A rimetterci dai dietrofront del governo sulla riforma delle pensioni nella legge di Bilancio 2024 saranno i percettori dei trattamenti tra i 2.250 e i 2.800 euro al lordo che non avranno gli aumenti di cui si parlava fino a poche ore fa. Chi prende una pensione tra quattro e cinque volte il trattamento minimo avrebbe dovuto ottenere un innalzamento della quota degli aumenti risultanti dal sistema di perequazione delle pensioni al tasso di inflazione osservato nel 2023.
Non sarà così perché la percentuale di indicizzazione di queste pensioni rimarrà della stessa misura di un anno fa, mentre andranno a perdere quote di pensioni gli assegni più alti. Sono questi alcune delle novità emerse nelle ultime ore nella trattativa della maggioranza per arrivare a una soluzione condivisa, soprattutto dopo la ventilata introduzione della quota 104 poi rimessa nel cassetto a favore della conferma della quota 103.
Ma non si tratterà della stessa misura in vigore durante il 2023 perché chi sceglierà questo canale di pensione anticipata dovrà fare i conti con un importo di assegno mensile ben più basso dei neopensionati di quest’anno, del ricalcolo contributivo e delle finestre di uscita ben più alte rispetto all’edizione 2023. Tutto ciò non fa altro che ridurre la platea di possibili nuovi pensionati per il 2023.
Aumenti pensioni 2024, dietrofront per gli assegni da 2.250 a 2.800 euro lordi
Novità sul meccanismo di indicizzazione delle pensioni per gli aumenti degli assegni nel 2024 sono arrivate dall’ultima revisione della bozza della legge di Bilancio. Nella giornata di ieri, 27 ottobre, si è assistito a un rincorrersi di cambiamenti e, alla fine, ci hanno rimesso le pensioni tra quattro e cinque volte il trattamento minimo che non avranno l’aumento di importo trapelato nelle ultime settimane.
Infatti, chi ha una pensione tra 2.250 e 2.800 euro circa al lordo, sarebbe stato destinatario di un aumento dall’85% del 2023 al 90% del 2024 della percentuale di perequazione al tasso di inflazione. Il tutto perché il governo dovrà far quadrare i conti del sistema previdenziale e da qualche parte dovrà risparmiare risorse.
Aumenti pensioni 2024 in attesa del recupero degli arretrati del 2023
Conti alla mano, dunque, chi prende una pensione mensile fino a quattro volte il trattamento minimo (cioè fino a 2.250 euro lordi ai valori indicizzati all’inflazione del 2022), otterrà un incremento nel 2024 pari al 100% del tasso di inflazione che verrà comunicato nel prossimo mese dall’Istat e riferito all’anno in corso.
Pertanto, nel 2023 queste pensioni sono aumentate del 7,3% che è la stessa percentuale di inflazione calcolata nel 2022, in attesa di recuperare lo 0,8% per arrivare all’8,1%, che rappresenta il dato definitivo di aumento dei prezzi certificato dall’Isat.
Tutti gli incrementi di pensione del prossimo anno
Le pensioni poco più alte di questa soglia, quelle tra quattro e cinque volte il trattamento minimo, avranno un incremento di importo pari all’85%, la stessa percentuale di perequazione che era stata applicata a fine 2022 per gli assegni del 2023. Non ci sarà, pertanto, l’annunciato aumento al 90%. Le altre pensioni rimarranno immutate nel sistema di calcolo degli aumenti del 2024.
Ovvero, le pensioni tra cinque e sei volte il trattamento minimo, avranno un incremento del 53%, quelle oltre sei e fino a otto volte il trattamento minimo aumenteranno del 47%, e quelle oltre otto e fino a dieci volte la pensione minima avranno un aumento del 37%. Tutto rimarrà immutato rispetto alle aliquote applicate nel 2023.
A rimetterci saranno i percettori delle pensioni più alte, di importo oltre le dieci volte il trattamento minimo. Per questi assegni, corrispondenti a mensili di oltre 5.253,80 euro, l’aumento perderà dieci punti percentuali, passando dal 32% del 2023 al 2022 del 2024.