Com’è morto Pasolini? Era la notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975 quando uno dei più grandi intellettuali italiani del ‘900 veniva assassinato sulle spiagge di Ostia, Roma. Ancora oggi ci sono molti aspetti oscuri e punti di domanda a proposito di questo delitto, destinato forse a rimanere uno dei più grandi casi irrisolti della storia del nostro Paese. Ripercorriamo allora insieme tutte le tappe di quella notte, i processi giudiziari e che cosa è successo dopo.

Com’è morto Pasolini? L’omicidio ad Ostia

In molti ancora oggi si domandano come è morto Pier Paolo Pasolini. Nato a Bologna il 5 marzo 1922, egli è stato un indimenticabile scrittore, poeta, attore e sceneggiatore. Nel corso della sua carriera si distinse in numerosi campi.

Era considerato uno degli uomini più rivoluzionari e anticonformisti degli ultimi tempi. Pasolini aveva un atteggiamento critico nei confronti della società dei consumi e dei suoi protagonisti, che criticava ampiamente nei propri scritti.

Nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 l’intellettuale venne brutalmente ucciso sulle spiagge di Ostia, in provincia di Roma. Il suo cadavere venne ritrovato con evidenti segni di percosse. Nonostante sia stato condannato un uomo per l’omicidio di Pasolini, le cose che non tornano ancora oggi sono davvero tantissime.

Ad essere condannato per l’omicidio dello scrittore fu Giuseppe, detto Pino, Pelosi, un ragazzo di 17 anni che si dichiarò colpevole. Il giovane raccontò di aver incontrato Pasolini nei pressi della Stazione Termini a Roma, di aver cenato insieme in una trattoria e di essersi diretti poi sul lungomare di Ostia per avere un rapporto sessuale.

A questo punto, secondo quanto sostenuto da Pelosi, lui avrebbe cambiato idea. Di fronte al rifiuto sarebbe nata un violento scontro finito in omicidio. Il corpo dell’intellettuale venne ritrovato sulla spiaggia con il cranio completamente spaccato. Le cause del decesso furono le violenti percosse subite.

La dinamica dell’omicidio Pasolini

Davanti ai giudici, Pino Pelosi ha sostenuto di aver colpito Pasolini, che all’epoca aveva 53 anni, con un bastone marcio e di averlo ucciso durante una colluttazione. Colluttazione a proposito della quale però si è molto discusso perché non sembrano esserci stati segni evidenti di scontri sul corpo del 17enne.

L’omicidio è avvenuto nei pressi dell’idroscalo di Ostia. Il cadavere dell’intellettuale è stato rinvenuto in uno sterrato, non lontano da un campetto da calcio. Nella notte del 2 novembre 1975 Pelosi venne poi fermato mentre guidava contromano ad altissima velocità l’automobile di Pasolini. Venne arrestato e messo in un carcere minorile.

In prigione egli affermò, per la prima volta, di aver ucciso Pier Paolo Pasolini. Il 5 novembre successivo venne interrogato. Il ragazzo disse che non erano coinvolte altre persone. Raccontò anche di avere investito lo scrittore con l’automobile.

Dopo qualche mese il processo a carico di Pelosi si concluse. Egli fu definitivamente condannato a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni per omicidio volontario in concorso con ignoti, ma anche per furto d’auto e atti osceni in luogo pubblico. Gli ultimi due reati gli furono tolti al processo di appello nel dicembre 1976.

La sentenza per l’omicidio di Pasolini divenne definitiva in Cassazione il 26 aprile 1979. Pino Pelosi entrò in una prigione a Civitavecchia. Il 26 novembre 1982 ottenne la semilibertà. Il 18 luglio 1983 la libertà condizionata.

I dubbi sulla morte di Pasolini

Come dicevamo all’inizio però, ci sono tanti dubbi e tante cose che non tornano. Negli anni successivi all’arresto il ragazzo di 17 anni ha poi negato il suo coinvolgimento nell’omicidio di Pasolini. Ha attribuito la responsabilità a tre uomini, tutti con accento siciliano, che avrebbero picchiato a morte l’intellettuale italiano.

Pelosi affermò di aver subito minacce di morte. Nel settembre del 2011 pubblicò una autobiografia nella quale raccontò inoltre di aver conosciuto lo scrittore svariati mesi prima. Non dunque la sera del delitto.

Diverse furono negli anni le ipotesi avanzate sui reali esecutori e mandanti dell’uccisione di Pasolini. C’è chi ha sostenuto e sostiene ancora oggi che dietro ci siano dietro i neofascisti. Chi i criminali della banda della Magliana e chi i membri della loggia P2.

Sappiamo che Pier Paolo Pasolini, proprio in quel periodo della sua vita, stava indagando sulla morte di Enrico Mattei, l’imprenditore fondatore di Eni morto in un incidente aereo in circostanze misteriose. Pare che, secondo quanto riferiscono alcuni, lo scrittore fosse arrivato ad un punto di svolta nella sua ricerca.

La verità però è che ancora oggi non sappiamo cos’è successo veramente in quella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia. È vero che quello che all’epoca era un ragazzo di 17 anni è stato condannato come responsabile.

Ma dall’altra parte è anche vero che ci sono troppi punti non risolti. Di certo l’intellettuale era considerato un personaggio “scomodo” per molte persone, soprattutto per la classe politica dell’epoca. Aveva un pensiero anticonformista, criticava aspramente la società ed era una persona omosessuale.