Negli ultimi anni, i rider sono diventati figure centrali nel panorama lavorativo italiano, soprattutto in ambito di consegne a domicilio. La loro peculiarità nel mondo del lavoro ha generato numerosi dibattiti, in particolare riguardo ai diritti e alle tutele che meritano. Una recente sentenza ha svelato il diritto dei rider di ricevere i contributi previdenziali: pur costituendo un precedente, però, potrebbe non bastare.

Rider e contributi previdenziali: il verdetto del Tribunale di Milano

Il 19 ottobre è stata una data molto importante nel settore dei rider in Italia. In quel giorno, la Sezione lavoro del Tribunale di Milano ha emesso due sentenze rilevanti, riguardando due giganti del settore food delivery: Deliveroo e Uber Eats.

Queste sentenze hanno stabilito che entrambe le compagnie dovranno pagare i contributi all’Inps per migliaia di rider, con una somma complessiva che potrebbe aggirarsi intorno alle decine di milioni di euro.

Perché i rider hanno diritto ai contributi previdenziali

Il cuore del dibattito riguarda la natura del rapporto lavorativo dei rider con queste piattaforme. L’Ispettorato del lavoro aveva sottolineato la necessità di regolarizzare la posizione di molti di questi lavoratori, passando da una figura di lavoratore autonomo a quella di “collaboratore coordinato continuativo“.

Seguendo questa direzione, il giudice Nicola Di Leo ha riconosciuto ai rider i diritti tipici dei lavoratori subordinati, basandosi sull’articolo 2 del Jobs Act.

La questione non è nuova. Già nel 2021, Deliveroo, Uber Eats e altre piattaforme erano state al centro di un’indagine della Procura di Milano. Quest’ultima riguardava le condizioni di lavoro e di sicurezza di quasi 60.000 riders.

Secondo le informazioni disponibili, Deliveroo avrebbe dovuto versare contributi per il periodo 2016-2020, mentre per Uber Eats il periodo in questione sarebbe 2020-2021.

L’inquadramento legale dei rider

Se analizziamo attentamente le attività svolte dai rider, emergono alcuni punti chiave:

  • I rider scelgono di rendere disponibile il proprio servizio tramite l’applicazione.
  • Una volta accettato un incarico, devono rispettare precise direttive dettate dalla piattaforma.
  • Nonostante possano decidere quando lavorare, una volta in servizio, seguono un protocollo stabilito.

Questi elementi, secondo il Tribunale, rientrano nella definizione di “collaborazione etero-organizzata” del Dlgs 81/2015, che si avvicina più al lavoro subordinato piuttosto che alla libera professione.

Implicazioni per i rider e per il settore

Questa decisione giuridica rappresenta un passo avanti significativo per i diritti dei rider in Italia. Afferma il principio che, nonostante la natura “gig” del loro lavoro, questi lavoratori meritano tutele e diritti paragonabili a quelli di altri dipendenti.

Una delle principali implicazioni di questa sentenza riguarda comunque i contributi previdenziali. Se i rider sono considerati lavoratori dipendenti, Uber Eats e Deliveroo sono tenuti a versare i contributi per loro all’Inps. Questi contributi sono essenziali per garantire ai riders i diritti e le protezioni di cui godono gli altri lavoratori, tra cui la pensione.

Pertanto, per i periodi gennaio 2016 – ottobre 2020 (Deliveroo) e gennaio 2020 – ottobre 2020 (Uber Eats), le aziende sono responsabili del pagamento dei contributi per ogni ora in cui il rider risultava loggato sulla piattaforma.

Com’è iniziata l’indagine e cosa succede adesso

La questione è iniziata quando l’Inps ha deciso di ispezionare le modalità di lavoro delle piattaforme di consegna. L’esito ha rivelato che molti rider erano erroneamente classificati come lavoratori autonomi, dando il via a cause legali.

Sebbene il Tribunale di Milano abbia preso una decisione chiara, la questione è ancora aperta. Uber e Deliveroo hanno già annunciato di voler presentare appello. Con i tempi della giustizia, quindi, nulla è stato ancora messo nero su bianco, anche se l’impressione è che per i rider si profili una legittima vittoria. Nel frattempo, spetta all’Inps determinare l’ammontare esatto dei contributi che le aziende devono versare.