Uno “scherzo” telefonico a Meloni che sa tanto di doppio gioco, se non qualcosa di più. E assai pericoloso, molto più di quello che si possa pensare, anche perché qui, nella circostanza di quello che è successo al Presidente del Consiglio italiano, nessuno ride.
A confermarlo a Tag 24 è Paolo Alli, presidente di Alternativa Popolare ed ex Presidente della Assemblea Parlamentare della NATO, unico italiano ad aver coperto questo ruolo negli ultimi 60 anni. Alli rivela e racconta che i due “comici-giornalisti” russi, così si amano definire, Vovan e Lexus hanno colpito anche lui, nel lontano 2017 quando era, appunto, presidente della Assemblea Parlamentare della NATO.
Scherzo telefonico a Meloni, Paolo Alli (Pres. AP): “Uno dei due si fece passare per Parubij, il presidente del Parlamento ucraino…”
Appena è venuta fuori la notizia dello “scherzo” telefonico dei russi a Giorgia Meloni, il presidente di Alternativa Popolare Paolo Alli ha avuto un brivido. “Devo ammettere che mi si è gelato il sangue, appena ho saputo e appena ho letto“, ha detto Paolo Alli, anche perché lui stesso nel 2017 è stato vittima di uno “scherzo” telefonico proprio dai due Vovan e Lexus, gli stessi che hanno aggirato i servizi italiani e parlato con Meloni facendosi passare per un funzionario africano.
Ed è lo stesso Paolo Alli che racconta a Tag 24 cosa avvenne nel 2017: “All’epoca ero presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato e mi trovavo a Washington per un’iniziativa internazionale, fui raggiunto da una mail con la richiesta di colloquio telefonico con l’allora presidente del Parlamento ucraino Andrej Parubij, io accettai“.
“La mattina successiva – racconta Paolo Alli – chiamai un numero indicato nella mail, che mi mise in contatto con il presunto Presidente del Parlamento ucraino (scoprii più tardi che non era lui). Feci una lunga conversazione con tanto di interprete e in questa discussione, che durò tra i 40-45 minuti, il finto Parubij mi prospettò l’ipotesi che il governo ucraino potesse indire un referendum popolare nel giro di pochi mesi sull’adesione dell’Ucraina alla Nato, un tema di altissima sensibilità, anche perché eravamo nel pieno del conflitto in Dombass. Durante il colloquio cercai di tenere un atteggiamento equilibrato. A un certo punto mi disse: noi dobbiamo fare di tutto per far sì che Putin perda le elezioni, visto che pochi mesi dopo in Russia ci sarebbero state le elezioni presidenziali. Inizialmente concordai, poi, non so come, ebbi un’intuizione e mi corressi, dicendo che in effetti c’erano molti paesi che volevano che Putin perdesse le elezioni, diciamo che la misi su questo piano. Presi questa telefonata come autentica, anche perché la voce era perfetta, non solo, pure le mail intercorse erano perfette, né io né i miei collaboratori abbiamo sospettato niente“.
Almeno fino a qualche settimana dopo e Paolo Alli riprende il racconto: “La sera di Natale, me lo ricordo benissimo, accesi il telefono e tramite un programmino di ricerca di news, mi imbattei in una notizia dell’agenzia russa Sputnik, tradotta in quattro lingue, il cui titolo era: Ecco perché la Nato non accoglierà l’Ucraina nell’Alleanza. Poi ancora c’era scritto: è quello che si desume da una lunga telefonata tra il Presidente dell’Assemblea Parlamentare della NATO, Paolo Alli, e il presidente del Parlamento ucraino Andrij Parubij, o perlomeno con colui che Alli pensava fosse il presidente, quando in realtà era l’imitatore, ed è lo stesso che ha fatto l’intervento con Meloni. Non solo. L’agenzia citava parola per parola quella discussione, con addirittura il link alla telefonata che faceva riferimento al sito di questi due comici, o presunti tali. Sputnik citava la circostanza nella quale in un primo momento avevo detto che bisognava fare in modo di darsi una mano, salvo correggermi subito dopo. E se non avessi avuto l’intuizione di correggermi in corsa, il titolo sarebbe stato: la Nato interferisce nelle elezioni in Russia. Si sarebbe creata una situazione potenzialmente catastrofica“.
Paolo Alli: “E’ tutto tranne che uno scherzo e andrei cauto a prendermela con i nostri servizi”
Per Paolo Alli è stato un momento e un periodo che non dimenticherà tanto facilmente. Lui segnalò tutto alla Nato immediatamente, e nei giorni successivi anche ai Servizi italiani, e ricorda lo stesso Alli: “Ero sotto scorta in quanto ero l’italiano con la più alta carica internazionale , ma devo ammettere che per sei mesi ebbi paura di uscire di casa sapendo quali strumenti usano questi personaggi. Ma non è tutto. Una settimana dopo uscì un’altra agenzia di Sputnik: questi due soggetti, che devono avere alle spalle una struttura di altissimo livello, avevano preso la mia voce da quella telefonata, la avevano fatta sintetizzare al computer e si erano messi in contatto con Andrej Parubij, superando dunque anche i sistemi di sicurezza ucraini, con lui che credeva di parlare con me. Non riuscirono a fargli dire granché, ma su Sputnik il titolo diceva: quello stupido di Andrij Parubij non ha capito di aver parlato per tre quarti d’ora con un computer. Quindi, la delegittimazione propagandistica dell’avversario“
“E’ stata un’esperienza molto forte – ha sottolineato il presidente di Alternativa Popolare Paolo Alli – , avevano tutte le informazioni su di me, sapevamo tutto di tutti. Dopodiché, pochi mesi dopo, all’inizio del 2018 arrivò la notizia che anche Boris Johnson, allora Ministro degli Esteri del Regno Unito, era stato raggiunto da un attacco di questo tipo, riuscendo a prendersi gioco dei servizi britannici, che intervenne a bloccare la conversazione dolo dopo venticinque minuti. Peraltro, i miei colleghi britannici si interrogarono su come i due russi avessero fatto a superare i fortissimi sistemi di sicurezza del loro governo“.
“Sto sentendo da più parti – riprende il discorso Alli – la domanda su come sia stato possibile che Palazzo Chigi si sia messo in una situazione del genere, ebbene, io andrei molto cauto ad attaccare i nostri funzionari o i nostri servizi. Questi due signori, che hanno alle spalle una struttura molto potente, hanno violato anche il Regno Unito, gli stessi USA più di una volta, molte altre istituzioni e ora anche il nostro governo, visto quanto è accaduto alla Meloni. È certamente legittimo domandarsi se non abbiano avuto appoggi per arrivare al nostro Primo Ministro, ma su questo non posso certo essere io ad esprimermi. So che il governo del Regno Unito, quando Boris Johnson fu attaccato fece una durissima nota di protesta ufficiale al Cremlino, ma loro risposero: sono privati cittadini, noi non sappiamo nulla. Ecco, secondo me queste sono le nuove frontiere dello spionaggio moderno, che, sotto la forma di un apparente “scherzo” fanno leva sull’effetto psicologico di delegittimazione delle difese di un Paese e mandano alla vittima (in questo caso Giorgia Meloni e il nostro Governo) un segnale in pura chiave mafiosa: attenti che vi possiamo raggiungere come e dove vogliamo. E vi assicuro che l’effetto è dirompente, nel mio caso mi ha segnato per alcuni anni“