Nel 1962 il mondo visse un particolare momento di tensione. Una crisi diplomatica tra le superpotenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica, avrebbe potuto innescare una Terza guerra mondiale. Questo periodo di tensione è noto come la “Crisi dei Missili di Cuba“. Sessantuno anni fa, fu messa la parola fine a questa crisi. E oggi, come se la cava Cuba?

La crisi dei missili di Cuba: il contesto geopolitico

Il 14 ottobre 1962, i sofisticati aerei spia Lockheed-U2 americani identificarono a Cuba la presenza di missili sovietici R-12, capaci di trasportare testate termonucleari. Questa scoperta portò il presidente John F. Kennedy a indirizzare la nazione il 22 ottobre, mettendo in luce l’emergente minaccia nucleare alle porte degli Stati Uniti.

La metà del 20° secolo, com’è noto, è stata segnata dalla lotta tra due blocchi: gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali, rappresentati dalla NATO, e l’Unione Sovietica e i paesi comunisti dell’Europa dell’Est, uniti nel Patto di Varsavia. Gli anni ’60 videro una crescente competizione nella corsa agli armamenti nucleari, con entrambi i blocchi che cercavano di assicurarsi un vantaggio strategico.

Cuba, isola comunista a poche migliaia di chilometri dalla Florida, divenne rapidamente il fulcro di questa crescente tensione. Fidel Castro, che aveva assunto il controllo dell’isola nel 1959, aveva già resistito a un tentativo statunitense di rovesciamento nel 1961, noto come l’invasione della Baia dei Porci. Questo fallimento aveva solo rafforzato il legame tra Cuba e l’URSS, rendendo l’isola un terreno fertile per il dispiegamento di armamenti sovietici.

L’escalation della crisi

Davanti a tali evidenze, il presidente Kennedy e il suo entourage iniziarono a valutare le opzioni. Tra le strategie discusse:

  • Bombardare Cuba per eliminare le basi.
  • Invadere Cuba.
  • Rivolgersi alle Nazioni Unite.
  • Stabilire un blocco navale attorno all’isola.

Dopo attente considerazioni, si decise per il blocco navale, ribattezzato “quarantena“, per evitare la connotazione bellica del termine.

Pertanto, Washington dispiegò una significativa presenza navale intorno all’isola, in un tentativo di isolare Cuba e prevenire ulteriori spedizioni di armi da parte dell’URSS. Tuttavia, il 27 ottobre, un aereo spia americano U-2A fu abbattuto sopra Cuba, portando le tensioni a un nuovo picco.

Durante la crisi, ci furono molteplici incidenti che avrebbero potuto portare a un conflitto diretto. Un esempio notevole fu l’intercettazione di un sottomarino sovietico B-59 da parte delle forze americane, il cui capitano, temendo che la guerra fosse già iniziata, era pronto a lanciare un missile nucleare. Fortunatamente, la situazione fu gestita grazie all’opposizione di un altro ufficiale a bordo, prevenendo un potenziale disastro.

In Europa, molte città iniziarono ad eseguire esercitazioni di evacuazione in previsione di un potenziale attacco nucleare.

Verso la risoluzione

La Chiesa cattolica, sotto la guida di Papa Giovanni XXIII, ha svolto un ruolo cruciale nella ricerca di una soluzione pacifica. Il Papa si è rivolto direttamente ai leader mondiali attraverso lettere e messaggi, sottolineando l’importanza della pace e l’urgenza di evitare una catastrofe nucleare. La relazione tra la Santa Sede e il presidente statunitense John F. Kennedy, il primo presidente cattolico degli Stati Uniti, offrì una speranza di mediazione.

Nel pieno della crisi, due proposte cruciali emersero dall’Unione Sovietica. La prima proposta riguardava il ritiro dei missili sovietici da Cuba in cambio di una garanzia statunitense di non invadere l’isola di Fidel Castro. La seconda, più complessa, richiedeva anche il ritiro degli ordigni nucleari statunitensi dall’Italia e dalla Turchia.

A seguito di intense trattative e di un clima di crescente tensione, Kennedy accettò la prima proposta, garantendo pubblicamente che gli Stati Uniti non avrebbero invaso Cuba. Tuttavia, in una mossa riservata, gli USA si impegnarono anche a ritirare i propri ordigni Jupiter dalla Turchia, rispondendo così alla seconda proposta sovietica.

Crisi dei missili di Cuba: chi vinse realmente?

Determinare quale delle due superpotenze, Stati Uniti o URSS, abbia tratto più vantaggio dalla risoluzione della crisi è un argomento dibattuto. In USA e URSS, gli estremisti di entrambi i fronti manifestarono il loro disappunto. Mentre gli USA videro proteste per diverse decisioni prese, in URSS vi furono malcontenti per la cessione dei missili senza conseguire significativi vantaggi. Sebbene Kruscev sia riuscito a proteggere il regime cubano, non raggiunse la parità strategica desiderata con gli USA.

Cuba, oggi

Oggi Cuba attraversa una crisi profonda, forse la peggiore dal 1959, anno in cui Fidel Castro divenne primo ministro dopo aver guidato una rivoluzione contro il dittatore Batista. Sebbene Cuba sia stata in grado di resistere per decenni, la situazione attuale è critica. Problemi economici, carenze alimentari e pressione politica internazionale hanno lasciato il paese in uno stato di stallo.

Recentemente, funzionari governativi cubani hanno ammesso la gravità della situazione economica. Scarseggiano beni essenziali come latte, caffè, carne e medicine. La produzione agricola è in declino e la crisi energetica costringe a frequenti blackout. Il paese affronta anche una grave carenza di alloggi, con molti edifici in condizioni precarie.

Numeri allarmanti indicano che l’88% dei cubani vive al di sotto della soglia di povertà. Questa cifra è aumentata del 13% dal 2022. La situazione economica si riflette anche nella vita quotidiana dei cittadini, molti dei quali sono costretti a saltare i pasti a causa della mancanza di risorse.

Da dove ha origine la crisi cubana

La crisi cubana ha molteplici radici. La pandemia del 2020 ha devastato il settore turistico dell’isola, un settore vitale per l’economia. La diminuzione delle forniture di petrolio dal Venezuela ha ulteriormente aggravato la situazione. Tuttavia, gli eventi chiave possono essere rintracciati al 2016. L’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti e la morte di Fidel Castro hanno dato una svolta decisiva alla situazione cubana.

Relazioni tese con gli USA e sanzioni

Dal 2016, le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti sono diventate sempre più tese. Le sanzioni imposte dagli USA hanno avuto ripercussioni dirette sull’economia cubana. Nonostante le promesse dell’amministrazione Biden di rivalutare la situazione, poco è stato fatto finora. Gli appelli di Cuba a Washington per la rimozione delle sanzioni sono caduti nel vuoto, lasciando l’isola in una situazione di crescente precarietà.