Il Governo Meloni ha trovato l’intesa sulla riforma costituzionale che prevede, come novità principale, l’elezione diretta del premier: ma cosa significa premierato? Si tratta di un termine ricorrente, soprattutto durante gli ultimi tempi.

Se ne è parlato spesso e non solo in Italia. Il termine non ha, però, una definizione precisa e si può declinare in diversi modi. Spieghiamo cos’è e cosa significa e cosa prevede la riforma, il cui testo sarà discusso in Consiglio dei Ministri, venerdì 3 novembre 2023, prima di iniziare il difficile iter parlamentare.

Cos’è e cosa significa premierato

Non esiste una definizione precisa e univoca di premierato. La definizione si può adottare alle forme governative di molti Paesi, seppur queste siano molto diverse tra loro, ma al contempo accomunate da una particolare attenzione al capo del Governo.

Anche se tecnicamente il premier è il primo ministro britannico, con il tempo il termine è stato largamente utilizzato per indicare i capi governativi in genere.

Se vogliamo dare una definizione, il premierato è una forma di Governo in cui si rileva la figura del premier eletto direttamente dai cittadini e ha poteri maggiori rispetto a quelli che avrebbe in un’altra forma parlamentare.

Il premierato, quindi, può indicare un sistema in cui il presidente del Consiglio ha più poteri rispetto al nostro come, per esempio, quello di revocare i ministri, ma rimanendo legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento.

Se ricordiamo bene, la coalizione di centrodestra aveva puntato all’elezione diretta del presidente della Repubblica, per poi fare un cambio di rotta, puntando al premierato.

Qual è la differenza tra presidenzialismo e premierato? Con il presidenzialismo si fa riferimento ad una forma di Governo in cui il presidente della Repubblica ha funzioni politiche, viene eletto dai cittadini e ha una concentrazione più marcata di poteri nelle sue mani.

Riforma del premierato in Italia: ecco cosa cambierebbe

La maggioranza di centrodestra punta alla svolta del premierato. La proposta è contenuta in un testo di riforma firmato dalla Ministra Elisabetta Casellati. Il disegno di legge di riforma costituzionale è composto da 5 articoli.

Il 3 novembre 2023, il testo del disegno di legge verrà esaminato e discusso dal Consiglio dei Ministri. La riforma, se approvata, andrebbe a modificare tre articoli della Costituzione:

  • Articolo 88 sul potere del capo dello stato di sciogliere le Camere;
  • Articolo 92 sulla nomina del Premier;
  • Articolo 94 sulla mozione di fiducia e di sfiducia al Governo.

Cosa prevede il testo della riforma? I punti sono i seguenti:

  • Elezione del premier;
  • Premio di maggioranza;
  • Poteri del capo dello stato;
  • Norma antiribaltone;
  • Stop ai senatori a vita.

Se approvato e una volta superato l’iter parlamentare, dalla prossima legislatura il capo del governo verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per cinque anni. Come si voterebbe? I cittadini si troveranno di fronte una scheda unica sulla quale saranno riportati i nomi dei candidati premier accanto alle liste che lo sosterranno.

Il secondo punto riguarda il sistema elettorale che diventerebbe maggioritario con la previsione di un premio di maggioranza assegnato su base nazionale. Il premio di maggioranza andrebbe ad assicurare il 55% dei seggi nelle due Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto.

Il terzo punto è collegato al primo. Il presidente della Repubblica non andrebbe più a nominare il premier, ma dovrebbe solo conferire l’incarico al vincitore.

La norma antiribaltone prevede che nel caso in cui il premier si dimetta o decada sul suo ruolo, il Presidente della Repubblica potrebbe assegnare l’incarico di formare un nuovo Governo al premier dimissionario oppure ad un altro parlamentare eletto nella sua coalizione. Infine, la proposta di riforma contiene anche un intervento per eliminare il potere di nomina dei senatori a vita.

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