309/1990, esso prevede un periodo di prova per i soggetti condannati che presentano un’importante dipendenza da droga e sostanze stupefacenti. Non tutti però possono accedervi. I detenuti devono mostrare la sussistenza di requisiti oggettivi (e non solo).

Affidamento terapeutico: come funziona

In questi giorni si ritorna a parlare di affidamento terapeutico e in molti si chiedono come funziona. Il motivo è molto semplice. Di recente, il noto imprenditore italiano Alberto Genovese, condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per due casi di violenza sessuale nei confronti di modelle, aveva chiesto l’affidamento terapeutico attraverso i suoi avvocati della difesa.

Oggi però questa richiesta è stata respinta. Ciò vuol dire che Genovese (il quale risulterebbe essere affetto da dipendenza da droga), dovrà rimanere in carcere. Lo ha deciso il 27 ottobre 2023 il Tribunale di sorveglianza di Milano che non ha accettato la domanda presentata dai legali dell’uomo.

Ma che cos’è l’affidamento terapeutico? Di che cosa si tratta per la precisione? Disciplinato dalla legge italiana, è una misura alternativa alla detenzione per i soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti. per chi ha accesso a questo percorso è previsto un preciso, attento e studiato programma di recupero.

Si tratta, insomma, di una particolare forma di affidamento rivolta agli uomini e alle donne condannati e costretti ad osservare un periodo in carcere che intendono intraprendere un iter verso la guarigione. Lo prevede l’articolo 94 del Testo Unico in materia di stupefacenti (D.P.R. 309/90).

Che cos’è?

L’affidamento terapeutico si svolge all’interno di specifici centri specializzati autorizzati e riconosciuti dal Tribunale di sorveglianza, dal Servizio sanitario nazionale e dai vari organi di competenza in questo settore.

Una volta accettata la richiesta e dimostrato che il condannato soddisfa tutti i requisiti richiesti, egli accede al servizio. L’affidamento inizia nell’esatto momento in cui l’uomo o la donna sottoscrive, davanti al Direttore del centro, il verbale di determinazione delle prescrizioni e si impegna a rispettarlo.

A questo punto inizia il vero e proprio lavoro pratico e teorico degli operatori all’interno. Il soggetto viene seguito da medici, farmacisti, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri. Vi è, insomma, sempre un’equipe specializzata di professionisti dietro. Questi hanno diversi compiti volti alla riabilitazione della persona affetta da dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti.

In primo luogo il soggetto viene aiutato a superare difficoltà di adattamento all’interno della vita sociale e cerca di favorire il suo reinserimento. Gli operatori svolgono inoltre un’azione di tramite tra il condannato e i vari enti a cui devono fare riferimento, ma anche alla famiglia.

Il soggetto rimane sempre sotto controllo, sia dal punto di vista psicologico che medico. È inoltre sempre tenuto a rispettare le regole e il patto firmato. I percorsi le tempistiche sono estremamente soggettive e variano da persona a persona.

Tale affidamento si conclude nel momento in cui vi è un esito positivo o quando la misura viene revocata (per i motivi più disparati). Se, per una qualsiasi ragione, il condannato non rispetta il documento firmato, perde la possibilità di continuare il percorso.

Chi può averlo: i requisiti

Per accedere all’affidamento terapeutico non è sufficiente che il condannato sia un soggetto tossicodipendente o alcoldipendente. È fondamentale che egli sia idoneo al programma concordato ai fini del recupero e della riabilitazione. Ci sono poi una serie di requisiti da rispettare. Ve ne elenchiamo alcuni:

  • La pena detentiva inflitta o residuo di pena non deve essere superiore a quattro anni
  • Il condannato o la condannata deve presentare documenti e certificazioni che attestano la dipendenza in corso
  • Il programma terapeutico deve essere concordato con enti pubblici e privati secondo quanto previsto dalla legge
  • Il soggetto deve essere realmente intenzionato a seguire il programma di recupero