Ignazio Visco difende la decisione della Bce di mantenere alti i tassi “sugli attuali livelli per un periodo sufficientemente lungo”. Una decisione che, a detta del governatore della Banca d’Italia, si è rivelata “saggia“.

Il titolare di Palazzo Koch ha spiegato la sua posizione in un intervento alla Giornata mondiale del Risparmio.

Tale approccio fornisce infatti, in assenza di nuovi forti shock dal lato dell’offerta, il giusto equilibrio tra il rischio di fare troppo e quello di non fare abbastanza, riducendo allo stesso tempo le possibili ripercussioni sulla già debole attività economica e i rischi per la stabilità finanziaria.

La previsione di Visco a luglio: “Prima della fine dell’anno pausa sull’aumento Bce dei tassi”

Uno scenario, quello delineato dei tassi invariati al 4,50% di settembre, che Visco aveva previsto già nel luglio 2023. “Sicuramente prima della fine dell’anno“, aveva detto, si sarebbe giunti ad un punto di svolta nella politica della Banca centrale.

Capitolo spread, che in Italia sale “senza dubbio anche per fattori globali e non specifici del nostro Paese”. L’effetto sui titoli del debito pubblico, spiega il numero uno di via Nazionale, “è stato superiore a quello degli altri Paesi”, probabilmente perché “gli investitori temono per la capacità di sviluppo dell’Italia”. In un simile scenario, il debito pubblico “non è ancora in equilibrio”.

Chiara la posizione sul fronte del debito.

Una rapida riduzione del disavanzo che preservi, come prima ricordato, la qualità della spesa, rafforzerebbe la sostenibilità a lungo termine del nostro debito pubblico. Ciò rappresenta il contributo principale che la politica di bilancio può e deve dare alla tutela del risparmio delle famiglie italiane, non solo di quello investito direttamente in titoli di Stato. Ma la sfida più importante per il Paese resta quella di realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso l’alto il tasso di crescita potenziale.

“Debolezze strutturali troppo a lungo trascurate”

Alla base delle difficoltà dell’economia italiana, sottolinea Visco, “debolezze strutturali troppo a lungo trascurate”.

A esse non si può sopperire con politiche di stabilizzazione monetaria o con l’espansione del bilancio pubblico. Per rendere sostenibile nel tempo una crescita più elevata occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere l’innovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo.